giovedì 26 maggio 2016

Gli sport minori degli anni '20.


Album fotografico
(IV)
dello sport minore nel Valdarno  (Montevarchi 1924)
Per l'uscita della riedizione (o II edizione) de La ragazza dello scambio, vi propongo alcune foto "ricordo" del 1924 o giù di lì! Il mio romanzo noir parla anche di questi questi sport, ancora praticati nell'anno 1924, le immagini sono evocative di un passato ormai dimenticato.

 

Montevarchi e Valdarno

Antichi svaghi domenicali 
a metà degli anni '20
Il calcio fece presto a prevalere su tutti gli sport minori (o meglio svaghi) domenicali. Come si vede (dall'archivio della Sampdoria) già nel 1925 c'erano settimanali specislistici. 


Di sport ne voglio ricordare alcuni altri  perché rappresentano una grossa parte della cultura del tempo libero (poco) di allora.


Il Pallone col bracciale si praticava con grande successo di pubblico. Era (purtroppo nessuno lo pratica più!) uno sport di squadra sferistico (da cui il nome del campo di gioco: sferisterio) e uno dei giochi nazionali italiani più antichi: fu lo spettacolo atletico più popolare in Italia sino al 1927. I "pallonisti" professionisti, ossia giocatori di pallone, dell'epoca erano tra gli atleti più ricchi e famosi del mondo. Per vederli si pagava salato: un lusso per i contadini, una spesa mal sopportata per gli operai.


A Montevarchi si giocava prima allo Sferisterio adiacente alle Stanze Ulivieri, poi (visto che questo fu adibito a campo di calcio) in quello del Giglio (poi Circolo del tennis, ora centro parrocchiale) di cui non è rimasta memoria: il muro fu abbattuto da una tromba d'aria quando già c'era il tennis. Meno male che quello in centro è stato ripristinato a piazza della memoria del gioco e il muro intonacato e imbiancato, cosa filologicamente corretta.


Il gioco delle bocce (al bocciodromo del paese) o quello delle palle nel pallaio rurale. Non era solo una questione di locazione, ma anche di dimensioni. Le palle (solo di legno) erano molto più grandi e il pallaio anziché le sponde aveva i bordi parabolici. Il pallaio richiedeva (per fare buoni tiri) calcoli astronomici e manutenzione accurata. E' per questo che si costruivano lungo i borri (acqua e rena). Quelli longo il borro dell'Ornaccio erano molto apprezzati per via del renino, che veniva anche vendito alle massaie per rigovernare. Ancora oggi  si possono vedere (ci vuole molta attenzione) le vestigia di uno di questi pallai.
Il gioco del tamburello, di cui ci portiamo ancora ricordi di estati passate al mare, era in realtà gioco di squadra. Si giocava anch'esso allo sferisterio. In Valdarno l'ho visto sopravvivere a Figline, nel piazzale del parcheggio dello stadio, chissà se stamani ci sono?


Il gioco della ruzzola si faceva con le forme di cacio o con dischi di legno sagomati. Il formaggio era usato solo nelle sagre paesane, negli altri casi si preferiva il legno.

Alla fine del 1800 ('96 o '97?) il gioco era talmente praticato che si disputò un campionato nazionale a squadre. Carlo Fontana e Enrico Mascagni furono la coppia campione.


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