martedì 23 novembre 2021

Il Gufo Giallo - edizione speciale: intervista impossibile


Il destino di un timoniere


Libri memorabili


Come altre volte ho fatto, ero di passaggio a Viareggio, sono andato al "quasi bar"  da Pippo ad intervistare Corto, il mio personaggio seriale. Gli ho chiesto chiesto di parlarmi dei suoi libri memorabili, come skipper, come lettore e come narratore. Questo è quanto ha dichiarato ammirando il sole nascondersi dietro l'isola del Tino. 

I libri memorabili di Corto intervistato da Oscar Montani

 

D: Qual è il tuo primo libro?

 


R: L'isola del tesoro di R. L. Stevenson mi fu letto, dai genitori e dai nonni, quando avevo cinque anni. Della serie come "guastare" un bambino! Capii subito che chi leggeva non ero io e che dovevo fare alla svelta a imparare a leggere per conosce di persona, io, Long John Silver. Mio nonno, quando leggeva,  prestava al pirata Silver una voce cattiva, quasi sgherra. Non mi piaceva:  ero convinto che Long John non  fosse così perfido, al massimo sarcastico. Prima che riuscissi a salire a bordo della Hispaniola mi dovetti sorbire altri due tomi: Il libro della giungla e Robinson Crusoe... In quelle storie non c'era Silver, belline, ma mi lasciarono indifferente. Per l'otto dicembre, in prima elementare ero pronto ad affrontare gli emissari della Mano Nera. Mentre i miei preparavano il presepe (l'albero ancora non era di moda!) io  trasferii il libro in camera mia sotto al materasso. Solo Silver doveva saperlo! A Natale mi regalarono Pinocchio, ma io ero ancora sull'Isola in compagnia di brutti ceffi! Vissi quelle ore di lettura segreta come un'avventura e strinsi un'amicizia sincera con Silver, anche se rimasi convinto che mi nascondeva qualcosa. 

 

Avevo ragione, molti anni dopo lessi La vera storia del pirata Long John Silver di  Björn Larsson, una rivelazione!

 

D: C'è un libro che ti  pose dei limiti?

 


R: Sì. Le meraviglie del possibile antologia della Fantascienza a cura di Solmi e Fruttero  mi fu regalato a Natale quando avevo quattordici anni. Se affronti un genere letterario partendo da dei capolavori, poi non trovi più niente che ti soddisfa. Infatti nonostante frequentassi i film (Solaris, 2001: Odissea nello spazio, Alien e ET)) non ho più letto romanzi di Fantascienza.    

Asimov a parte: ma lui era già


presente nella raccolta con Nove volte sette. Un racconto molto attuale, che deve far riflettere sull'uso smodato degli smart phone!  Solmi e Fruttero (che ancora non aveva stipulato il sodalizio con Lucentini) se ne intendevano. Avevano raccolto perle preziose, ma mi guastarono. In seguito, acquistavo un romanzo di Urania, che pure pubblicava romanzi di ottimo livello, non riuscivo ad andare oltre pagina sette! Una raccolta che ancora oggi conserva intatto il suo fascino (Contiene anche Sentinella!). Conservo quel volume nello scaffale dei libri più cari: è infatti accanto a L'isola del tesoro.


D: Qual è il più bel libro (per te) del mondo?

 


R: I tre moschettieri. De I tre moschettieri di Alexandre Dumas ne avevo letto una versione ridotta per ragazzi all'età di otto anni. Mi lasciò abbastanza freddo: è un delitto confezionare versioni ridotte dei capolavori! Meno male che, la stessa estate, ebbi modo di vedere in un improvvisato cinema sotto le stelle allestito da una parrocchia del mio paese, il film con Gene Kelly e Lana Turner per la regia di George Sidney. Fu lì che capii d'aver subito una truffa e che dovevo leggere il libro integrale! Me lo procurai e trascorsi un settembre memorabile. L'ho letto tre volte: ogni volta mi diverto di più! La seconda volta per rallegrarmi dopo aver affrontato Proust e la sua Recherche. Bello, ma uno che spende venti pagine su un dolcetto (madeleine), quante pagine avrebbe usato per il panforte? La terza volta lo ripresi in mano nel 1992  perché avevo acquistato il volume pubblicato da la Repubblica che "vantava" una nuova traduzione, definita "più moderna". Dopo la prima pagina mi innervosii e andai a cercare su internet il testo originale in francese: mi fu evidente che la traduttrice aveva peccato di presunzione, preoccupandosi di renderlo moderno (che idea: è del 1800, ma è di una modernità sconvolgente!) non aveva capito nulla di D'Artagnan. 

 


Se non si capisce il giovane guascone, non si capiscono gli altri tre... e la loro gioiosa tristezza. Figuriamoci la cupa angoscia esistenziale di Milady! Ripresi il vecchio libro e lo rilessi con gran piacere. Nasce dalla tecnica del feuilleton e come tale è perfettamente montato e la suspense accuratamente dosata allo scopo di attirare i lettori.

 

R: Il libro che ti ha insegnato di più? Quello  magistrale?

 


R: Leggevo con devozione, fin da Apocalittici e integrati, i saggi di Umberto Eco: sentivo che mi aprivano la mente. Il nome della rosa , "Un romanzo giallo!?", mi colse di sorpresa, ma pur con qualche titubanza, lo acquistai. Leggerlo mi emozionò, avvolse e travolse. Lo rilessi subito: liberato dal desiderio di svelare il mistero lo affrontai con passione e desiderio di apprendere. Imparai a decodificare i portali gotici, a capire i conventi rupestri, e ripassai un po' di storia delle eresie. Anni dopo, turista nei paesi catari, lo portai con me a Montsegur, ultima rocca catara: lì, seduto all'ombra di una muraglia diroccata, rilessi alcune pagine.


Credo sia stato questo il libro che mi ha fatto nascere il desiderio di scrivere gialli storici. Una lunga gestazione: lo avrei fatto solo una trentina di anni dopo. Appassionandomi: ne ho scritti addirittura dodici. Nessuno ambientato nel Medioevo: quella è l'epoca di Eco, per me inviolabile!

Confesso, però, di aver riletto il libro nel 2007 per preparare la mente a raccontare una storia gialla rinascimentale. Nacque così il mio personaggio Berto dei Berti detto Bertuccio. Uno dei più amati dai miei lettori.

Nello scaffale, Il nome della rosa, sta di lato ai due libri citati all'inizio. Guglielmo di Baskerville non è del tutto contento di avere come condomino Long John Silver, ma forte della sua ragione e della vicinanza con D'Artagnan, lo controlla e non lo teme.

 

D: Il libro che ti ha sorpreso. quello che non ritenevi possibile?

 


D: Al Il cappello del prete di Emilio De Marchi ci sono arrivato molto (troppo) tardi, ho, però, qualche scusa. In prima liceo, la professoressa d'Italiano ci fece leggere, riassumere e commentare (anche con temi in classe) Demetrio Pianelli di Emilio De Marchi. Un romanzo tristissimo. Si apre con un suicidio e il conseguente funerale un mercoledì delle Ceneri. Segue poi la storia dell'amore infelice di Demetrio per Beatrice, la bella cognata rimasta vedova! A ragazzi di quindici anni tutto ciò non poteva garbare e infatti non ci garbò. Il nome di Emilio De Marchi era, per me, entrato all'indice:  nella lista dei proscritti!

Evitai, con pregiudizio, lo sceneggiato TV diretto da Sandro Bolchi e prodotto dalla Rai. Ho scoperto dopo che mi persi un magnifico Vannucchi interprete del barone Carlo Coriolano di Santafusca (L'ho rivisto su Raiplay). Finché un amico, di cui molto mi fido, non mi spinse, a forza, a leggere il romanzo. "Maledetta professoressa!" urlai convinto al termine della prima lettura. Sapeva dell'esistenza di questo meraviglioso libro (certo che lo sapeva!) e ci somministrò, come una purga d'olio di ricino, il Demetrio! Il libro, ricco di spunti ironici, è molto divertente, stimolante, ma, vivido nel suo spirito surreale, è pure un noir. Siamo nel 1888 ventuno anni dopo Sherlock Holmes e un anno prima della pubblicazione in Italia di Delitto e Castigo (dubito che De Marchi conoscesse il russo!), eppure è una storia gialla che con taglio moderno mette in evidenza il malaffare e il malessere di quella società napoletana. 

 

Un vero e proprio noir. Naturalmente queste considerazioni mi portarono a rileggere Delitto e Castigo.

 

D: Quali libri sono, per te, da ricordare?

 


R. Sì, mi aspettavo questa domanda. Cinque titoli sono solo piccole, anche se significative, tappe nella vita di un accanito, ma disordinato lettore. Molti altri sarebbero, per me, i libri da ricordare, ma manco di sistematicità. In questo momento me ne vengono in mente molti, magari domani sarebbero altrettanti, ma diversi. Alcuni li voglio lo stesso qui menzionare:  Il libro della Giungla (R. Kipling), Robinson Crusoe (D. de Foe), Pinocchio (Collodi), La promessa (F. Duerremat), Il falcone maltese (D. Hammet), Il birraio di Preston (A. Camilleri), Le nozze di Cadmo e Armonia (R. Calasso), Il grande sonno (R. Chandler), La pista nera (A. Manzini), La ricerca del tempo perduto (M. Proust),  Il senso di Smilla per la neve (P. Høeg), Fondazione e Terra (I. Asimov), Delitto e Castigo (F. Dostoevskji), Trilogia de Il commissario De Luca (C. Lucarelli). La donna della domenica (F&L)... e tanti, tanti altri.

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