sabato 23 settembre 2017

Western in noir (III)


Sconfinati spazi
e
infinite solitudini
Alla scoperta dei lati oscuri del cinema western classico attraverso i  personaggi solitari  più famosi: eroi segnati da un passato enigmatico e attratti da un futuro elusivo.
"C'era una volta il west...ernoir!"

(III)


Gli indiani non stanno a guardare.

Ovviamente, ormai lo sapete, vi sto per raccontare altre storie di morti tragiche. Quasi tutti assassinii. Le strade dell'Ovest americano, anche quelle ferrate, sono lastricate di morti ammazzati. Spesso i morti, o i loro uccisori, sono miti. I miti che ritroviamo nel cinema western, come protagonisti, coprotagonisti o personaggi di fondo. Ad esempio Wyatt Earp appare in una quindicina di film; tanto per citarne di famosi: Sfida infernale, Winchester '73 e Sfida allOK corral.




Il Gen. Armstrong Custer ( New Rumley, 1839 - Little Big Horn, 1876), ha una biografia ricca di cavolate, di errori, di decisioni azzardate e di vanagloria. Dall'inizio alla fine e con poco eroismo. Volendo arrivare per primo sul campo di battaglia, per vincere da solo a Little Big Horn, decise di non portarsi dietro ("Mi rallenterebbero", sentenziò lo sciagurato!) due letali mitragliatrici Gatling.


Armi meravigliose per l'epoca, testate nella guerra civile e pure migliorate grazie all'esperienza bellica; gli avrebbero fatto comodo. Dopo la sua tragica fine, il "personaggio"  Custer, nonostante  fosse oscurato da ombre di presunzione e incompetenza, per tirar su il morale dei cavalleggeri del Nord Ovest fu celebrato come   un eroe senza macchia e senza paura dalle cronache dell'epoca a partire dai giornali, che già ne avevano fatto un simbolo durante la guerra di secessione per finire a libelli d'appendice che si vendevano coi giornali. Era già entrato di fatto (e senza merito) nella mitologia assieme agli altri "eroi del selvaggio West".

Pensava di sbaragliare Toro seduto e Cavallo pazzo a mani basse, peccato che invece di essere in due fossero a capo di più di 3.000 guerrieri. Custer ne aveva solo 650 e li schierò malissimo.



I pellerossa erano tanti, ma male armati. Sembra che avessero solo 300 fucili (uno su 10!) di tipi diversi, con scarse munizioni e assai datati. Avevano però ottimi archi. In figura un guerriero di quel tempo stanziato in un'area vicina al campo di battaglia. L'arco è piccolo (come occorre per la caccia o per cavalcare), ma di buona fattura, con flettenti larghi a sezione lenticolare. E' tipico di molte tribù delle Montagne Rocciose. Presumibilmente si tratta di legno di acacia: potevano lanciare frecce mortali a 200 e più metri.
La morte di Custer, però, non poteva squalificare il mito. L'alone di mistero (pilotato ad arte) che aleggia attorno alla tragica fine, sua e dei suoi uomini al Little Big Horn, ha consentito di spaziare, in modo più o meno romanzato, in numerose opere di fantasia.
Ha anche permesso che i suoi antagonisti, i due capi pellerossa vittoriosi diventassero a loro volta un mito. Senza contare i 150 indiani, morirono più di 300 cavalleggeri, Custer compreso.




Cavallo pazzo (1840 - 1877)  prima della vittoria a Little Big Horn era un capo minore.
Il successo indiano fu di breve durata: i federali si ripresero subito dal colpo e nello stesso anno, il 6 maggio 1877, Cavallo Pazzo alla testa di 900 Oglala stremati dalla fame, si consegnò al   comandante di Fort Robinson. Morì poco prima della mezzanotte del 5 settembre 1877, pugnalato con una baionetta, alla presumibile età di trentasette anni.




Nella foto, scatta gironi prima, appare molto provato.
La vita di Cavallo Pazzo acquistò presto contorni mitici. Sulla sua morte ci sono diverse versioni:  la più accreditata  riferisce che Cavallo Pazzo aveva lasciato la riserva senza autorizzazione per accompagnare la moglie malata dai genitori. Il Generale G. Coock, temendo che tentasse un ritorno alla lotta, ne ordinò l'arresto immediato. Cavallo Pazzo inizialmente non  oppose resistenza ma poi, resosi conto che lo stavano conducendo in prigione, cominciò a lottare con le guardie.  Il Capo indiano fu pugnalato da un soldato semplice  che, più che altro per paura, lo colpì alla schiena con la baionetta.

  
Toro seduto   (1831 - 1890)
Toro Seduto era un Grande Capo. Anche se, dopo la resa, era tenuto prigioniero,   continuava a rappresentare una seria di minaccia per l'esercito statunitense. Nel 1883 la grande pensata, furba direi. Per toglierselo di torno, gli agenti governativi "concessero" al capo indiano di unirsi al famoso Circo Barnum, dove diventò un'attrazione popolare del famoso Wild West Show, di Buffalo Bill. 


Insieme a Bill (furbo e profittatore), Toro Seduto viaggiò molto sia in America che in Europa (anche in Italia dove, si dice, fece il tifo per i butteri maremmani, ma forse è una fola). Guadagnò un $ 50 alla settimana esibendosi in cavalcate nell'arena oppure spesso tenendo un semplice discorso nella sua lingua nativa.

Il pubblico, quando li arringava fiero, credeva che Toro Seduto parlasse di sé e del suo popolo; non sapeva che il grande capo indiano, in realtà, rivolgeva loro maledizioni e improperi per incitando il pubblico  ad istruire i giovani a capire e perfezionare le relazioni tra bianchi e i pellerossa. Non compreso, il suo discorso veniva seguito da un forte applauso.



Il governo statunitense approfittò dell'assenza "giustificata" di Toro Seduto per completare e inaugurare la ferrovia di Wall Street del Pacifico Settentrionale, nel 1884.
Il tema della strada ferrato ci sarà utile per introdurre il personaggio che sfruttò commercialmente il suo mito: Buffalo Bill. 
Armstrong Custer è apparso in più di 30 film, tra cui La conquista del West, Il piccolo grande uomo e Una notte al museo!



 

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