martedì 5 marzo 2013

Antichi delitti (I)


Le armi assassine del ‘400

(parte I: i veleni)


Molti mi hanno chiesto come si uccideva nel ‘400. Diciamo subito che molto si ammazzava “in proprio” ma chi poteva faceva uso di sicari, mestiere allora molto in voga e ben pagato. Gli assassini al soldo dei potenti giravano di notte coperti da un lucco nero col cappuccio calato. Già a vederli uno moriva di paura!
Ma torniamo alle armi. Se si scartano i delitti feroci o bestiali compiuti con bastoni, attrezzi agricoli, pietre e le nude mani; restano i veleni, i dardi, le palle di piombo e le lame. Analizziamoli uno alla volta.

Arsenico e cantarella
Iniziamo con quello sicuramente più conosciuto: l’arsenico. Un veleno piuttosto potente, presente in natura in forma minerale,   è già  piuttosto tossico ma può essere raffinato e reso letale. Si pensa che sia stato Alberto Magno il primo a isolare l'arsenico elementare, nel 1250. La dose mortale è di circa 60-120mg per un uomo. L’ arsenico porta alla morte per shock dell’ apparato gastroenterico. Infatti l’ arsenico danneggia molto gravemente questo apparato, quasi distruggendolo e portandolo allo shock. Inoltre l’ arsenico è molto solubile in acqua, quindi anche nel vino.  

  
La cantarella è una variante dell'arsenico, molto efficace e difficile da rintracciare. Questo veleno è ottenuto cospargendo l'arsenico nelle viscere di suini e poi facendole essiccare. Quando sono ben croccanti vengono accuratamente macinate. Si usava anche fare una mistura di urina e arsenico che fatta essiccare veniva triturata.
Si presenta come una polvere bianca simile allo zucchero. È un veleno molto tossico che provoca la morte, tra atroci tormenti, in 24 ore.
Secondo gli storici fu l'arma di cui si servirono i Borgia, ed in particolare Cesare e Lucrezia Borgia.



Lo Stiletto
Lo stiletto (dal latino stilus, "piolo, bacchetta") è un'arma bianca simile ad un pugnale, ma dalla lama molto più sottile, lunga ed acuminata, generalmente a sezione triangolare (talvolta anche quadrata ma allora si parla più propriamente di quadrello): proprio per questa sua caratteristica è in grado di provocare ferite assai gravi perché di difficile rimarginazione. Lo stiletto ha iniziato a guadagnarsi la sua fama durante il Medioevo quando era popolare come strumento contro i cavalieri pesantemente corazzati perché la sua lama sottile poteva passare agilmente attraverso le maglie della cotta. Nel Rinascimento era arma preferita dai sicari: facile da nascondere addosso e micidiale per la penetrazione.

Inoltre, lo stiletto, è stata una delle armi preferite dagli assassini, perché era un'arma facile da nascondere, che si poteva tenere in una manica o sotto il mantello. L'assassino poteva indossare abiti comuni, e colpire senza troppa violenza: data infatti l'estrema capacità di penetrazione della lama era sufficiente spingere con forza, evitando così di farsi notare e rendendo difficile una successiva identificazione.
Fu considerato, nel corso dei secoli, quasi sempre come arma particolarmente insidiosa e, a fasi alterne, ne fu proibito il porto e, naturalmente, l'uso.
Ancora oggi è considerato (come il pugnale) dalla legge italiana come "arma propria", la cui naturale designazione è cioè l'offesa alla persona, ed il suo acquisto e detenzione richiedono una autorizzazione da parte della Questura di appartenenza e la successiva denuncia, al pari di qualsiasi arma da fuoco consentita.


Aconito
Con l’olio, ottenuto tramite un processo di distillazione, lungo ed elaborato (vedi la fornace sotto) si poteva preparare anche l'unguento. 



Con unguenti di aconito particolarmente densi e appiccicosi si umettavano i pugnali: una garanzia sull’esito della pugnalata! L’aconitina viene rapidamente assorbita dopo ingestione orale o (come nel caso del pugnale) per contatto dermico, meglio se direttamente nel sangue. L’ingestione di 3 grammi di droga fresca può portare alla morte un uomo in poche ore. Gli alcaloidi dell’aconito colpiscono principalmente il cuore, il sistema nervoso centrale e periferico.

(I-segue)

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