Il
lato oscuro del delitto
Interviste
improbabili
sui
lati noir della linea d’ombra
Intervista n. 1
Zio Edgar
New
York 1845, quartiere Greenwich Village. Sono atteso al secondo piano di una
palazzina di calce slavata: due corpi squadrati a tre livelli sfalsati che
trasmettono ansia. Affronto i cinque scalini esterni con affannata emozione.
Salgo altre scale, nella penombra m’assale sentore di muffa e di chiuso. Sulla
soglia un giovane stempiato vestito di nero. Fronte spaziosa, da cui si
diffonde pallore, su un’espressione scettica, forse ostile. Il sopracciglio
destro è aggrottato: mi sta studiando con una punta di sospetto. Gli avevo
chiesto l’appuntamento dichiarando d’esser una specie di nipote: è parecchio più
giovane di me, anche se ha un aspetto “vissuto”.
Senza
profferir parola mi introduce in un salotto trasformato in studio. Sulla
scrivania un corvo impagliato e un libretto sgualcito dal titolo The Raven, appunto. Sorrido e indico
l’uccellaccio nero, cercando nella memoria un appiglio per avviare, non dico
l’intervista, ma almeno un dialogo.
<<
Bellissimo! “Una volta, a mezzanotte,
mentre stanco e affaticato meditavo sovra un raro, strano codice obliato, …”
>>
Storse
la bocca disgustato, alzando il palmo della mano.
<<
Lei recita da cane! Meglio chiacchierare ma … non provi a chiamarmi “zio”! Cosa
vuole sapere del mio poema? >>
S’era
rotto il ghiaccio, ma si partiva male.
<<
Veramente non sono qui per Il corvo, ma per Auguste Dupin!
>>
Mi
scrutò severo e sorpreso.
<<
Il cavaliere! Ne è sicuro? E … in particolare per quale storia? >>
Azzardai.
<<
La
lettera rubata. >>
Annuì.
Sembrava dispiaciuto.
<<
Non so se essere contento. E’ la prima volta che qualcuno mostra interesse per
il mio lato destro, ma già lei viene dal vecchio continente: lì queste cose
attecchiranno. Dopo che ho pubblicato Il
gatto nero mi hanno chiamato folle; ma non
parlavano proprio di me … è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più
elevato dell'intelletto, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto
ciò che è profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di
esaltazione della mente a spese dell'intelletto in generale … Scusi, non voglio
farle perdere tempo. Le mando la persona giusta: colui che può parlare del mio
lato enigmatico. >>
Uscì furtivo. Sentii dei fruscii, dei rumori sordi, arrivare, con
echi cupi, dall’altra stanza. Dopo un paio di minuti ritornò. Non lo
riconoscevo. Qualcosa era cambiato nella sua espressione: Edgar era diventato
rassicurante!
Quasi sorrise. Un sorriso da cavaliere.
<<
Ordunque; vuole che le parli del Cavaliere Dupin? Come mai? >>
<<
Sa, per me è importante risalire alle origini, al padre di tutti gli
investigatori. Io scrivo gialli e … >>
<<
“Gialli”? Che significa? >>
Che
stupido, ci dividevano 166 anni e lui che ne poteva sapere dei Gialli
Mondadori! Sorrisi mellifluo.
<<
E’ un modo di dire per indicare le storie misteriose con delitto. Da noi questi
libri si stampano con la copertina gialla, sa per riconoscerli … >>
<<
Per indicare che sono pericolosi, come una nave con la peste a bordo? >>
<<
No, no per venderli meglio! Ma parliamo di Dupin. Come le è venuto in mente un
personaggio così interessante? >>
<<
Interessante? Auguste Dupin è povero, triste e … francese! >>
<<
Sì, ma cavaliere; dall'ingegno fertile e pronto a risolvere i più intricati
misteri. A lui s’interessano illustri studiosi ed anche scrittori: se lo tenga
caro, glielo copieranno di certo! … >>
Stavo
parlando troppo, il pensiero m’andò alla macchina del tempo parcheggiata
all’angolo col motore ipertrionico pronto a scattare, ma ormai non potevo
sottrarmi, non ero passato inascoltato.
<<
Studiosi illustri? Per quale motivo? >>
Freud
e Lacan non erano ancora nati, che rispondere? Dribblai.
<<
Li attira l'ingegno di Dupin. Del resto l’ha detto e scritto proprio lei: il
cavaliere è di carattere puramente analitico e il suo ragionamento ha stile
matematico dove deduzione e induzione si alternano al senso preciso
dell'osservazione. Auguste è capace di destreggiarsi con grande abilità anche
dove la polizia non riesce a trovare soluzioni … >>
Il
baffo destro (tutti e due in pratica) gli tremò.
<<
Io? No, non l’avrei mai chiamato Auguste! Non do mai troppa confidenza ai miei
personaggi. E poi, sotto, sotto, è un presuntuoso. Vuole avere sempre ragione e
non ti spiega le cose se non alla fine … in nome della sua intuizione! >>
<<
E’ per questo che il suo acume piace tanto! >>
<<
Acume, senso dello spazio, ma se è solo un pignolo saccente e presuntuoso!
>>
Come
avrei voluto dirgli che Sherlock Holmes era peggio! Stavo per rispondere una
banalità, ma qualcuno bussò due volte alla porta. Un poliziotto grande, grosso
e rubizzo sbuffava.
<<
Di chi è quel velocipede d’ottone, che ingombra il marciapiede all’angolo?
>>
Cavolo,
pagare una multa, con interessi legali, dopo 166 anni mi avrebbe rovinato!
Dovevo sganciarmi. Mentre uscivo salutando schivo, vidi un altro giovane
affiorare dalla penombra del corridoio. Completamente stempiato, la bocca
serrata e lo sguardo triste, con gli occhi per l'ingiù, sofferente come fosse stato vittima di un terribile
incubo notturno.
Mi
fissava impaurito; nei suoi occhi lampi di terrore squarciavano le pupille:
viveva d’incubi
e di lunghe interminabili notti bianche. Scossi la testa inquieto. “Non può essere!” Doveva essere lui quello che aveva scritto Il
pozzo e il pendolo! Ma allora in quella casa maledetta erano in tre: il
poeta, il giallista e lo scrittore di terribili misteri horror!
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