martedì 24 luglio 2012

Il gufo giallo (47)

Rubrica letteraria




Il gufo giallo
recensioni di romanzi gialli


Libro n. 47


 

 Un bastimento carico di riso   
Alicia Giménez-Bartlett 
Sellerio

 

 

 

 

Troppo lungo, a tratti noioso o irritante

Potevo anche titolare, con buona pace di Proust, Alla ricerca della suspense perduta; forse rendeva meglio il concetto. Premetto che, anche se qui ne ho recensiti solo alcuni,  con questo (che m’ero perso per strada) ho letto tutta la serie dei romanzi che hanno per protagonista narrante Petra Delicado. Li ho sempre trovati piuttosto piacevoli (a volte divertenti): l'irruzione sulla scena di spezzoni della vita privata dei protagonisti ce li rende più umani e ce li fa conoscere meglio. E' un  modo canonico (Simenon insegna) per allentare la tensione della parte narrativa meramente poliziesca, però rompe la suspense; quando c’è, qui in verità ce ne poca! Se poi la parte "di gossip intimista" tende  prende  il sopravvento sul lato "noir" allora la cosa sa di ripiego, di un vieto trucchetto per allungare il brodo. Alla fine tra l’altro, a forza di aggiungere acqua calda, la minestra diventa troppo abbondante e davvero sciapa: alla faccia del pimiento! Questo è un difetto che Alicia non ha represso, ma che ha sviluppato, credo, perseguendo la sua aspirazione a uscire dal genere giallo: sono anni che Petra è "in sonno". Errore madornale: lei l’autrice con più spessore letterario (dopo Izzo) in Europa. Bastava curasse di più la struttura e la suspense, cavolo!

Nel caso specifico si arriva a provare orticante fastidio per le paturnie amorose di Petra e per le sue calienti performance sul “lettone” di casa. Sì, decisamente fastidiose sono quelle pagine, semplicemente perché uno comincia a pensare che se voleva immergersi nelle pene d'amore di una quarantenne iberica che deve recuperare “colpi” con scopate selvagge, be’ allora sceglieva tutt'altro genere letterario. A peggiorare il tutto c'è da osservare che anche il caso a cui, questa volta, lavora la coppia Delicado-Garzòn è una storia piuttosto fiacca e troppo è dovuto all’assistenza sociale di Barcellona che ha fornito dati all’autrice: è come leggere uno spot su quanto, in città, si fa per i barboni! Infine non si fa comparire l'assassino dopo quattro quinti di racconto! L'unica cosa che salva questo libro dalle due stelle scarne, scarne è la scrittura sempre gradevole di Alicia.

 

Voto ***/5

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