Oscar Montani – Glauco Dal Pino
Inconfessabili moventi
Riviviamo insieme un mese e un giorno
di ordinaria follia
(giorno 02)
(giorno 02)
Venerdì 2
Saudade
La conobbi che urlava il Fado in un infimo caffè.
L’insegna al neon con una lettera fulminata, era l’unica luce lassù in cima al
bairro sopra il Rossio. Mi innamorai perdutamente di lei quando, dal predellino
del tram 28, alla vista del Tago che specchiava il sole si mise a declamare Fernando
Pessoa. Il fatto che si facesse chiamare Amalia e che avesse gli occhi tristi
mi doveva insospettire; ma le sue tette mi distraevano, mi trasmettevano
allegria.
In Italia,
passarono poche settimane e si mise ad ascoltare il fado. Mesi dopo, con
la musica che l’accompagnava, cominciò a preparare baccalà. A volte
piagnucolava: Non era per via delle cipolle, l’ultima ricetta non le prevedeva.
Erano assalti di saudade. Vedendomi preoccupato mi rassicurò, non c’era
problema: “Ter saudade é bom!”. Si
asciugò una lacrima e riprese col baccalà. “Ha nostalgia di Lisbona: a
Bologna non c’è nemmeno il mare – mi dissi – c’è da capirla,
poverina!”
I primi tempi il baccalà era in tavola solo una volta
alla settimana, poi una volta al giorno e mi sono anche accorto che il frigo ne
era minacciosamente pieno, poi…
Venerdì l’ho legata alla sedia, ho messo la musica a
tutto volume e l’ho rimpinzata di baccalà fino a farla strozzare. “Un
parossismo di saudade - spiegai al medico - ho contato
sette ricette.". Con sguardo mesto e rassegnato l’accompagnai
all’obitorio. La sera, mentre sullo stereo girava Piazza grande, festeggiai con lasagne al forno e sangiovese.


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