martedì 16 ottobre 2012

Presentazione critica (I)


Il 19 di gennaio 2013 sarò a Sarzana per incontrare il gruppo di lettura organizzato dalla Biblioteca Comunale. Carmen Claps, che coordina il gruppo, ha preparato questa presentazione critica del mio ultimo romanzo. Pubblico in anteprima un largo estratto in tre puntate per facilitare la discussione e il dibattito. La versione definitiva e  integrale sarà distribuita in sala.

La Ragazza dello scambio
Romanzo
di
Oscar Montani
Presentazione critica di Carmen Claps
(estratto)
Parte I




Potrei assolvere il mio compito nel modo migliore semplicemente invitandovi a leggere l’introduzione dell’autore stesso: per comprendere il senso più profondo di quest’opera è perfetta. … E’ un giallo e, trattandosi di un’opera del nostro autore, la cosa è ovvia. Prima di tutto, il titolo. Come sempre, Oscar riesce a inventarsi un titolo eccezionale, che espone l’aspetto più importante del romanzo e soprattutto ha più significati: uno che possiamo cogliere immediatamente e un altro più sottile, che ci è dato scoprire solo a conclusione della vicenda … la storia si svolge a Montevarchi, nel 1924, l’anno del delitto Matteotti. Si verificano alcune morti con modalità particolarmente efferate: prima un avvocato molto noto, poi una giovane donna e un frate, infine un capetto fascista. I colpi di scena si susseguono in modo serrato, da non lasciare respiro al lettore. …

Quanto alla struttura, la narrazione è in prima persona. Il narratore, che è poi colui che si trova a seguire, anzi, a condurre l’inchiesta, racconta i fatti più di vent’anni dopo che sono avvenuti e questo è un espediente efficacissimo nelle mani dell’autore: l’investigatore, lo capite bene, non è sullo stesso piano del lettore; nei suoi confronti è onnisciente, per questo dissemina qua e la una quantità incredibile di indizi, con un tono a metà tra lo svagato e il malizioso, indizi che il lettore, chiaramente, coglie e apprezza solo a lettura ultimata, ancor meglio a una seconda o a una terza lettura, che io vi raccomando caldamente.

La vicenda è idealmente racchiusa tra due feste del Perdono. La festa del Perdono è una grande fiera agricola, di antica origine religiosa, che si tiene annualmente a fine settembre a Terranuova Bracciolini e che richiama gente da tutto il Valdarno. La prima festa descritta nel romanzo è appunto quella del 1924, la seconda è quella del 1944. Oscar escogita una trovata da maestro: descrive la prima sagra in una luminosa, tarda mattinata, ma quel sole, purtroppo, è destinato a cedere ben presto il posto a lunghi anni di buio. La seconda sagra, quella dell’epilogo, invece, viene presentata in una notte umida e fredda, oltre la quale, però, si intravede la luce di anni faticosi, dolorosi, ma ricchi di speranza e impegno.



Quanto all’atmosfera, al tono, bisogna osservare che tutto è filtrato attraverso la lente di una intelligente, feroce ironia, talora palese, talora sotterranea, ma, comunque, innegabilmente presente.
Certo, ci sono momenti decisamente seri, mai seriosi, addirittura drammatici, ma, proprio in queste circostanze, arriva la zampata dell’arguzia toscana che sdrammatizza e smitizza tutto, persone, fatti, oggetti, idee. Credo che ve lo ripeterò fino all’esaurimento, ma, d’altronde, questa è una delle caratteristiche fondamentali di Oscar, intendo il regalarci romanzi gialli non drammatici, ma sempre all’insegna dell’ironia. Questo è anche il massimo del realismo: se riflettete bene, il dramma e la farsa sono separati da una linea sottilissima, sconfinano sempre l’uno nell’altro. Ce lo insegnano i clowns e i più grandi scrittori, un esempio per tutti Eduardo de Filippo.



Vi ho parlato di trama avvincente, ma, trattandosi di un lavoro del nostro autore, sapete bene che non è questo l’aspetto più importante del romanzo. Oscar fa sempre uno studio accuratissimo della situazione socio – politico - economica del periodo nel quale colloca la vicenda. Per esempio, nei racconti e nei romanzi che hanno come protagonista Corto, seziona tutti gli aspetti del nostro tempo. In modo ancora più evidente in “Mala Tempora” e “Nova Tempora”, i romanzi dedicati a Bertuccio, ci presenta in modo completo quel delicatissimo periodo di passaggio tra Medio Evo e Età Moderna, … Ne “La ragazza dello scambio”, ve l’ho detto, siamo nel 1924; Oscar fonde a meraviglia la storia con la S maiuscola, quella fatta di eventi destinati a rimanere nei manuali, con la storia con la s minuscola, quella della vita quotidiana della gente normale, anzi, della povera gente. Troviamo la descrizione degli abiti, cibi, usi, tradizioni, oggetti, passatempi e via dicendo. L’atmosfera è resa alla perfezione, con il ritratto materiale e psicologico di Montevarchi e dei suoi abitanti, l’alta e media borghesia, che vediamo per esempio impegnata in ipocriti salamelecchi all’uscita della Messa solenne la domenica e i contadini e gli operai, che sputano sangue nei campi e nelle filande. Vi invito a gustarvi di persona questi quadretti, ricchi di suoni, colori e perfino odori, come quelli delle pietanze preparate dalle donne la domenica che escono dalle finestre e si diffondono invitanti nei vicoli. Un cenno particolare merita il linguaggio. Oscar ha fatto un lavoro puntiglioso: si è allenato leggendo e rileggendo “Il Giornalino di Gian Burrasca” per metabolizzare il linguaggio e la sintassi dell’epoca, attentissimo a ogni anacronismo linguistico. Inoltre, la parlata di ogni personaggio è personalizzata con cura estrema. Ognuno si esprime a seconda dell’estrazione sociale, del grado di istruzione, dell’attività. Sentiamo i rappresentanti del popolo, contadini e operai, parlare in modo semplice, talvolta non ineccepibile, con termini e fraseologia popolari. I rappresentanti delle classi più elevate adottano, invece, è naturale, un vocabolario e una sintassi più ricercati. Questo dà luogo a scenette esilaranti, come quella in cui un povero contadino, un mezzadro, viene interrogato da un maresciallo dei carabinieri e da un magistrato. I due, forse per intimorirlo al fine di cavargli informazioni utili alle indagini, pare ce la mettano tutta per usare vocaboli aulici, assolutamente sconosciuti al poveraccio. … interessantissimo il capitolo dedicato alla prima trasmissione radiofonica a reti unificate del 6 ottobre 1924. In questo brano vediamo realizzata in modo inappuntabile la fusione tra la storia con la S maiuscola e quella con la s minuscola, tra un fatto rigorosamente storico e  avvenimenti creati dalla fantasia dell’autore. Oscar ci presenta vari atteggiamenti, varie reazioni nei confronti del nuovo mezzo di comunicazione: c’è chi si occupa, chi si appassiona esclusivamente all’aspetto tecnologico, i cosiddetti sanfilisti, c’è chi si permette di dichiararsene deluso a causa delle imperfezioni di ricezione. Ma soprattutto c’è chi, con grande lungimiranza, ha compreso perfettamente che la radio può diventare e in effetti diventerà uno strumento pericolosissimo in mano al regime fascista, che lo userà per addomesticare e asservirsi l’informazione, per massificare, per addormentare e indottrinare le coscienze. Sullo stesso piano la fotografia, che nella nostra storia ha un ruolo fondamentale. Assistiamo ai primi fotomontaggi, ai primi trucchi e, anche per quel che riguarda quest’arte, un personaggio riesce a profetizzare con lucidità tutte le future implicazioni dei fotomontaggi.
(1-segue)

Carmen Claps

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