giovedì 26 febbraio 2015

Detective story (17 - appendice)


"Private Eye"
ovvero investigatori privati.
(17)
Il kit del "duro" (appendice

Sembrerebbe facile fare il private eye anni '40 a Los Angeles o New York. In verità è un duro lavoro e anche parecchio pericoloso. Deve pedinare, osservare nascosto nell’ombra, bluffare col sorriso sulle labbra mentre ha paura, incassare pugni e botte, simulare gentilezza quando vorrebbe tirar pugni … non è facile riconoscerlo. Ma, allora, come si fa a diventare detective negli anni dell’hard boiled?


Per sua natura è animale notturno. Vive sempre nel chiaroscuro. Facciamo luce e lasciamolo guardarsi allo specchio, anzi in una foto di famiglia!


Padre e figlio, tutti e due si chiamano Sam, hanno indagato a trenta anni  di distanza, uno in California e l'altro a Bologna, eppure si assomigliano!


Facile per un figlio ispirarsi al babbo. Ma   il "padre" prima di affrontare il mestiere non era nessuno! Per trasformarsi gli ci è voluto un kit: il kit del "duro".


Un kit di strumenti, oggetti, gadget e facility. Ma si ricordi: è un gioco pericoloso!
Facciamo l'elenco dell'essenziale.
Una pistola: revolver o semiautomatica, a discrezione, secondo gusto o necessità.



Un cappello a larghe falde, di feltro grigio scuro. Utile per la pioggia e per i pedinamenti.


Un ufficio nell'angiporto o in qualche zona economica. Importante la scritta sul vetro. Meglio con un'uscita di servizio su un vicoletto per evitare creditori e scagnozzi.


Una licenza da mostrare alla gente, ma soprattutto al poliziotto ostile. Si consigliano due copie: il poliziotto spesso la trattiene.


Un trench chiaro di foggia militare: spalline, lacci serramaniche, mantellina.


Un vestito da "elegantone", di lino o di lana, gessato, per mostrare quello che non si è!


Un'auto fuoriserie, meglio se cabrio. Necessariamente usata con qualche difetto di combustione.


Una segretaria procace, ma va bene anche una matura che vi fa da vice mamma!


Un passato oscuro difficile da (o far) dimenticare. Così il nostro detective, "segnato da un passato enigmatico è spinto verso un futuro da eludere; non  ha che una scelta: il presente dell’azione!"


Come vedete non c'è da spendere molto, di certo, dopo, c'è da sputare sangue e denti! E non coltivate la speranza d'uscire da quel tunnel!
 

mercoledì 25 febbraio 2015

Romanzi in B&W (09)


Romanzi in B&W
influenze della letteratura americana
sui film noir anni '40

Parte IX


L'era di Raymond (parte I)

1943, esce in libreria The lady in the Lake il quarto romanzo  di Raymond Chandler. L'autore, ormai alla su prima profonda crisi, tra un bicchiere di whisky e l'altro, rimpasta, arrangia e miscela a 43°, come suo uso e malcostume, alcuni racconti precedenti usciti sulle riviste "dime".



Da un paio d'anni è in crisi, esistenziale e creativa, bisognerà attendere due lustri prima di poter leggere un altro capolavoro!
Nel 1947, sulla scia del suo primo grande romanzo, viene realizzato un film assai deludente e presto dimenticato.


Ma ricominciamo da capo!
Dal 1939, è l'anno della pubblicazione del capolavoro, The Big Sleep. E' il suo primo romanzo, e uno dei pochi di stesura completamente originale: poi rimpastò spesso precedenti racconti con risultati alterni.  Il successo gli procurò  un contratto come sceneggiatore con la Paramount a partire dal 1943. In seguito scrisse nove romanzi, di cui uno incompiuto, e varie sceneggiature per Hollywood tra cui le più importanti sono quelle de La fiamma del peccato (di Billy Wilder, che però molto impietosamente lo ha criticato "era sempre alticcio e ho dovuto scrivere io la sceneggiatura" in una sua intervista) nel 1944. Precipitato nel tunnel dell'alcolismo, tentò il suicidio nel 1955, un anno dopo la morte della moglie, Cissy Pascal. Prima di aver ultimato l'ottavo romanzo della saga di Philip Marlowe, morì di  polmonite  nel 1959.  



Nel 1946 segue il film omonimo The Big Sleep diretto da Howard Howks  e interpretato da Humphrey Bogart   e Lauren Bacall.
Il titolo si riferisce alla morte (che è un "grande sonno") e non è citato in nessuna battuta del film, bensì è la frase finale del romanzo.  
Nel 1997 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry  della Biblioteca del Congresso   degli Stati Uniti.
Esiste un remake inglese del 1978: Marlowe indaga.

 



La trama è nota: Philip Marlowe, private eye, è assunto dal generale Sternwood (malato di ipotermia: vegeta in una serra) per scoprire chi ricatta la figlia minore Carmen per i suoi debiti di gioco.


Presto il caso diventa più complesso, e viene coinvolta anche la figlia maggiore Vivian. Marlowe, deciso a fare luce sulla scomparsa del giovane Sean Regan, entra in un'atmosfera morbosa di complotto e seduzione tra ricatti, omicidi, furti e bische clandestine, che non ha uguali nella storia del genere.


Humphrey Bogart, con una recitazione efficace e scarna, esalta il personaggio di Philip Marlowe. Detective forte, ma solitario e malinconico, è stato tra le migliori creazioni della letteratura poliziesca. E' valorizzato anche dallo stile asciutto del regista Howard Hawk. Splendida la giovane Bacall al suo esordio come attrice protagonista.   Celebre è la scena finale del film, quando Marlowe sfida il capo del racket Eddie Mars: il detective, nelle sue debolezze di uomo duro e solitario, sembra vacillare, ma non molla la presa.





Il successo strepitoso al cinema dette luogo ad altre edizioni del romanzo che fu tradotto in decine di lingue.




Memorabile è la traduzione di Oreste Del Buono, considerato lo "sdoganatore" del genere noir!
 
 

martedì 24 febbraio 2015

Detective story (16)


"Private Eye"
ovvero investigatori privati.
(16)
I postmoderni (parte III)


Pepe Carvalho ( Ho ammazzato J. F. Kennedy - 1972)



Pepe Carvalho, all'anagrafe José Carvalho Tourón, nasce a Souto (presso Lugo, in Galizia) quasi al termine della Guerra Civile spagnola  (quindi intorno al 1939, come il suo creatore).
Poco si sa di lui prima dell'avvio della professione. « La mia biografia è impresentabile.» Dice lui stesso « Ex rosso, ex agente internazionale. Amante di una puttana più selettiva che seletta. »
Le notizie della sua infanzia, così come quelle degli anni precedenti il suo trasferimento a Barcellona, sono abbastanza lacunose e per molti aspetti incerte. Da giovane militante comunista partecipa alla lotta clandestina contro il regime franchista  con il nome di battaglia di Ventura, ciò lo porterà, normale conseguenza, a essere incarcerato. Dopo aver lavorato quattro anni come agente della CIA, si stufa e intraprende la carriera di investigatore privato. Ha lasciato un pesante strascico, ma quelli della CIA non lo troveranno mai.



Vive a Barcellona (ha una villetta amena nella zona collinare di Vallvidrera). Sembra non se la passi né bene, né male: sopravvive dignitosamente a se stesso e al suo passato.
Carvalho è un solitario. Cinico e disilluso  dal proprio lavoro riesce a racimolare lo stretto necessario per vivere e si accontenta di poco. Quelli che pagano meglio sono i mariti che si credono traditi. Gli altri, quelli che gli affidano incarichi importanti, quelli no, non pagano bene, e spesso Pepe finisce con l’infilarsi in situazioni poco piacevoli, fino a rischiare di venir ammazzato. E di queste situazioni ce n’è un’infinità, perché la Barcellona che conosce e frequenta Pepe non è certo una città da cartolina.
Ha un ufficio anonimo sulle Ramblas. Potrebbe essere come quello di Marlowe o di Sam Spade. Non lo è. All'interno, in uno sgabuzzino munito di cucinino, vi alloggia Biscuter, uno “sgorbio d’uomo” suo aiutante e cuoco incredibilmente raffinato e poliedrico. Biscuter (José Plegamans Betriu)   conobbe Pepe nel carcere di Lleida.   Pepe era detenuto per motivi politici mentre Biscuter come ladro di auto (da qui il nomignolo visto che Biscuter era il nome di una utilitaria molto diffusa in Spagna negli anni '50). Si rincontrano nel 1977 quando Biscuter, senza averlo riconosciuto, chiede 25 pesetas a Carvalho. È l'inizio di una collaborazione che durerà per molti anni: Pepe fa il detective e Biscuter il segretario e cuoco per aiutarlo in seguito anche nelle investigazioni. Biscuter rimane spesso al margine dei casi ma è una figura sempre presente che suscita un'immediata simpatia nel lettore. Memorabili le sue peregrinazioni nei mercati e nelle botteghe di Barcellona alla ricerca delle materie prime dei piatti che cucina e sottopone all'insindacabile giudizio di Carvalho.



La vita sentimentale di Pepe è tutta costruita sul travagliato rapporto con la prostituta Charo, le avventure con altre donne non fanno che aumentare la solitudine dell'antieroe  umanamente cinico. Charo (Rosario García López) fa di mestiere la prostituta, ma è  amante free di Carvalho dal 1971. Originaria della Murcia, prima si prostituiva in un locale, poi ha deciso di esercitare la sua professione in casa (in calle Perecamps a Barcellona ). Nel 1991 lascia Carvalho e Barcellona accettando un posto offerto da un suo cliente: centralinista in un albergo ad Andorra.
Per Pepe luogo lontanissimo: anche per lavoro lui lascia con molte remore Barcellona.



Non gli piace tirar fuori la pistola, ma a volte c'è costretto: affiorano allora brutti ricordi. Una delle sue manie è bruciare i libri che ha letto nel passato, custoditi negli scaffali della sua libreria costruita su misura nel villino di Vallvidrera. Brucia i libri poiché non li riconosce più come mezzo per interpretare il mondo (ha qualche remora solo per alcuni, ad esempio quelli di Joseph Conrad, che comunque non risparmia).
La sua passione è la buona cucina, sia come cuoco sia come gourmet. Il gusto per i piatti pesanti lo porta ad eccessi dannosi per la salute e spesso per il sonno.


I detrattori, soprattutto il commissario filofranchista Contreras suo antagonista, lo definiscono Pepe un "annusapatte", termite usato per identificare gli investigatori privati che si occupano di casi di infedeltà coniugali. E' vero, a lui capitano parecchi casi del genere, ma non ama parlarne.
Buongustaio; non solo, ha anche una sua filosofia del cibo. Lo aiuta  Enric Fuster,   un commercialista vicino di casa di Carvalho, durante le cene organizzate da Biscuter che iniziano tardi e si prolungano per quasi tutta la notte. Fine intenditore di cibi pregiati e distillati condivide con Carvalho la passione per la cucina, accettando, per il gusto della tavola, di sottostare alle stranezze del suo ospite.
Da ricordare Bromuro (Francisco Melgar). Conosce Carvalho nel carcere "La Modelo" di Barcellona e gli fa da prezioso informatore.
FINE