lunedì 20 settembre 2021

Il Gufo giallo (139)


Il gufo giallo
recensioni di romanzi gialli

Giudizio n.  136

Un secolo in giallo  

Maurizio Pistelli

Donzelli editore 

 


Usare un segnalibro color giallo!

Ho recuperato questo saggio dagli scaffali più remoti (È del 2006) per un controllo, ma poi, attratto da Il sette bello riportato in copertina, mi son messo a fare una consultazione più accurata e diffusa. 

Alcuni giudizi e molte valutazione sentono il peso degli anni: 15. Nel 2006, a giudicare dai consumi culturali degli   anni precedenti, il genere giallo stava conoscendo in Italia una nuova età di successi: tant'è che mi misi a scrivere gialli! Ora l'onda s'è molto abbassata e non è più così.

Nonostante questo è ancora attuale chiedersi com'è che esiste da noi una più che secolare tradizione del giallo (A parte il fatto che l'autore lo chiama "poliziesco", che proprio poliziesco non è!).

 


Avversato negli anni '20 fu quasi insabbiato e nascosto nei recessi dell'oblio. Non sono poi nel giusto alcuni pomposi accademici che hanno sostenuto l’estraneità e la refrattarietà della nostra cultura e della nostra stessa indole rispetto a tale genere! Balle, retrive e nostalgiche.  Questo libro infatti, pieno di curiosità e di dettagli sconosciuti, dimostra il contrario e ne riscopre e sostiene la storia attraverso un’attenta ricognizione critica sugli autori che, a guardar bene, già nella seconda metà dell’Ottocento si fanno promotori di trame caratterizzate da elementi di mistero, delitto, indagine. Vedi Emilio De Marchi col suo stupendo Il cappello del prete.

 


 

Certo, la vera esplosione del fenomeno «giallo», favorita anche da coraggiose operazioni editoriali – basti pensare alla mitica collana mondadoriana inaugurata nel 1929 sotto gli occhi torvi di Benito, che però, in affari con Arnoldo, più che tanto non poteva osteggiare – si registra da noi solo negli anni trenta.

È proprio a questa età dell’oro del poliziesco nazionale, indagata attraverso il teatro, il cinema, il fumetto e la radio, che il libro dedica il capitolo più corposo e innovativo, con un ampio squarcio proprio sui contraddittori rapporti tra giallo e fascismo, e sui romanzi mistery d’argomento sportivo. Divenuto bersaglio di una censura di regime sempre più ottusa, il poliziesco italiano inizierà poi a vivere negli anni quaranta una profonda crisi, che lo porterà (nonostante il successo di Scerbanenco, che però era ucraino!) a lasciarsi colonizzare dal detective novel anglo-americano per poi riproporsi, seguendo le piste più variegate, fino a giungere ai casi recenti di Camilleri, De Cataldo e Lucarelli.

Una minuziosa indagine (molto accurata)  sulla nostra letteratura di suspense tra il 1860 e il 1960, un secolo rivissuto anche visivamente grazie a un ricco quanto affascinante apparato iconografico. Da leggere da parte degli appassionati, da consultare da parte dei curiosi.

Maurizio Pistelli è professore associato di Letteratura italiana presso l’Università per Stranieri di Perugia. Ha orientato le sue ricerche  anche su Vigata, su Salvo.  Montalbano sono è un saggio sulle tracce del più famoso commissario di polizia italiano (2003). 

 

Voto ****/5

 

 

 

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