giovedì 18 luglio 2013

Bertuccio visto da una signora di Sarzana (III)

Dov’è Bertuccio?
Si è mosso parecchio furtivo in Sarzana, ma amici lettori fidati ne hanno controllato le mosse.
In attesa di presentare il romanzo a Sarzana vi propongo le riflessioni di una appassionata lettrice, e anche presentatrice, delle gesta di Bertuccio. e' una prima stesura, la versione definitiva potrete sentirla dalla sua voce a Sarzana.
letto e commentato da
Carmen Claps
parte terza
 
Torniamo allo Chevalier. Lo conosciamo rude uomo d’armi. Ebbene, in “Precaria Tempora”, abbiamo una grande sorpresa: si rivela un abile diplomatico, naturalmente su suggerimento, sostegno e ispirazione di Bertuccio. Si, perché il nostro fabbro, nel corso delle indagini, ha alcuni colloqui, fondamentali, ai quali si porta dietro lo Chevalier, ma sarebbe più esatto dire davanti, perché Bertuccio organizza tutto in modo che, per non scoprire le proprie intenzioni, all’inizio a esporsi sia proprio il francese, pronto a cogliere ogni input del fabbro, che fa la parte di un timido accompagnatore, salvo poi venire fuori, quasi senza parere. Lo Chevalier è abilissimo anche in quelli che Bertuccio chiama “colpi di teatro”, cioè vere e proprie messe in scena.
 

Un bell’aiuto a Bertuccio lo da la guest star del romanzo. Chi conosce le precedenti avventure del protagonista sa che gli capita sempre di incontrare personalità del mondo dell’arte, della scienza, della cultura in generale, che, più o meno consapevolmente, finiscono con l’aiutarlo nelle sue inchieste. Tanto per fare qualche nome, ricordo Filippino Lippi, Ludovico Ariosto, Michelangelo, Machiavelli . . . Per la maggior parte queste personalità, quando le incontra Bertuccio, sono ancora in formazione, “saranno famosi”. In modo molto malizioso e intelligente l’autore ce li descrive che già hanno in embrione i loro grandi progetti, magari senza rendersene conto. Oscar ne omette quasi sempre il cognome, del resto non sono ancora nessuno . . . Qualcuno, invece, è già un grande, per esempio Leonardo, protagonista di un episodio memorabile, Marsilio Ficino, il Sangallo. L’autore ce li presenta in modo molto intrigante: capiamo subito, chissà perché, che quello che sta entrando in scena non è uno qualsiasi. E comincia a fornirci indizi e dettagli come tessere di un mosaico; ne nasce quasi un gioco, un indovinello, una caccia non al tesoro, ma al personaggio. La presenza di questi personaggi in quei luoghi a quelle date non è storicamente documentata, ma è storicamente accertato che avrebbero potuto esserci.
 

Naturalmente anche in questa sua avventura Bertuccio incontra qualcuno che diventerà non importante, ma addirittura fondamentale per l’umanità Nicolò Copernico. Per una curiosa combinazione a un Nicolò ne subentra un altro. Infatti il giovane Machiavelli si è appena congedato da Bertuccio e la sua corte ai piedi della rocca dei Malaspina e subito ecco Copernico. Sarà solo un caso, visto che anche il nonno di Bertuccio, figura per lui fondamentale, si chiamava Nicolò? Copernico è ancora un giovane studente; leggetevi l’efficacissimo ritratto fisico, che, come sempre, nel nostro autore finisce per essere un ritratto psicologico. Copernico si rivela già innamoratissimo ed espertissimo delle stelle, oltre che dal punto di vista squisitamente scientifico anche da quello mitologico e letterario. Il nostro ha già elaborato la sua rivoluzionaria teoria eliocentrica e questo è per lui croce e delizia, perché è perfettamente consapevole del fatto che divulgarla è rischiosissimo: una tale costruzione infatti va a scardinare sistemi millenari intoccabili.
 

Bertuccio lega quasi subito con quello strano studente aspirante prelato, così acuto, così prudente e riservato e, man mano che la conoscenza e la confidenza tra i due si approfondiscono, il legame si rafforza. Qui c’è un altro aspetto fondamentale del romanzo, mi spiego. Naturalmente Bertuccio riesce a scoprire la verità su quelle tre morti, ma, come sempre nelle sue indagini, è una verità che non può essere resa pubblica, prima di tutto perché la responsabilità dei tre omicidi ricade su alte, altissime personalità e poi per la gravità del movente. Così viene ufficializzata una verità di comodo, che sfiora soltanto la verità vera e, di conseguenza, anche la pena comminata sarà assolutamente sproporzionata (in difetto, intendo) e ridicola. Per questo, Bertuccio confessa di doversi turare il naso, di dover sopportare una nausea indicibile, di vergognarsi di se stesso per essere andato contro i suoi principi e la sua natura. Comunque ammette che il suo tormento è nulla in confronto a quello del suo amico astronomo: lui deve tacere una verità di interesse assai circoscritto, una verità hic et nunc. Nicolò, invece, come abbiamo detto, ha scoperto una verità di portata cosmica, tanto rivoluzionaria che teme dovranno passare almeno due o tre papi perché possa essere accettata. Molto ottimista! Sappiamo bene, infatti, che perché la Chiesa la accolga e porga le sue scuse ufficiali a un certo Galileo ci vorrà, che combinazione, un polacco che lo riabiliterà nel 1992, a 359 anni dalla condanna.
Fantasia sfrenata, storia, riflessioni: nel romanzo c’è proprio di tutto, quindi può accontentare ogni tipo di lettore.
(fine) 
 
Carmen Claps
 

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