La provincia
liquida
Analisi semiseria, forse irriverente, in tre
puntate, del lato oscuro della provincia italiana. Un luogo dove avvengono
terribili delitti, ma le ferite si rimarginano molto alla svelta; dove il tempo
non gioca a favore degli investigatori, dove gli eventi fluiscono senza sosta
…
(parte I)
Il paese come micromondo chiuso.
Il
paese, o il villaggio, come ambiente chiuso ricorre nelle storie di Miss Marple
(La morte nel villaggio – 1930), ma anche Maigret è spesso (nel 1931 sei o
sette titoli) in piccoli paesi della provincia francese, per non parlare
dell’ispettore Barnaby o di Jessica Fletcher la mitica “signora in giallo”. Location
con ruoli predeterminati, un perfetto ologramma della società: il prete, il
farmacista, l’albergatore, l’anziana nobildonna che sa tutto di tutti, il
medico, il possidente arrogante, la signora avvenente e disponibile. Tutti si
conoscono e si auto controllano … finché non ci scappa il morto.
Ultimamente
han corso il rischio di stoppare queste due serie. La causa: lo spopolamento
(per eccesso di decessi violenti) dei villaggi frequentati dagli investigatori
tv e conseguenti problemi di casting (si muore una volta sola!). Hanno allora
allargato scenario. Barnaby opera infatti su tutta la contea di Midsomer: un
aggregato disperso di villaggi (vedi mappa sopra). La Fletcher va a trovare
parenti e amici in posti remoti e subito, appena disfà le valigie, avviene un delitto! Chi la conosce, vedendola
arrivare, si tocca gli attributi.
L’omertà
degli abitanti
Tutti
sanno e nessuno parla, al massimo qualcuno ammicca! I muri hanno orecchie e le
finestre orecchi, ma gli abitanti del villaggio diventano sordi e ciechi
davanti a una divisa. Anche la memoria delle persone sembra labile: non
ricordano o non sanno. Bisognerebbe saper leggere il “non verbale”, ma la
psicologia è scienza pratica e la programmazione neurolinguistica non la
insegnano né agli ispettori, né ai commissari.
Sono
di fatto impotenti davanti a sguardi assassini. La conclamata omertà è un
bell’alibi per chi indaga. Le tre scimmiette fanno comodo a tutti, anche ai
media.
La
provincia è liquida
Che
la provincia italiana non fosse adatta per storie hard boiled l’avevo capito fin dall’inizio. La skyline delle apuane
è più selvaggio di quello di Los Angeles, forse anche più bello, ma Philip
Marlowe ne resterebbe straniato. Da qualche mese ho però cominciato a dubitare (vista l’efferatezza, la truculenza
e la ferocia di alcuni delitti) che sia adatta al “soft”.
Mi
sto sempre di più convincendo che la provincia sia liquida. Sfuggente,
magmatica, dinamica e soprattutto mobile. A volte sembra avvolta da liquido
amniotico; altre è infida come sabbie mobili; ma sempre, senza apparenti
segnali, si consolida all’improvviso, ed è subito pietra. Se fate attenzione sentirete
che scotta! Non è acqua che si è congelata, ma lava (magma) che sembra
solidificata. Tenete a mente questa metafora, ci tornerò alla fine.
(2-segue)
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