Album fotografico
(V)
(V)
dei giochi dei bambini nel Valdarno (Montevarchi 1924)
Per l'uscita della riedizione (o II edizione) de La ragazza dello scambio,
vi
propongo alcune foto "ricordo" del 1924 o giù di lì! Il mio romanzo
noir è ambientato anche in un tempo dove la strada era il luogo per giocare. Le immagini sono
evocative di un passato ormai dimenticato, ormai soppiantato dai cellulari smart, essi, ma i bimbi?.
Montevarchi e
Valdarno
Antichi giochi a metà degli anni
'20
Il contesto socio economico del romanzo La ragazza dello
scambio (noir di ambientazione storica) è caratterizzato
da una lenta, ma progressiva,
industrializzazione con altrettanto lenta riduzione delle attività agricole. Siamo nel
'24, sopravvivono e creano legami col passato gli antichi giochi.
Perlopiù di cultura contadina; alcuni, però, già mostrano
d'essere influenzati dal progresso. Soprattutto dalla tecnologia, in evoluzione, della bicicletta.
All'inizio del '900 il gioco del cerchio
era uno dei più diffusi. I bambini lo spingevano con una bacchetta di
legno rincorrendolo. Ma come si vede dal vestitino del bimbo, era pur sempre "roba da benestanti", da bambini che andavano al Parco della Rimembranza accompagnati dalla tata.
Quando le biciclette cominciarono a
diffondersi (e a rompersi irrimediabilmente), il cerchio fu sostituito dal cerchione. All'inizio era di
legno anche quello, poi di ferro. L'innovazione tecnologica stava nella scanalatura
(dove stava la gomma piena e poi la camera d'aria). Spingendo col
bastone adagiato sulla scanalatura (vedi foto) s'andava parecchio più veloci. I bimbi di città perdevano sempre.
I ragazzi, nelle piazze del paese, si
sfidavano con le trottole. La trottola, tornita su un tronchetto di
legno di legno duro, era dotata di una punta di ferro e di un cordino:
per il lancio.
Era questa una sfida a rischio: chi
perdeva poteva rischiare la distruzione dell'attrezzo (spaccatura a
forza di puntate) o doveva cedere la punta di ferro dello strumento.
Comunque si giocava almeno un soldo.
Con l'avvento delle figurine
(soprattutto quelle del Feroce Saladino, nel 1935) la scommessa si fece
ancora più rischiosa. Mi risulta che con l'esemplare del titolare della
serie messo in palio, dall'altra parte se ne dovesse calare almeno sei e
titolate!
La lippa era praticata nelle piazze dai ra, ma,
osteggiata dai commercianti del borgo (temevano per le vetrine), venne
emarginata in periferia e non ebbe lo stesso successo che nelle
campagne.
Le bimbe imparavano presto a giocare a
campana. Si disegnava a terra col gesso, ma anche col carbone o con un
pezzo di mattone. Occorreva anche un sassolino colorato.
Un cantone, uno stipite, un androne, una
porta socchiusa, il tronco di un albero. Tanti i nascondigli possibili.
Giocare a nascondino sviluppava fantasia e creatività.
Chi aveva buone argomenti (due o tre
biciclette in casa lo erano) con un meccanico di biciclette poteva
sperare, ogni tanto di avere in regalo un mezzo metro di camera d'aria.
Allora diventava un costruttore e mercante d'armi: fionda o fucile a
elastici erano subito costruiti.
La fionda era una cosa seria e anche
pericolosa: dovevi stare in campagna per usarla. Altrimenti ti veniva
requisita dopo due o tre tiri. Il fucile, innucuo, era invece tollerato
da tutti: con quello non potevi far male che a una mosca! La nonna,
magari, ti regalava una molletta.
Le classi allora erano molto numerose e (
a parte le pluriclassi rurali) non miste. Tener buoni 35 o 40 fanciulli
non era facile. Per farli sfogare nella ricreazione o (quando il
maestro, scoppiato, l'aveva portati all'aperto) in passeggiata i maschi
giocavano a cavallina. A volte qualcuno, cadendo, si faceva male alle
ginocchia, che erano sempre piene di croste.
Le bimbe invece a moscacieca, gioco molto più composto e malizioso. Lo giocavano anche alla corte del Re Sole!
Coi mattoni si costruivano piste
"veloci" per mandarci le palline di terracotta (fatte nelle fornaci di
mattoni del luogo) e poi i tappini della birra. Erano per i più grandi,
stufi di leticare sulle piste disegnate a terra col gesso! Quando
arrivarono le palline di vetro queste piste si resero indispensabili!
Mi hanno pregato di ricordare con una
foto d'epoca il calcio giocato in strada. Questa è la più bella (secondo
me) che ho trovato e a giudicare dalla palla è parecchio vintage.
Scusate, ma con
questi ultimi due chiudo.
Il trattore fatto con un rocchetto di legno.
Carretto coi cuscinetti a sfera per ruote.
Ce ne sarebbero molti altri. Tranquilli non li ho dimenticati, ne cito solo alcui: filetto, le
belle statuine, le bolle di sapone, il salto della corda, i quattro cantoni, il telefono coi
bussolotti, ruba bandiera, le barche con le canne e il motore a
elastico, aerei o barchette di carta ... Pericolosi o violenti: a calcio
sulla strada (vedi sopra), scoppi col carburo, arco e frecce con le
stecche d'ombrello, la caccia ai ramarri col filo d'erba , tirare alle
rane con la fionda, sassaiola.... Ne ho parlato (solo di alcuni) nel seguito al
primo romanzo (Il verso della civetta).
In quella indagine, infatti, il dott Idamo Butini, ha a che fare coi
bambini.
FINE
(IV - segue)
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