venerdì 22 settembre 2017

Peso letterario(II)

Pesati con la stadera
"Pondera iniqua sunt!" 
semiseria caccia alle streghe per un esorcismo "ponderato" 



(II)

Nel Medioevo, in varie parti dell'Europa del nord, le donne accusate di stregoneria, prima di consumare fascine e legna, venivano pesate. A passata e futura memoria (testimonianza fasulla: è ricostruita a scopi turistici) resta l'enorme bilancia della Città di Oudewater,   unica in Europa (dicono loro) ad avere ricevuto il privilegio per svolgere equi processi di pesatura, garantiti dal Sacro Romano Imperatore Carlo V.





Le donne, vestite di un abito di carta (vi dice qualcosa questo?) venivano fatte salire sull'assale: se il peso era eccessivo decadeva ogni accusa, risultando evidente (eppure di scienza aerodinamica poco o niente si sapeva!) che l'imputata non poteva volare sulla scopa. 
Per quanto riguarda gli autori di gialli si tenga conto che il discorso è analogo: spesso vengono pesati da chi ignora la grammatica e anche l'estetica. Cose ben più importanti  della scienza del volo!   
Io ho pesato  che se la stadera "sente" che i loro libri pesano parecchio le significa che l'inchiostro riproduce frasi importanti, se li "sente" leggeri, li riterrà pieni di inutili ciaccole, metafore orride e di ciane maligne. Ma vediamo il terzetto odieno, la stadera è impazient: in cantina ci sono olo 17 gradi ma essa (o "lei"?) è calda.
Sopravvalutato




Maurizio Di Giovanni: nello stile è scrittore gotico sabaudo (non s'offenda anche se tifava Maradona), non è proto realista (De Angelis), nella forma vorrebbe essere (ma non è) Manzoni. Dopo essersi girato a ammirare il modello appeso dietro la scrivania,   prova ad imitare  Alessandro con la sua aulica prosa. Descrive incubi, ma non capisce l'incubo, quello vero (Dylan Dog, tanto per intendersi), ama troppo il melò.


E' convinto che, prima o poi, Ricciardi assisterà alla morte della Vecchia Signora, e che l'avrà uccisa maradona. Sì, Di Giovanni, mostra di avercela con la Juve, ma non è fiorentino, solo loro sanno usare a proposito la parola "gobbo". Non ha colpe sui bastardi in TV, ma poteva anche far qualcosa! Tra l'altro nel pacco, che la stadera ha appena pesato,  non c'era nessun libro di Pizzofalcone, probabilmente con Lojacono l'esito sarebbe stato migliore.

Nella tacca di centro



Gianrico Carofiglio: è scrittore dalla prosa semplice, con quella redige  sentenze inappellabili; la sua presunzione è scusata dai trascorsi: faceva il magistrato. Non è servito a mitigarlo il fatto che abbia esercitato a Prato e poi abbia fatto (anche, ahilui!) il politico.


I suoi romanzi riescono a ben rappresentare il contesto (Bari) in cui la storia si svolge e a tracciale profili credibili dei personaggi. Non indulge ad effetti speciali, solo ogni tanto, magari in un momento di tensione, sbaglia qualche congiuntivo, retaggio di anni in Parlamento, credo.

Sottovalutato


Emilio De Marchi: è uno scrittore futurista: fa muovere i cappelli dei preti come fossero dischi volanti. E' soprattutto uno dei più grandi scrittori italiani. Capitato in un periodo ostile, tra il Manzoni e il Verga, non venne apprezzato per il suo proto noir Il cappello del prete, dovette allora scrivere un tristissimo romanzo, Demetrio Pianelli a cui darà pure un seguito.

Eppure è maestro di suspense,d'ironia,  di montaggio, di ambientazione. Il suo "contesto" napoletano è una perla della letteratura moderna. La figura poi del Barone di Santafusca "non credeva in Dio e meno ancora credeva nel diavolo; e, per quanto buon napoletano, nemmeno nelle streghe e nella iettatura", è un monumento alla "baronaggine".

 

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