giovedì 30 ottobre 2014

Quando il semiologo indaga ...

 

Tutto cominciò in una calda estate … californiana!


Gli amici e i lettori, dopo la pubblicazione, qui sul blog due giorni orsono, del mio post sulla lettura psicoanalitica del giallo, mi chiedono: “Oltre agli psicologi, ci sono altri studiosi che s’interessano al giallo come strumento di lavoro?”.
Altri più pratici: “Si dice che Fruttero&Lucentini abbiano “sdoganato” (orribile neologismo berlusconiano riferito a Fini e al suo partito!) il genere giallo. Ma, non è stato Umberto Eco?”. Due buone domande, le risposte sono connesse. Tenterò di soddisfare le domande partendo dai Semiologi (ebbene sì!). I matematici (la seconda categoria, non ci credete?) e i filosofi (la terza nutrita razza) li affronterò, se avete ardore con me, in  post successivi.
Narrano le storie (o le leggende, chissà!) che un giorno Umberto Eco, in giro sabbatico negli USA, incontrò Thomas Sebeok che camminava scalzo sulla spiaggia di Dogtown (quella dei mitici surfisti del film Un mercoledì da leoni). Com’è che dall’incontro di due filosofi (in quel momento quello era il ruolo di Umberto) denso di misteri e di significati possa esser nato  un libro: Il segno dei tre (doveroso omaggio a Sherlock Holmes!) non è dato sapere, ma il saggio (Bompiani) c’è!
 

Un libro coraggioso e molto importante; da leggere con attenzione, meditare, studiare. Vietato a chi crede che Sherlock Holmes sia un personaggio bizzarro. Ci pensa Peirce a smentirlo duramente! Peirce ha il merito di aver codificato l’abduzione. L’ha pragmaticamente concettualizzata. Una frase difficile per dire che anziché ricorrere a definizioni più o meno comprensibili l’ha resa fruibile con esempi basati sui fagioli. La tradizione americana sulla coltivazione dei legumi l’ha facilitato!



Ma Eco e Sebeok, meno esperti di cereali, legumi e graminacee non sono altrettanto esplicativi, il libro risulta, ahimé, di non facile lettura. La fatica però viene ricompensata!
E’ vietato anche a chi pensa (con grave pregiudizio) che i gialli siano roba di "serie B". Da questo libro, chi voleva intendere ha inteso! I gialli sono una cosa seria, roba da filosofi! Eco, per ribadire il concetto, pubblicò Il nome della rosa.

Forse (lo si sospetta dalla meravigliosa coppia di frati iso-Watson/Holmes) voleva essere un divertissement, ma gli sfuggì di mano: è pericoloso giocare coi gialli! In realtà non ebbe problemi: ne ha vendute milioni di copie. Da quel momento chi, riferendosi ai gialli, li definiva  “letteratura di genere” veniva omaggiato con un lancio di pomodori marci.

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