lunedì 21 maggio 2012

Antichi mestieri

Montevarchi e Valdarno
antichi mestieri degli anni '20

Il contesto socio economico del mio romanzo La ragazza dello scambio (noir di ambientazione storica) è fortemente industrializzato e dinamico. Molti i mestieri: alcnuni sopravvissuti all'ottocento, altri frutto del progresso.


Operaie stiratrici nel cappellificio La Familiare. L'industria del cappello (che aveva sopravanzato le filande) impiegava, all'epoca, qualche migliaio di persone. Lasciare la filanda per passare a un cappellificio era considerato un  progresso sociale. In effetti gli ambienti di lavoro sembravano molto più salubri, ma ... c'era il mercurio!


Donne al lavoro in una filanda. Da notare due uomini ("caporali" di sorveglianza?) con le mani in tasca e la "maestra" al tavolo.


Un bàghere, tipica carrozza leggera del Valdarno. Nonostante l'avvento della Tramvia Valdarnese, prima e della SITA poi, sopravvivevano decine di carrozze. Assicuravano il servizio per i camposanti o per i borghi "traversi" rispetto alla statale: Caposelvi, Ricasoli, Mercatale ...

Quancuno, il mezzadro, per gli spostamenti  usava il "mezzo proprio": il baroccio trainato da buoi. Un po' lento, ma capiente e sicuro. Il freno agiva grazie alla "martinicca", sulle ruote di dietro, da cui il detto "tu sei più indietro della martinicca!


Il baroccio (quello veloce trainato da mulo) serviva anche per il trasporto delle merci: rena, legna d ardere, mattoni, prodotti agricoli... Qui carica la rena estratta da un renaiolo sul greto dell'Arno.


I falegnami del centro (Via cennano e via Isidoro del Lungo) lavoravano sull'uscio della bottega.



Ai bordi dei torrenti (per l'uso dell'acqua) si vedevano le ruote (girate a mano) per torcere le corde.



Il gesto sapiente e attento del cordaio. Intreccia le fibre mentre il garzone muove la ruota...


Il tramviere era fiero di condurre un mezzo così moderno e guardava "dall'alto in basso" o fischiava forte ai vetturini o fiaccherai per chiedere strada.
 
 
Le sedie avevano la seduta di paglia intrecciata. Piccole strutture artigiane le costruivano e le riparavano. La paglia richiede manutenzione. Non era un mestiere facile, provare per credere! Oggi non si trova nessuno capace di rimpagliare una sedia.

Infine una curiosità: "tecnici" su un galleggiante per la misura della portata dell'Arno. Si notino i sofisticati strumenti!




Nota dell'autore: Sento il bisogno di fare una precisazione. I frequentatori di questa pagina potranno essere nostalgici, curiosi, fieri, stupiti (con la "t"), storici, passionari o altro. Non fo' una piega: ognuno percepisce le cose in base a ciò che ha dentro e ogni emozione è da apprezzare. Io che ne sono l'autore lo faccio per curiosità d'autore, appunto. Le mie domande, visto che racconto delitti avvenuti negli anni '20, come si può capire dalla copertina seguente, 




sono del tipo: "Come ci si spostava?", "Cosa si mangiava?", "Che oggetti erano d'uso comune?", "Che parole s'usavano, che oggi non si usano più?", "Quali film si vedevano?", "Che libri si leggevano?" e altre (tante) simili. Scopo: costruire personaggi attendibili, reali, ben calati in quella realtà. Solo personaggi veri possono raccontare una bella storia tutta inventata! Questo per amor di precisione. Buona navigazione!

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