Cinquanta minuti di suspense
Un giallo al giorno ...
Mini rassegna della fiction seriale italiana
(04)
Nero Wolfe (Buazzelli) 1969
Chi non conosce
quel quintale e mezzo di capricciosa genialità, nato dalla penna di Rex Stout e
figlio illegittimo di Sherlock Holmes? Nella sua enorme casa-studio, situata a
Manhattan lungo la Trentacinquesima Ovest, Wolfe vive con Archie Goodwin, suo
aiutante e braccio destro, e con Fritz Brenner, cuoco svizzero (francofono)
sopraffino e pure pignolo maggiordomo.
Nero Wolfe lavora per lucro: è evidente dalle sue esorbitanti
parcelle. Capriccioso, scostante e indisponente: lavora solo quando ne ha
voglia, e comunque a orari precisi, non tollera di essere disturbato mentre
mangia, non permette a nessuno di entrare in casa sua
prima delle undici. Non esce quasi mai
di casa e comunque non lo fa per ragioni di lavoro.
È Goodwin ad occuparsi
del lavoro fuori casa: Wolfe lavora di cervello comodamente seduto dietro la
sua scrivania, sull’enorme poltrona costruita appositamente per sopportare la
sua stazza. Nero Wolfe ama dimostrare la sua superiorità, in campo
d’intelligenza ma anche culturale, a tutti coloro con cui ha di volta in volta
a che fare. Nutre un altissimo concetto di se stesso e - non a torto - si
considera semplicemente infallibile. Di tanto in tanto, senza preavviso, chiude
gli occhi e comincia a muovere ritmicamente le labbra sporgendole e
ritirandole. In questo caso è meglio non disturbarlo: è in fase di piena
concentrazione, e sta deducendo. Per il criminale di turno, è la fine.
Il suo passatempo
preferito sono le orchidee, di cui possiede più di diecimila esemplari in tre
attrezzatissime serre poste all’ultimo piano della sua casa. In
secondo luogo ama la cucina, e non sopporta la vista di persone digiune.
La abbondante colazione
gli viene portata a letto da Fritz su un vassoio, il pranzo è solitamente
all’una e la cena alle otto. Wolfe esige che a tavola non si parli di lavoro:
"niente e nessuno deve disturbare un uomo che mangia". Ama la birra Tuborg: ne beve cinque litri al
giorno ma solo fuori dai pasti. Conserva per tutta la settimana i tappi in un
cassetto, per essere sicuro di non superare il limite che si é imposto. Non ha
molta stima delle donne (è misogino) e le considera tutte, senza distinzioni, isteriche
e provocatrici di guai.
Quando ha bisogno di
svolgere delle indagini complesse fuori casa, Nero Wolfe assume come investigatori
privato l’abilissimo Saul Panzer.
Quando Nero Wolfe indaga
sugli stessi casi su cui lavora la polizia si imbatte nell’ispettore Fergus Cramer. Il
burbero Cramer conosce benissimo l'
abilità di Nero e Archie sa di potersi fidare.
La serie televisiva italiana ha reso benissimo tutti i risvolti: é la migliore mai prodotta. Uno dei capolavori della RAI. Tino Buazzelli veste magistralmente i panni del detective, aggiungendo un pizzico di ironia e di simpatia alla serie. Buazzelli corrispondeva proprio alla descrizione che Stout faceva di Wolfe. Per calarsi al meglio nei panni dell’investigatore, Buazzelli, attore scrupoloso e preciso, ha studiato a fondo il personaggio, leggendo tutte le sue avventure, ed ha cercato di assimilarne i tic, i difetti e i processi mentali con quella stupefacente precisione che egli sapeva mettere nelle sue creature. Inoltre Tino Buazzelli aveva il vantaggio di assomigliare molto a Nero Wolfe, anche come carattere.
Paolo Ferrari é
simpaticissimo nella parte del braccio destro Archie Goodwin, Pupo de
Luca interpreta deliziosamente il cuoco-maggiordomo Fritz Brenner, che delizia
Wolfe con i suoi raffinati manicaretti. Renzo Palmer è irresistibile nei panni
dell’ispettore Fergus Cramer, della squadra omicidi, eterno amico-nemico di
Wolfe. L'esterno Saul Panzer è interpretato
da Roberto Pistone.
La regia é, per tutti
gli episodi, di Giuliana Berlinguer. Il commento musicale elettronico (compreso
lo storico scricchiolio delle scarpe di Wolfe) è di Romolo Grano, la musica della
sigla è di Nunzio Rotondo.
La prima serie (del
1969) registrò un ascolto medio superiore agli 8 milioni, con una punta di 12,3
milioni per il debutto su rete 1. Gli ultimi tre episodi (del 1971)
registrarono un ascolto medio record di quasi 19 milioni di spettatori, superando
così il Maigret di Cervi.
La dinamica tra Wolfe e
Goodwin è perfetta: è una delle coppie più riuscite della letteratura
poliziesca. Tra Paolo Ferrari e Tino Buazzelli, poi, c’era un rapporto molto
simile a quello dei due personaggi che interpretavano. Buazzelli era un
maestro, e godeva del rispetto e dell’ammirazione di tutti, Ferrari compreso.
Tuttavia, il giovane attore aveva nei suoi confronti quell’atteggiamento
sfrontato e un po’spavaldo, nel senso innocuo della parola, che era tipico di
Goodwin. Secondo Ferrari, la cosa aiutava molto nelle riprese. Si divertivano:
traspare. Ci hanno regalato alcuni ‘duetti’ godibilissimi per l’ironia e la
abilità di interpretazione.






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