martedì 26 gennaio 2021

 

Giallo vintage alla napoletana

 


E' arrivato in tv (Rai1) il commissario Ricciardi ingredienti:

Base di melò, alcuni cuori infranti (tormenti personali), molto disagio sociale (miseria nera) e come eccipiente qualche ectoplasma (q.b.), ma niente camorra!

Il periodo storico è quello del ventennio fascista, che nei romanzi di Maurizio De Giovanni non si parli di camorra è grave dimenticanza, va subito sottolineato.

Quelli del commissario Ricciardi sono gialli storici, per cui è bene, e non fuori luogo, fare un po' di storia. A Napoli la camorra c'era già da cinque secoli. Mussolini non sottovalutò il fenomeno camorristico, anzi: concesse la grazia a molti camorristi condannati  sicuro che nel nuovo assetto dittatoriale questi avrebbero potuto essere utili. Molti delinquenti infatti diventarono squadristi entrando a far parte delle squadre fasciste ed ebbero in cambio il silenzio sul loro passato. Nel 1921, proliferano i sindacati padronali da contrapporre a quelli operai: usano i camorristi per reprimere i tumulti.

Il primo sindacato padronale è quello dei camerieri. Nasce con l'appoggio di Guido Scaletti, piccolo camorrista della zona di San Gregorio Armeno.  Arturo Cocco, un altro esempio, camorrista del quartiere Sanità aveva fiutato il vento e si era gettato tra le braccia del regime. Il suo ascendente nella sua zona d'origine poteva ben servire a controllare che tutto andasse a dovere e la polizia si avvantaggiava dei servigi di Cocco. Un altro guappo violento, Marco Buonocuore, sparò a un operaio antifascista e ottenne buoni incarichi pubblici. L'iscrizione al Partito Fascista era comunque agevolata, senza tener conto della fedina penal. Al quartiere Sanità, Salvatore Cinicola, detto macchiudella con un passato da guappo, fu ben lieto, in cambio di favori e onori, di diventare informatore della polizia, facendo, come amava ripetere da veleno della malavita. Il 25 luglio del 1943, con la caduta di "Mussolini", la gente del quartiere tentò di linciarlo. Fu proprio Luigi Campoluongo a salvarlo. La vita gli fu risparmiata, ma la gente lo costrinse comunque a girare per via dei Vergini tutto imbrattato di sterco.
 
Ora parliamo della fiction
 

Strani fenomeni quelli multimediali! Già avevo commentato positivamente le trasposizioni a fumetti operate dalla Bonelli con gran cura e impegno artistico (Maurizio De Giovanni è stato coinvolto pesantemente: merito anche suo!). Il secondo passaggio, dalla china alla pellicola,  è come ho subito notato una trasposizione del fumetto in fiction televisiva.
 

Gli attori per i personaggi principali  sono stati scovati e identificati grazie agli identikit della Bonelli! Questo lo trovo un atto di rispetto verso i lettori e lo apprezzo molto.
La regia e la scelta della location (ambienti interni soprattutto) è raffinata. Gli ectoplasmi, sono ben realizzati, anche se un po' invasivi. Ne esce un film tv godibile, anche se un po lento, ma ricordatevi de Il mulino sul Po e poi se ne riparla!
Credo che vedrò tutte le puntate, anche se non sopporto il melò, so che a Napoli non si muore solo di amore e di fame, ma anche di camorra... a Maurizio De Giovanni consiglio di riguardarsi il film Processo alla città, con Amedeo Nazari e Paolo Stoppa. Per l'altro suo ben più grave difetto (per me che sono juventino), l'esser tifoso del Napoli, non c'è speranza che cambi!

 

 

 

 

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