martedì 10 settembre 2013

Il gufo giallo (58)


Rubrica letteraria

Il gufo giallo
recensioni di romanzi gialli

Giudizio n. 58

 

Giallo d'Avola

Paolo Di Stefano

Sellerio

 

 

Tentativo riuscito a metà

Il titolo è un po' furbetto, diciamolo. Peccato veniale, ma non è un giallo, giallo (per il colorito della pelle) è semmai il personaggio che scompare ed è d'Avola: tutto torna? Non è neppure un romanzo documentario, troppi luoghi comuni per "far colore locale" (eppure l'autore è di lì, non aveva bisogno di dimostrarlo!); a tratti si fa leggere con interesse, a tratti induce sonno. Alla fine non c'è sorpresa, nemmeno ci si aspetta, ma insomma un giallo dovrebbe creare suspense.

Ma entriamo nel testo. Le prime 50 pagine sono d'insopportabile "ridondanza", tecnica usata dall'autore per dare la sensazione della coralità. Ma non siamo ne "Il nome della rosa" davanti a un portale gotico! Ci sono anche troppi personaggi, alcuni scolpiti a tutto tondo altri (troppi) sono telegrafati; si fa confusione, ci si perde. Verso pag. 70 comincia un po' d'ordine: quindi resistete se potete, sarete ripagati. Da lì in poi si fa leggere: l'autore torna a fare il giornalista e la storia diventa più abbordabile.

Alla fine ci resta un documento interessante che descrive in modo partecipato un'epoca del passato, stili di vita ormai scomparsi, precarietà sorpassate da altre. Un passato a se ostile,  che nella parte finale, data la lunga detenzione del presunto colpevole, si affaccia al presente: TV e aereo. Senza subire cambiamenti o contaminazioni. Credo che ciò sia una forzatura.

Ma la Sicilia di Germi o di Sciascia (soprattutto il film A ciascuno il suo) è troppo impressa nelle nostre menti per rimanere colpiti da questa che è più vicina a Caos dei Taviani. Il libro è stato confrontato con Il fu Mattia Pascal, non scherziamo, questa è solo cronaca, ben raccontata, ma cronaca.

In ogni caso ne consiglio la lettura, in fondo sotto l'ombrellone un po' di compagnia me l'ha fatta.

 

Voto ***1/2/5

 

 


 

 

 

 

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