martedì 18 marzo 2014

Pericoli del mestiere!



Ieri sera una telefonata ferale! "Mi piacerebbe farti una prefazione al tuo prossimo libro!". Secondo studi accreditati le cause di maggior stress sono: 1. La morte di un congiunto; 2. Il matrimonio; 3. Il trasloco. Sbagliato al terzo posto c'è La  prefazione a un romanzo giallo ... provare per credere!


La prefazione a un romanzo giallo.
Non si uccidono così anche i detective?






In ricorrenti discussioni sul social network LinkedIn, a cui partecipo (un po' passivamente, a dire il vero) da qualche tempo, si dibatte sull'utilità delle prefazioni.  Confesso che sono contrario alle prefazioni. Una volta me ne hanno fatta una su un saggio scientifico (quando scrivevo roba meno seria dei gialli): scoprii che il curatore sul tema dei modelli per lo studio della complessità non ci aveva capito un tubo.  Io, adesso, sono un caso particolare, mi occupo di letteratura gialla e noir; ci sono alcune controindicazioni in più. Siccome non ne vedo, per mia congenita miopia, nessuna utilità, voglio cominciare alla Benigni.
“Pole una prefazione essere utile a un romanzo giallo?”
“No! Si dia inizio a i' dibattito!”.
Argomenterò per punti.
1.    La prefazione non potrà mai essere (nel bene e nel male) della stessa qualità letteraria del romanzo presentato.
2.    Chi la scrive e di solito più conosciuto o più famoso dell’autore. Per quanto ci s’impegni farà la figura di chi si mette troppo in mostra o di chi ha sciattamente obbedito a un ordine. Non gli conviene.
3.    La prefazione rischia di dare anticipazioni: svelare in anteprima il mistero è il peggior delitto! In più il recensore fa la figura di chi non sa cosa sia un giallo!
4.    La prefazione, per non svelare nulla, si tiene lontano dal romanzo: risulta strana e incomprensibile. Parole inutili.

5.    Conclusione: è una canna di pistola puntata contro l’autore: ucciderà, prima o poi, l'indagine, il detective, l’autore e il testo. Una strage. Se non lo farà ci sarà, per certo, il suicidio del prefattore!

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