Rubrica letteraria
Il
gufo giallo
recensioni di romanzi gialli
recensioni di romanzi gialli
Libro n. 50
Milioni di milioni
Marco Malvaldi
Sellerio
Montesodi Marittimo; oh in’ dove sarebbe codesto posto?
Così comincia il romanzo: « Per capire bene che posto sia Montesodi
Marittimo, la cosa migliore è riportare alcuni numeri ».
Confesso che dopo i numeri
ci ho capito anche meno, anche perché sono rimasto confuso dalla copertina che
riporta il marchio del Chianti classico: Montesodi col Chianti non c’entra un
tubo e un giovine pisano (l’autore) dovrebbe stare attento a non rinfocolare il
vecchio detto: “Meglio un morto in casa
che un pisano all’uscio!”. Poi ho capito, verso pagina 50, che stavo leggendo un fantasy, quella Toscana lì sta vicino alla Terra di Mezzo. Confina con gli Hobbit insomma.
Malvaldi,
quando scrive ha troppa fretta di chiudere. Soffre (ormai s’è capito) di una strana forma di ejaculatio precox della battuta, ci godrà tanto, lui, ma il lettore dimolto meno, ed
è subito finita!
Anche
questa volta forse Malvaldi poteva osare un pochino (no parecchio) di più.
Ambientazione molto buona ed originale (anche se la location e il contesto sono
del tutto inventati), trama molto giallo classico
vittoriano con palesi ed evidenti riferimenti ad Agatha Christie (forse il ragazzo
ultimamente ha fatto letture classiche o ha giocato a Cluedo col figlio?). Lo dimostra l'esuberanza di particolari, d'intrighi, di parentele e di tradimenti a sfondo sessuale. Troppi per un paese così piccolo! E' anche occasione per incomprensibili frequenti richiami (più che ammiccamenti) ai
personaggi indimenticabili di Guareschi (che però erano e sono padani!). Tantissimi, "milioni di milioni", ma non bastano, dopo la morte della maestra (il personaggio più interesante, con forti potenzialità, anche se un po' di maniera: perché ammazzarlo così?) a risollevare l'interesse. Nella prima parte siamo nel solito "senza infamia senza lode"; cioè piacevole
acqua fresca, nella seconda, che vorrebbe essere giallo classica, si ristagna nella palude dell'indagine ipotetico deduttiva, alla Cluedo (oh, lo afferma lui! L'autore.) che non è, secondo me, il registro narrativo più adatto (anzi è il peggiore) per la verve toscana di Malvaldi. Lo schematismo dell'indagine ipotetico deduttiva gli ammoscia battute e idee.
Il risultato è che si percepisce fretta (voglia di arrivare alla fine), così quella che nella prima parte è troppa attenzione alla battuta “sveltina”, nella seconda diventa sciatteria. La trama (mai troopo curata dall'autore pisano) qui è scontata e servita come un primo riscaldato al micoonde. A volte si tocco un'imbarazzante involontario ridicolo. Sia per via del numero
ristretto dei sospettati, vuoi per i loro esigui margini di manovra: ma sulla struttura
gialla Malvaldi è sempre stato leggero. Col giallo classico poi! Le ultime cinquanta pagine sono pura noia piatta. Non si può pretendere dal chimico pisano
un colpo di genio alla Agatha Christie. Non ce lo vedo sull'Orient Express. Mi vien da pensare che su quel treno Malvaldi farebbe le solite battute da Vernacoliere.
Meno male, d’altra parte, che da preciso uomo di scienza, da i numeri (all'inizio sapidi, ma troppi alla
fine) e mostra di volere rispettare rigorosamente le leggi dei massimi sistemi
senza voler "barare".
Anche
di questo romanzo salvo l'ironia di certi passi e il ritmo della prima parte. Alcune frasi strappano ben più di un sorriso, anche se
forse siamo un po’ lontani dai mitici vecchietti del primo Bar Lume. Montesodi
Marittimo (borgo del Chianti che non c’è!) rimane un paese affascinante, anche se andava sfruttato un po’ meglio, soprattutto
per l'atmosfera e le situazioni che si sarebbero potute creare.
Una
lettura senza impegno, piacevole, ma solo
se stai al gioco: difficile però con quel gallo nero in copertina.
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