venerdì 7 aprile 2017

L'ombra del bonsai (2-I)


Sospetti
l'ombra del bonsai
2
Aneliti di libertà






I

Contare i giorni era diventata la sua maledizione. Lei, ad un certo punto, aveva pensato che staccare i calendari dalle pareti potesse risolvere il problema; l'aveva invece aggravato. Ogni mattina si svegliava e aumentava di uno sull'ultima pagina del quaderno delle spese. Tre anni, due mesi e sei giorni facevano millecentosessantadue giorni, bisesto più, bisesto meno.




Più di duemilatrecentoventiquattro volte l'aveva portato fuori. Due volte al giorno: la mattina per fare la spesa: mica poteva lasciarlo solo in casa! Il pomeriggio, verso sera, per fargli prendere aria, anche di gennaio: "Mai che si fosse raffreddato!". La domenica mattina, poi, c'era la messa, "Almeno se biascica l'ostia per due ore sta buono!". Le ostie dovevano essere più di centosettanta, non le aveva contate.
Quando i suoi genitori erano crepati in un tamponamento a catena a nord di Mestre aveva ereditato l'appartamento al quinto piano e il nonno. Nonostante il conto in banca e la pensione, non era stato un buon affare.
Sono due settimane e tre giorni, ormai. Diciassette giorni, da quando, per ricominciare a uscire da sola con comodo, aveva serrato gli occhi e, disperatamente, aveva spinto la carrozzina del nonno oltre il primo gradino.
"Dentro quella scatola di latta mi manca il fiato! Il nonno odiava prendere l'ascensore: lo chiamava e teneva la porta aperta per tre o quattro minuti mentre il vecchio bestemmiava astioso: "Cazzo, come vorrei scendere la scale di corsa!".

L'aveva accontentato: il rumore di ferraglia che rovinava, rimbalzando, per le scale dell'antico palazzo e il tonfo sordo della capocciata su uno stipite in pietra serena le erano sembrati musica. L'anelito di libertà era esploso: si era commossa e aveva pianto di gioia, ma lo sapeva solo lei. Almeno lo sperava.

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(dati libro)  
 

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