Ieri sera
una telefonata ferale! "Mi piacerebbe farti
una prefazione al tuo prossimo libro!". Secondo studi accreditati
le cause di maggior stress sono: 1. La morte di un congiunto; 2. Il matrimonio;
3. Il trasloco. Sbagliato al terzo posto c'è La prefazione a un romanzo giallo ... provare per credere!
La prefazione a un
romanzo giallo.
Non si uccidono così anche i detective?
In ricorrenti
discussioni sul social network LinkedIn, a cui partecipo (un po' passivamente,
a dire il vero) da qualche tempo, si dibatte sull'utilità delle
prefazioni. Confesso che sono contrario alle prefazioni. Una volta me ne
hanno fatta una su un saggio scientifico (quando scrivevo roba meno seria
dei gialli): scoprii che il curatore sul tema dei modelli per lo studio
della complessità non ci aveva capito un tubo. Io, adesso, sono
un caso particolare, mi occupo di letteratura gialla e noir; ci sono alcune
controindicazioni in più. Siccome non ne vedo, per mia congenita miopia,
nessuna utilità, voglio cominciare alla Benigni.
“Pole una prefazione essere utile a un romanzo
giallo?”
“No! Si dia inizio a i' dibattito!”.
Argomenterò per punti.
1.
La prefazione non potrà mai essere (nel bene e nel
male) della stessa qualità letteraria del romanzo presentato.
2.
Chi la scrive e di solito più conosciuto o più famoso
dell’autore. Per quanto ci s’impegni farà la figura di chi si mette troppo in
mostra o di chi ha sciattamente obbedito a un ordine. Non gli conviene.
3.
La prefazione rischia di dare anticipazioni: svelare
in anteprima il mistero è il peggior delitto! In più il recensore fa la figura
di chi non sa cosa sia un giallo!
4.
La prefazione, per non svelare nulla, si tiene lontano
dal romanzo: risulta strana e incomprensibile. Parole inutili.
5. Conclusione: è una canna di pistola
puntata contro l’autore: ucciderà, prima o poi, l'indagine, il
detective, l’autore e il testo. Una strage. Se non lo farà ci sarà,
per certo, il suicidio del prefattore!
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