venerdì 24 novembre 2017

Lanterna Gialla (113)


SPECIALE GIORNATA INTERNAZIONALE PER L'ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE

 

Oggi 25 novembre 2017 è "La Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne" è una ricorrenza istituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999. L'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel designare il 25 novembre come data della ricorrenza, ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e leONG a organizzare attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica. Cercherò di dare un contributo, ma a modo mio.  


Se n'era già parlato a marzo (il giorno 8) e se ne riparlerà. Non intendo riportare dati o statistiche o notizie dell'ultima ora. Non intendo intristire col lutto...Voglio solo ricordare che contro la violenza non si possono dare delghe, occorre combattere.   Vi invito allora a guardare (o riguardare con altri occhi... scusate , data la storia, la parola!) questo film per ricordarvi con determinata leggerezza che le donne, ancorché deboli e prive della vista, possono reagire e, alla fine, contrastare la violenza. Sappiano, comunque, che che c'è chi fa un tifo attivo tifo per loro!!!



Film n.111

Gli occhi della notte   (Wait Until Dark) - 1967
di  Terence Young
con Audrey Hepburn, Alan Arkin,  Richard Crenna, Efream Zimbalist Jr



Un appartamento al buio? Da non credere!
Sinossi. Entrata casualmente in possesso di una notevole quantità di droga contenuta in una bambola consegnata in aeroporto a suo marito, una donna cieca deve scontrarsi con tre malviventi che vogliono recuperarla. Approfittando dell'handicap della donna, si fingono agenti di polizia e falsi amici del marito per introdursi in casa. Quando lei se ne accorge,  riesce a staccare la corrente e a far precipitare l'appartamento nel buio, per combattere ad armi pari con i criminali.






Trama. Una coppia di newyorkesi (lui fotografo, lei giovane donna divenuta cieca a seguito di un incidente) si ritrova a che fare con tre malviventi decisi a tutto per rientrare in possesso di un'ingente quantità di droga che Sam, il fotografo (Efrem Zimbalist jr) aveva ricevuto all'aeroporto, al rientro da una trasferta in Canada, da una giovanissima trafficante di nome Lisa, spaventata dall'uomo che l'attendeva al JFK (il più malvagio dei tre trafficanti, un nevrotico e bravissimo Alan Arkin). Di qui in avanti il film è ambientato quasi interamente all'interno dell'appartamento dove la coppia vive. Con stratagemmi vari i tre, a turno, iniziano un via-vai nell'abitazione per cercare di farsi dire da Susy (Audrey Hepburn) dove suo marito abbia messo la bambola (dove è nascosta la droga: in realtà l'ha presa Gloria, una sveglia ragazzina che abita al piano di sopra e che aiuterà la protagonista ad avere la meglio (i rimanenti sono interpretati da Richard Crenna e Jack Weston). Oltre all'ambientazione, alla regia (un ottimo Terence Young) e alle inquietanti musiche di un sempre ispirato Henry Mancini, Wait Until Dark si fa notare per Audrey Hepburn che per prepararsi al meglio frequentò pure una scuola per ciechi!




Valutazione. Non è un film perfetto. Restano evidenti  alcune debolezze drammaturgiche e una certa macchinosità nell’avvio dell’azione. hanno fatto discutere un paio di svolte psicologiche poco motivate nel personaggio di Susy: eccessiva e immediata la fiducia accordata allo sconosciuto Mike, e decisamente irrazionale la caparbietà di non cedere sul finale alle minacce di Roat. Personalmente le considero invece la chiave d'interpretazione del film. Il filo conduttore che lo rende attuale fino ai giorni nostri: il tema della rabbia scaturita dalla fiducia tradita.
Ciononostante nelle sue grandi linee Gli occhi della notte resta comunque ben costruito, affidando tre quarti del racconto alla suspense della parola ingannevole e della messinscena e ritardando sapientemente, quasi fino all’asfissia, l’esplosione dell’azione. È un film che nasce col chiaro intento di spaventare il pubblico ma senza ricorrere agli effettacci e alle tinte forti (Dario Argento rifletta!). E' da considerare un thriller coevo di quelli già prodotti e anticipatore di molti canoni espressivi anni Ottanta.


Il film di Young s’impenna emotivamente nell’ultima mezz’ora, quando l’unità di luogo chiuso si stringe intorno a due soli personaggi, Susy e il nevrotico Roat. La tensione e la minaccia si fanno sempre più più esplicite e incombenti.   Alcune soluzioni narrative ed espressive appaiono  geniali (la sfida con la tanica di benzina e i fiammiferi, Susy che cerca insistentemente il buio per giocare ad armi pari con l’aggressore, quel frigorifero aperto da Roat a tradimento come unica fonte di luce capace di riportare la sfida su un piano impari…).   Il risultato è che il buio del bilocale di Susy, in quegli attimi di sospensione, si tramuta in buio totale, extrafilmico, si espande fuori dallo schermo, ci coinvolge e ci riguarda, con perfetta acrobazia di mimesi e identificazione, e il fiato sul collo di Roat lo sentiamo anche alle nostre spalle dietro la poltrona.



Nella sua ultima mezz’ora Gli occhi della notte si tramuta in un perfetto oggetto di “filmicità”, un’opera che  si pone lo scopo che di mettere in funzione tutti i suoi possibili strumenti per una finalità metaforica, è  cinema che si esibisce in tutte le sue potenzialità rivolte a descrivereil terrore, lo spavento e la determinata reazione di una donna.   Alan Arkin   è un perfetto psipatico stalker: indovinato pure nella sua fisicità e nel suo abbigliamento con giubbotto di pelle nera, il Roat di Alan Arkin è un magnifico prototipo per tutti gli squilibrati, a prima vista dei "normali", che stano seminando morte tra le donne. Cinico, dalla battuta pronta e tagliente, fascinoso e respingente, poi scopertamente aggressivo e violento.

Voto ***1/2/5


 

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