Dov’è Bertuccio?
Si è mosso parecchio furtivo in Sarzana, ma amici lettori fidati ne hanno controllato le mosse.
In attesa di presentare il romanzo a Sarzana vi propongo le riflessioni di una appassionata lettrice, e anche presentatrice, delle gesta di Bertuccio. e' una prima stesura, la versione definitiva potrete sentirla dalla sua voce a Sarzana.
In attesa di presentare il romanzo a Sarzana vi propongo le riflessioni di una appassionata lettrice, e anche presentatrice, delle gesta di Bertuccio. e' una prima stesura, la versione definitiva potrete sentirla dalla sua voce a Sarzana.
letto e commentato da
Carmen Claps
parte terza
Torniamo
allo Chevalier. Lo conosciamo rude uomo d’armi. Ebbene, in “Precaria Tempora”,
abbiamo una grande sorpresa: si rivela un abile diplomatico, naturalmente su
suggerimento, sostegno e ispirazione di Bertuccio. Si, perché il nostro fabbro,
nel corso delle indagini, ha alcuni colloqui, fondamentali, ai quali si porta
dietro lo Chevalier, ma sarebbe più esatto dire davanti, perché Bertuccio
organizza tutto in modo che, per non scoprire le proprie intenzioni, all’inizio
a esporsi sia proprio il francese, pronto a cogliere ogni input del fabbro, che
fa la parte di un timido accompagnatore, salvo poi venire fuori, quasi senza
parere. Lo Chevalier è abilissimo anche in quelli che Bertuccio chiama “colpi
di teatro”, cioè vere e proprie messe in scena.
Un
bell’aiuto a Bertuccio lo da la guest star del romanzo. Chi conosce le
precedenti avventure del protagonista sa che gli capita sempre di incontrare
personalità del mondo dell’arte, della scienza, della cultura in generale, che,
più o meno consapevolmente, finiscono con l’aiutarlo nelle sue inchieste. Tanto
per fare qualche nome, ricordo Filippino Lippi, Ludovico Ariosto, Michelangelo,
Machiavelli . . . Per la maggior parte queste personalità, quando le incontra
Bertuccio, sono ancora in formazione, “saranno famosi”. In modo molto malizioso
e intelligente l’autore ce li descrive che già hanno in embrione i loro grandi
progetti, magari senza rendersene conto. Oscar ne omette quasi sempre il
cognome, del resto non sono ancora nessuno . . . Qualcuno, invece, è già un
grande, per esempio Leonardo, protagonista di un episodio memorabile, Marsilio
Ficino, il Sangallo. L’autore ce li presenta in modo molto intrigante: capiamo
subito, chissà perché, che quello che sta entrando in scena non è uno
qualsiasi. E comincia a fornirci indizi e dettagli come tessere di un mosaico;
ne nasce quasi un gioco, un indovinello, una caccia non al tesoro, ma al
personaggio. La presenza di questi personaggi in quei luoghi a quelle date non
è storicamente documentata, ma è storicamente accertato che avrebbero potuto
esserci.
Naturalmente
anche in questa sua avventura Bertuccio incontra qualcuno che diventerà non
importante, ma addirittura fondamentale per l’umanità Nicolò Copernico. Per una
curiosa combinazione a un Nicolò ne subentra un altro. Infatti il giovane
Machiavelli si è appena congedato da Bertuccio e la sua corte ai piedi della
rocca dei Malaspina e subito ecco Copernico. Sarà solo un caso, visto che anche
il nonno di Bertuccio, figura per lui fondamentale, si chiamava Nicolò?
Copernico è ancora un giovane studente; leggetevi l’efficacissimo ritratto
fisico, che, come sempre, nel nostro autore finisce per essere un ritratto
psicologico. Copernico si rivela già innamoratissimo ed espertissimo delle
stelle, oltre che dal punto di vista squisitamente scientifico anche da quello
mitologico e letterario. Il nostro ha già elaborato la sua rivoluzionaria
teoria eliocentrica e questo è per lui croce e delizia, perché è perfettamente
consapevole del fatto che divulgarla è rischiosissimo: una tale costruzione
infatti va a scardinare sistemi millenari intoccabili.
Bertuccio
lega quasi subito con quello strano studente aspirante prelato, così acuto,
così prudente e riservato e, man mano che la conoscenza e la confidenza tra i
due si approfondiscono, il legame si rafforza. Qui c’è un altro aspetto
fondamentale del romanzo, mi spiego. Naturalmente Bertuccio riesce a scoprire
la verità su quelle tre morti, ma, come sempre nelle sue indagini, è una verità
che non può essere resa pubblica, prima di tutto perché la responsabilità dei
tre omicidi ricade su alte, altissime personalità e poi per la gravità del
movente. Così viene ufficializzata una verità di comodo, che sfiora soltanto la
verità vera e, di conseguenza, anche la pena comminata sarà assolutamente
sproporzionata (in difetto, intendo) e ridicola. Per questo, Bertuccio confessa
di doversi turare il naso, di dover sopportare una nausea indicibile, di
vergognarsi di se stesso per essere andato contro i suoi principi e la sua
natura. Comunque ammette che il suo tormento è nulla in confronto a quello del
suo amico astronomo: lui deve tacere una verità di interesse assai
circoscritto, una verità hic et nunc. Nicolò, invece, come abbiamo detto, ha
scoperto una verità di portata cosmica, tanto rivoluzionaria che teme dovranno
passare almeno due o tre papi perché possa essere accettata. Molto ottimista!
Sappiamo bene, infatti, che perché la Chiesa la accolga e porga le sue scuse
ufficiali a un certo Galileo ci vorrà, che combinazione, un polacco che lo
riabiliterà nel 1992, a
359 anni dalla condanna.
Fantasia
sfrenata, storia, riflessioni: nel romanzo c’è proprio di tutto, quindi può
accontentare ogni tipo di lettore.
(fine)
Carmen Claps




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