venerdì 4 maggio 2012

Il gufo giallo (43)

Rubrica letteraria




Il gufo giallo
recensioni di romanzi gialli
Libro n. 43


Giudizio 43

 Delitto e castigo
Fëdor Dostojeskij
Einaudi

Per me è il primo noir.

Questa volta voglio fare un discorso provocatorio. Tanti (anche se non hanno la cattedra!) amano la tassonomia e la classificazione del genere giallo; pur di non considerarlo letteratura, molti addirittura esagerano. Voglio allora cavalcare questa (tigre) corrente di pensiero! Non lo considero il primo giallo classico, nel 1841, qui siamo nel 1886, c’era già stato E.A. Poe. Mi piace, giusto per giocare, considerarlo un noir.

So perfettamente che è solo una delle numerose sfaccettature di questo diamante perfetto della letteratura mondiale di tutti i tempi, gli appassionati mi vorranno perdonare.

La trama è  arcinota anche a chi non lo ha letto: San. Pietroburgo, l’amorale, ingenuo, sensibile e squattrinato Raskol’nikov commette un delitto a scopo di rapina, per una spiacevole situazione contingente.

 

Al primo omicidio ne farà seguire un secondo; dovrà renderne conto alla sua coscienza, sarà (con)dannato o avrà modo di redimersi? Da segnalare l’analisi logica fredda e razionale che l’autore, attraverso l’introspezione, fa del delitto in un paesaggio infinito di emozioni che pervadono il protagonista. Coinvolgente il contesto che fa del romanzo un noir.

Sui delitti indaga il giudice istruttore Porfirij Petrovič. Svolge con solerzia (è bieca umanità!) l’incarico di risolvere gli assassinî di Raskol'nikov, fino a convincere Raskol'nikov alla confessione. Nonostante la mancanza di prove, il giudice è sicuro, dopo diverse conversazioni col sospettato, che Raskol'nikov sia l'omicida, ma gli dà la possibilità di confessare spontaneamente.

Da un punto di vista  “del giallo" (come ho premesso mi piace interpretare il romanzo con questo livello di lettura, pur sempre con venature noir) questo personaggio è ben lontano dall'implacabilità persecutoria del sadico Javert dei Miserabili. Appare però molto sicuro di sé (certamente più di quanto il suo understatement lascia sospettare), in tal senso mi piace vederlo come  l'archetipo del Tenente Colombo: gli manca solo un impermeabile stropicciato! Porfirij Petrovič usa con abilità diabolica la diversione, la dissimulazione, la sua stessa contraddizione e il sottinteso, e sa porsi all'altezza dell'intelligenza del protagonista. Ad ogni pagina fa un passo avanti.

Voto *****/5

 



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