lunedì 11 luglio 2016

Professionismi alternativi (IV)


Quando a indagare non è uno sbirro, un detective o un magistrato,
ma un "professionista altro"!
Parte IV

Quando il matematico indaga ...

 

è il momento di far meglio due conti: qualcosa non torna!
 
L’enigma matematico sarebbe  tipico del giallo classico, se ci fossero stati autori all’altezza. Di meglio, ma non troppo, s’era visto al cinema,   con l’enigmistica però, che è cugina stretta della matematica.
Sono appassionato di matematica e di enigmistica, per prendere in giro questo sotto-genere (lo meritava per lo spessore troppo sottile di argomenti e situazioni) pubblicai la raccolta  Viareggio, piccoli delitti imperfetti – Marco del Bucchia editore 2006.  Contiene otto racconti gialli, tutti basati su enigmi matematici o enigmistici.

A suo tempo fu segnalata da Ennio Peres (il più grande l’esperto italiano di giochi enigmistici e matematici) sul mensile di fumetti Linus. Dico questo per farvi capire quanto tenga alla matematica applicata alla costruzione di una trama gialla.  

Carlo Toffalori, docente di Logica all'Università di Camerino e appassionato di gialli, l’ha presa più sul serio di me. Cerca di dimostrare come la matematica possa essere (spero solo sulla carta) uno strumento simbiotico tra le attività del crimine e  quelle di detection.
Con E. A. Poe   inizia il capostipite dei detective, le chevalier Auguste Dupin. Per dare una soluzione logica al "Mistero di Marie Roget", utilizza il calcolo delle probabilità nella narrazione per sottolineare le differenze tra due assassinii. Sherlock Holmes  incarna meglio le caratteristiche del lucido ragionatore. Holmes   “fa del metodo deduttivo e dunque, si potrebbe dire, matematico, la base delle sue indagini…)”. Niente di nuoco, ma Holmes è più un chimico eccentrico (manipola polveri) che un matematico. Il suo avversario, il perfido professor Moriarty, è davvero un matematico, ma ha messo la sua intelligenza al servizio del crimine.  
Un altro "assassino matematico" lo si incontra nei romanzi di Rex Stout.  In Invito a un'indagine, Nero Wolfe scopre l'assassino di una donna  grazie a un'intuizione sul suo pseudonimo Talete, come il saggio di Mileto, e a una serie di riflessioni sulla storia della geometria. Anche in altri romanzi di Wolfe emergono frammenti di matematica: si trova un curioso paragone tra Nero e Newton. E’ frequente il ricorso alle mathematical fiction. Nel racconto Nero Wolfe fa due più due   la vittima è un matematico e la soluzione emerge dalla storia della nascita della cifra zero.
Ci sono poi gli "investigatori matematici" alla Ellery Queen. Nel "Mistero di Capo di Spagna" si espone una teoria sull'arte dell'investigazione che manifesta una chiara impostazione matematica e richiama esplicitamente il "Programma" di Hilbert. Quel che conta, per Ellery, è "la logicità, il perfetto concatenamento di indizi e particolari verso una soluzione che, alla stregua di un problema matematico, possa considerarsi ineccepibile e inattacabile sotto ogni aspetto". Queen è anche uno dei maestri dei cosiddetti "delitti impossibili": non tanto crimini reali, tratti dalla vita comune, quanto vere sfide al lettore sul piano logico, enigmi e giochi intellettuali complessi.
John Dickinson Carr è un altro famoso autore del "genere della camera chiusa", nel quale il delitto avviene tra quattro mura e non si capisce da dove e come sia fuggito l'assassino, se non violando le leggi della fisica.
Non ci si dimentica del commissario Maigret, anche se il suo "metodo" è quanto di meno scientifico ci possa essere, basato sull'introspezione psicologica degli indiziati; ciò che lo avvicina ai matematici, secondo Toffalori, è però quel rimuginìo lento e quasi ossessivo, senza orari, che fagocita giornate, notti intere e passeggiate. Perché allora non Adamsberg lo “spalatore di nuvole” di Fred Vargas?
Nel suo saggio Toffalori, da buon matematico e professore, si mette a verificare se e come questi giudizi sono meritati, principalmente dal punto di vista della matematica.  Da anche un voto e   non è che i famosi detective di carta (e di conseguenza i loro autori) ci facciano una bella figura. Colpa anche del mercato:   spesso  la descrizione della matematica presente nei gialli esaminati è fin troppo stereotipata e banalizzata (credo che potevano far di meglio). Non solo,   nelle traduzioni degli anni '50 e '60 le poche descrizioni tecniche venivano  cassate nell'edizione italiana. Capirete come il panorama sia desolante.
Toffalori, da vero professore, racconta anche i casi della matematica che, dall'ultimo teorema di Fermat alla congettura di Goldbach, si sono trasformati in gialli della scienza. Cerca di dare dimostrazione della connessione tra la "regina delle scienze" e il genere poliziesco che, secondo Borges, è un tipo di romanzo fantastico speciale: frutto dell'intelligenza e non soltanto dell'immaginazione.
Toffalori, dopo un po' però cade nella ripetitività, e alcuni degli incisi risultano piuttosto gratuiti. Non è tutta colpa sua, non è facile pestare acqua nel mortai per fare il pane!
Purtroppo,  lo   spunto apparentemente interessante, di riscrivere la storia della dimostrazione dell'Ultimo Teorema di Fermat come se fosse un giallo, non è originale. Già nel ’96 ci aveva pensato Amir D. Aczel, come si può vedere dalla copertina del suo appassionato saggio.

Peccato che Toffalori non abbia letto la mia raccolta Viareggio, piccoli delitti imperfetti  E’ ancora in vendita, ma se mi contatterà gli invierò volentieri una copia. Contiene otto racconti gialli, tutti basati su enigmi matematici.
Non sembra neppure conoscere la raccolta di Claudio Bartocci Racconti matematici – Einaudi 2006, dove non ci sono gialli, forse qualcosa vorrà dire! Per concludere, procuratevelo solo se siete davvero amanti dei gialli (non della matematica, potreste rimanerci male!).
Fine

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