Oscar Montani – Glauco Dal Pino
Inconfessabili moventi
Riviviamo insieme un mese e un giorno
di ordinaria follia
(giorno 20)
(giorno 20)
Martedì 20
Pipì con la consumazione.
Credo che siano tre le mutazioni che, più
di altre, mostrano la decadenza della nostra civiltà. Riguardano l’acqua
pubblica, la comunicazione pubblica e i bisogni fisiologici... in
pubblico. Vi siete resi conto? Sono sparite le fontanelle dalle piazze e anche
dagli angoli delle strade; hanno tolto le cabine del telefono e non ci sono più
i vespasiani. Si può passare alla storia per averli inventati, non per averli
tolti!
I rimedi non sono un granché. Si gira per le strade
delle città con bottiglie d’acqua; sono di plastica, le ritrovi in tutte le aiuole
e il pianeta non gode. Ti porti dietro il cellulare e così ti chiama l’amante
quando non vorresti. Per la pipì ci sono i bagni dei bar, almeno ci dovrebbero
essere.
Quella mattina avevo già preso due caffè per poter
fare la pipì: il caffè mi rende
nervoso. Avevo ancora bisogno, entrai ma non mi piacque. Era deserto. I
quotidiani erano sbarrati da un’asta col lucchetto, le paste anch’esse serrate
a chiave: le servivano in un piattino. “Ma come?”, pensai, “e la goduria di leccarsi le mani dopo aver mangiato un bombolone alla
crema?”.
La giovane barista in minigonna, look sexy rumeno (stile Cascine dopo le 23),
mi guardò sospettosa. Chiesi della toilette. Sorrise appena e mise una mano
sulle tazzine sopra la Gaggia. Come dire: “Cosa prendi?”. D’istinto mormorai “un caffè”: al solo
sentire la parola mi scoprii nervoso. Lei si chinò e apparve la chiave. Una
grossa chiave di ferro legata, con una catena di una diecina di maglie, ad
un’enorme batacchio d’ottone. “Pulisci
bene e richiudi.”, mi disse sprezzante. Precisai che era per un po’
acqua. Insisté: “Allora cerca d’un
pisciare fuori da i’ vaso!”. Capii che non era rumena, ma di
Firenze, di San Frediano, o di Scandicci, il Bronx della mia città.
Impugnai la chiave e, con un improvviso
e violento rovescio, colpii la venere di "di là d’Arno" alla
tempia destra. Cadde di schianto dietro il bancone. Usai la mia bottiglia di
plastica, ormai vuota, come recipiente per l’orina: la lasciai sul bancone come
fosse tè messo lì a raffreddare. Uscendo, col cellulare, chiamai il 118. Credo
fosse morta, stecchita, ma, dai vecchi tempi, m’era restata in testa una
pubblicità: “Usa il telefono: una telefonata ti allunga la vita!”


Nessun commento:
Posta un commento