lunedì 24 agosto 2015

Lanterna Gialla (90)

Film n.90  
L'angelo nero   (Black Angel)
di  Roy W. Neill
con  Dan Duryea, June Vincent, Peter Lorre
Una delle tante cover


Investigatrice dilettante con aiutante etilista

Insistono, quasi tutti, a dire che è "tratto" dall'omonimo romanzo di Cornell Woolrich. Direi "ispirato"! Non mi sembrano nemmeno parenti, il film è infatti di livello ben superiore, ma non solleviamo polemiche tardive!  La trama non è esplosiva, ma si presta alla cinepresa ed è molto più convincente di quella del romanzo.

Los Angeles, un uomo è accusato dell'omicidio di una cantante un po' amorale. La mogli si improvvisa detective. L’attrice è stata uccisa dentro il suo appartamento, intorno al quale quella sera si trovavano tre uomini con qualche motivo per farla fuori: l’ex marito, che non sapeva rassegnarsi al suo abbandono; il proprietario di un locale, da lei ricattato; l’amante, ormai deciso a lasciarla. Le prove sono contro il terzo, che viene arrestato, processato e condannato a morte; ma sua moglie, benché tradita, è convinta della sua innocenza. Ingaggia una corsa contro il tempo per scagionarlo. La aiuta il marito, alcolizzato terminale, della defunta. 







Finale a sorpresa, che lascia l’amaro in bocca, come dev'essere per un noir canonico. Giallo dalla trama essenziale, forse anche un po’ elementare, con belle atmosfere noir che culminano in un sottofinale visionario. Dan Duryea, abituato a ruoli di vilain senza sfumature, qui interpreta un personaggio un po’ diverso: all’apparenza sgradevole, ma solo per nascondere agli altri le proprie ferite interiori. Quando già intravede una possibilità di riscatto subirà la sconfitta definitiva. La vera vittima, da qualunque parte lo si guardi, è lui.

Il personaggio dell'alcolista è una delle più efficaci incarnazioni dell'antieroe perdente tipico del noir.
La morta è la dark lady, nel romanzo la si scopre a piccole dosi e a posteriori, nel film è subito in evidenza e si capisce all'istante che è cattiva d'animo e velenosa nel graffio.
Peter Lorre, viscido lumacone dagli occhi guazzi, qui è troppo di maniera: presenzia gigione e fa il verso a se stesso. E' l'unico a non lasciare il segno, solo una striscia di bava viscida dove passa.

Pellicola da non perdere, anche perché c'è molto espressionismo nelle scene e negli splendidi chiaroscuri. Forse per prendere le distanze dal sapore melenso del romanzo è interpretato in modo asciutto e sobrio. Moderno insomma.



Voto ***1/2/5
 

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