mercoledì 5 settembre 2012

Antichi giochi

Montevarchi e Valdarno

Antichi giochi a metà degli anni '20



Il contesto socio economico del mio romanzo La ragazza dello scambio (noir di ambientazione storica) è caratterizzato da una progressiva  industrializzazione con riduzione delle attività agricole. Siamo nel '24, sopravvivono e creano legami col passato gli antichi giochi. Perlopiù  di cultura contadina; alcuni, però, già mostrano d'essere influenzati dal progresso.


All'inizio del '900 il gioco del cerchio era uno dei più diffusi. I bambini lo spingevano con una bacchetta di legno rincorrendolo.


Quando le biciclette cominciarono a diffondersi, il cerchio fu sostituito dal cerchione. All'inizio era di legno, poi di ferro. L'innovazione tecnologica stava nella scanalatura (dove stava la gomma piena e poi la camera d'aria). Spingendo col bastone adagiato sulla scanalatura s'andava parecchio più veloci.


I ragazzi, nelle piazze del paese, si sfidavano con le trottole. La trottola, tornita su un tronchetto di legno di legno duro, era dotata di una punta di ferro e di un cordino: per il lancio.

Era questa una sfida a rischio: chi perdeva poteva rischiare la distruzione dell'attrezzo (spaccatura a forza di puntate) o doveva cedere la punta di ferro dello strumento. Comunque si giocava almeno un soldo.

Con l'avvento delle figurine (soprattutto quelle del Feroce Saladino, nel 1935) la scommessa si fece ancora più rischiosa. Mi risulta che con l'esemplare del titolare della serie messo in palio, dall'altra parte se ne dovesse calare almeno sei e titolate!

                                                         
La lippa era praticata nelle piazze, ma, osteggiata dai commercianti del borgo (temevano per le vetrine), venne emarginata in periferia e non ebbe lo stesso successo che nelle campagne.


Le bimbe imparavano presto a giocare a campana. Si disegnava a terra col gesso, ma anche col carbone o con un pezzo di mattone. Occorreva anche un sassolino colorato.


Un cantone, uno stipite, un androne, una porta socchiusa, il tronco di un albero. Tanti i nascondigli possibili. Giocare a nascondino sviluppava fantasia e creatività.


Chi aveva buone argomenti (due o tre biciclette in casa lo erano) con un meccanico di biciclette poteva sperare, ogni tanto di avere in regalo un mezzo metro di camera d'aria. Allora diventava un costruttore e mercante d'armi: fionda o fucile a elastici erano subito costruiti. 

La fionda era una cosa seria e anche pericolosa: dovevi stare in campagna per usarla. Altrimenti ti veniva requisita dopo due o tre tiri. Il fucile, innucuo, era invece tollerato da tutti: con quello non potevi far male che a una mosca! La nonna, magari, ti regalava una molletta.


Le classi allora erano molto numerose e ( a parte le pluriclassi rurali) non miste. Tener buoni 35 o 40 fanciulli non era facile. Per farli sfogare nella ricreazione o (quando il maestro, scoppiato, l'aveva portati all'aperto) in passeggiata i maschi giocavano a cavallina. A volte qualcuno, cadendo, si faceva male alle ginocchia, che erano sempre piene di croste.


 Le bimbe invece a moscacieca, gioco molto più composto e malizioso. Lo giocavano anche alla corte del Re Sole!

Coi mattoni si costruivano piste  "veloci" per mandarci le palline di terracotta (fatte nelle fornaci di mattoni del luogo) e poi i tappini della birra. Erano per i più grandi, stufi di leticare sulle piste disegnate a terra col gesso! Quando arrivarono le palline di vetro queste piste si resero indispensabili!

 Mi hanno pregato di ricordare con una foto d'epoca il calcio giocato in strada. Questa è la più bella (secondo me) che ho trovato e a giudicare dalla palla è parecchio vintage.

Scusate, con questo chiudo. Ce ne sarebbero molti altri. Tranquilli: filetto, le belle statuine, salto della corda, i quattro cantoni, il telefono coi bussolotti, ruba bandiera, le barche con le canne e il motore a elastico, aerei o barchette di carta ... Pericolosi o violenti: a calcio sulla strada (vedi sopra), scoppi col carburo, arco e frecce con le stecche d'ombrello, la caccia ai ramarri col filo d'erba , tirare alle rane con la fionda, sassaiola.... Ne riparlerò (solo di alcuni) nel prossimo romanzo, dove il dott Idamo Butini, avrà a che fare coi bambini.

Nota dell'autore: Sento il bisogno di fare una precisazione. I frequentatori di questa pagina potranno essere nostalgici, curiosi, fieri, stupiti (con la "t"), storici, passionari o altro. Non fo' una piega: ognuno percepisce le cose in base a ciò che ha dentro e ogni emozione è da apprezzare. Io che ne sono l'autore lo faccio per curiosità d'autore, appunto. Le mie domande, visto che racconto delitti avvenuti negli anni '20, come si può capire dalla copertina seguente, 




sono del tipo: "Come ci si spostava?", "Cosa si mangiava?", "Che oggetti erano d'uso comune?", "Che parole s'usavano, che oggi non si usano più?", "Quali film si vedevano?", "Che libri si leggevano?" e altre (tante) simili. Scopo: costruire personaggi attendibili, reali, ben calati in quella realtà. Solo personaggi veri possono raccontare una bella storia  tutta inventata! Questo per amor di precisione. Buona navigazione!


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