sabato 6 febbraio 2016

Sceneggiati in giallo (05)


Sceneggiati in giallo e nero  
Un morto al giorno ... ma che sia italiano!
Mini rassegna storica e critica della fiction seriale "italiana DOC"
(05)

Il commissario De Vincenzi  - 1974



La serie  Il commissario De Vincenzi merita un'attenzione particolare, per la fonte da cui è tratta, per la qualità della produzione e per la recitazione. Di Paolo Stoppa e pochi (molto pochi) altri: la massa è sciatta e sopra le righe: colpa del regista. Non si può tenere quel registro recitativo! soprattutto con un paolo Stoppa giustamente pacato e "normale".
Il testo di riferimento, già molto buono nella trama e nel montaggio narrativo,  venne migliorato nel lessico e nella scioltezza.

E' una serie televisiva poliziesca (eh sì, di commissario si tratta!) prodotta e trasmessa dalla Rai su RAI 1 in due stagioni distinte nel 1974 e nel 1977. Fu tratta, liberamente ma non troppo, dai romanzi dello scrittore e giallista Augusto De Angelis. Interprete principale, nei panni del protagonista, il commissario Carlo De Vincenzi, era l'attore Paolo Stoppa.


 
La prima stagione articolata su tre romanzi, ciascuno dei quali sviluppato in due episodi girati in bianco e nero, venne trasmessa nella prima serata della domenica sera fra il 24 marzo e il 9 aprile 1974. La seconda serie (a gran richiesta di pubblico!), anch'essa basata su tre diverse storie, andò in onda a partire dal 18 marzo 1977. Approfittando del romanzo ambientato a Cinecittà, la location si trasferisce a Roma, giusto per stare più vicini al Duce!




Il commissario Carlo De Vincenzi è un cinquantenne funzionario di questura. Un antieroe,  uomo senza particolare fascino, ma di grande umanità e, soprattutto, un gran fiuto, da segugio ha poi la tenacia per cui mai molla.  Aderente, più che ispirato, al personaggio letterario creato da Augusto De Angelis, un autore negli anni trenta di una serie di romanzi  polizieschi molto osteggiati dal fascismo; tanto malvisti che l'autore patì violente persecuzioni del regime. Feroci percosse ne causarono la morte nel 1944 a Bellagio (Repubblica di Salò).


Alcuni dei suoi scritti vennero pubblicati o ripubblicati postumi ad inizio degli anni sessanta, e da essi furono ricavate le serie televisive con taglio dello sceneggiato di stile teatrale-televisivo, secondo la moda e le possibilità dei tempi.



Le sceneggiature dei diversi episodi del seriale, ambientati, come i romanzi polizieschi da cui erano ricavati, nell'Italia degli anni trenta (alcuni a Roma, anzichè a Milano) posta sotto il regime fascista, furono affidate ad un'équipe di autori specializzati in fiction di investigazione: Manlio Scarpelli, Bruno Di Geronimo, Paolo Barberio, Nino Palumbo. Fecero davvero un lavoro sopraffino sul testo dei romanzi che oggi appare molto datato, al contrario lo sceneggiato, no e badate bene non ci sono stonature. Da notare poi i sottili riferimenti. In La barchetta di cristallo in una scena la padrona di casa del commissario (Miserocchi) sta leggendo un libro; a domanda risponde (siamo nel '39) "Un giallo di Augusto De Angelis!" e lo mostra senza far vedere il titolo.



Il commissario (Stoppa) storce il naso, lei si giustifica, quasi a voler giustificare l'autore.

La regia era curata da Mario Ferrero, mentre le scenografie erano affidate a Sergio Palmieri (Luciana Del Greco nella seconda serie); di Maurizio Monteverde erano i costumi.

Una menzione per i titoli di testa: su you tube si trovano e ve li consiglio. La marcetta incalzante e le immagini tratte dai film Luce in pochi secondi introducono lo spettatore in quell'epoca ridicola e tragica.

Particolarmente composito, all'interno dei sei episodi che andavano a comporre le due serie, era il cast di attori impiegati, molti dei quali provenienti da esperienze cinematografiche e teatrali. In ultima analisi un'attenta cura di produzione.



Mi piace ricordare, tra i tanti, Anna Miserocchi (nella foto) la padrona di casa con cui il commissario a volte suona, in duetto, jazz! E poi, Leo Gullotta e Anna Maria Guarneri.

Le ambientazioni, pur realizzate in studio, sono perfette. Soprattutto la scelta di palazzi dell'epoca, con relativi arredi, e dei i costumi. Il commissario De Vincenzi è antieroe anche dal punto di vista dei riferimenti letterari dell'epoca. Non fa il duro come Sam Spade, non deduce come Sherlock Holmes, non è un rigoroso razionalista modello Poirot. Semplicemente indaga nel mondo variegato e cosmopolita della vera Milano (o Roma come nella fiction) anni Trenta del Novecento. « Mi sono proposto - scriveva De Angelis - di fare romanzi polizieschi in cui le persone vivono secondo natura ». Nacque il primo poliziotto del giallo all’italiana e Paolo Stoppa, credibile e acuto interprete, dette sostanza all'obiettivo dell'autore.  Un modo sincero e pacato di commemorarlo.

Nessun commento:

Posta un commento