giovedì 16 settembre 2021

Il Gufo giallo (138)

 

Il gufo giallo
recensioni di romanzi gialli

Giudizio n.  135

Il diavolo in blu   

Walter Mosley

21 Lettere

 

 

E dopo il post hard boiled venne il post noir!

Ros Macdonald (Bersaglio mobile), complice Paul Newman (che per superstizione cambiò nome a Lew Archer), tentò di rivitalizzare il genere hard boiled. Una meteora. Raymond Chandler e Dashiel Hammet sono "altra roba"!

Poi venne Walter Mosley, ma già il post Hard Boiled era diventato post noir!

 


Per rinforzare il tentativo usò personaggi neri... ma, nonostante l'apprezzabile sforzo, resta sempre una meteora "post", nonostante lo sforzo di Denzel Washington, che, pur bravo, non è bello come Paul Newman!

Si tratta di  un libro arrivato tardi in Italia, ciò gli nuoce. Così tanti  anni fanno passare la moda e anche altro! Primo romanzo di Walter Mosley (e probabilmente sua opera più nota, anche grazie al film omonimo interpretato da Denzel Washington): è stato pubblicato nel 2011 da Einaudi.  

Un po' di trama.

Los Angeles, 1948. Easy Rawlins, texano, reduce di guerra, è appena stato licenziato dalla fabbrica aeronautica dove aveva trovato lavoro al rientro dal fronte, e ha un bisogno disperato di soldi per pagare l’ipoteca sulla sua casa. Soltanto per questo accetta la proposta di DeWitt Albright, un sedicente avvocato dall’aria quanto meno sospetta, che gli chiede di battere i locali di Watts e raccogliere notizie su Daphne Monet, una bellissima ragazza dalla pelle bianca come l’avorio, ma che adora la musica e la carne nera. L’indagine sembra facile, e Easy si muove in un ambiente del quale conosce molto bene luoghi e regole. Ben presto, però, la pista che dovrebbe portare a Daphne si riempie di cadaveri, Easy si trova con la polizia e la malavita addosso, e solo l’intervento di Mouse Alexander, un vecchio amico di Houston a suo agio con pistole e coltelli, potrà forse aiutarlo a salvarsi la pelle.

 

Partiamo con una considerazione: il libro non mi è piaciuto, ma neanche dispiaciuto. Ma sono un fanatico di Hammet e di Chandler!

Dicono, quelli del marketing (che non si farebbe pur di vendere!) che Il diavolo in blu, nella fattispecie,  sia diventato un romanzo di culto, che ha riscritto le regole del noir. Balle!

Possiamo anche passar sopra al fatto che sia di culto, visto che non ho statistiche di vendita sottomano e non ho altri elementi oggettivi a disposizione per affermare il contrario.

Ma circa la questione del riscrivere le regole del noir, è una vaccata tanto grande quanto spudorata.

Intendiamoci, “Il diavolo in blu” è un passabile noir ma se parliamo di regole, queste assomigliano in maniera paurosa a quelle che dettò Raymond Chandler, pur se applicate con poca convinzione!.

Detto questo, sostengo che Walter Mosley, che ha sfornato un romanzo di "maniera", sia dal punto di vista prettamente stilistico, sia per contenuti e gestione della narrazione. Dimostra però di conoscere bene il contesto. In questo caso, il “scrivi ciò che sai” ha avuto notevole successo. Il personaggio di Easy Rawlins ha una profondità psicologica e peculiarità caratteriali che lo rendono un detective sì improvvisato, ma alquanto atipico, se si considera la sfilza di lince cui di solito siamo abituati. Mosley si cala in una realtà dai contorni variegati, scegliendo un periodo come quello post seconda guerra mondiale, assolutamente perfetto per combinare la mentalità non solo di Easy ma di una società intera. Lo spaccato socioculturale che Mosley ci offre è corposo, nitido e di impatto.

Easy è consapevole della sua condizione, quella di “negro”, ma è ben deciso a tenersi stretto la dignità e tutto ciò che ha faticosamente conquistato e guadagnato, muovendosi in un sottobosco che conosce a menadito ma da cui sa di doversi tenere a debita distanza, sfruttando acume e diplomazia.

Naturalmente, non mancano ingredienti come omicidi, scazzottate, una bella donna e criminali. C’è anche della buona musica, a dirla tutta. E c’è una storia, soprattutto, raccontata con piglio, tratteggiata con pennellate veloci ma efficaci e graffianti. Una storia che però non ti si appiccica addosso: già dalla prima pagina ti tiene distaccato.  Un romanzo, insomma, che sa di ribollita, no di minestra riscaldata!

 

voto ***/5

 

 

 

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