lunedì 20 maggio 2013

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Il romanzo è disponibile nelle librerie tradizionali e in quelle on line.   

 


Prologo

Sono Berto dei Bardi, maestro dell’arte minore dei fabbri in Monte Varchi, borgo murato del contado di Fiorenza. A Pietrasanta, in terra di Versilia, dov’ero giunto in volontario esilio per sfuggir vendette, appresi anche le tecniche delle armi da fuoco, cannoni e bombarde compresi. Qualcuno, ora, mi chiama maestro più per le armi che per vanghe o zappe. Io, che armaiolo avevo sempre desiderato d’essere, seppur di spade, mi compiaccio in silenzio.

Avevano condiviso la mia sorte d’esule tre amici molto cari: Lapo dotto speziale, Vieri possente armigero e il giovane Lippo, mio geniale allievo, che ha dato prova d’essere brillante inventore di congegni meccanici.

Un anno dopo la nostra dipartita dalla valle dell’Arno, in una ventosa mattina d’aprile del 1496, discendevamo mesti la strada lastricata di antiche pietre che scende ripida dalla Rocca dei Malaspina a Massa. Ospite alla corte del Marchese Alberico II, avevo sventato un sordido intrigo di palazzo, salvando la vita a lui e a sua moglie, la bella, fascinosa Lucrezia.

Qualche giorno prima i francesi avevano venduto Pietrasanta, l’ultimo presidio. I lucchesi avevano pagato 27 mila scudi, pretendendo, per poter incassare subito tributi e gabelle, immediato possesso. Il reggente di Carlo VIII, il Duca Francesco d’Entragues, aveva stimato che fosse giunto il momento di lasciare l’Italia. Le guarnigioni delle città di Lucca, Pisa, Pietrasanta e Sarzana, raccolte in un unico esercito, s’apprestavano ad abbandonare la terra di Versilia. Noi bisognava esser lesti a raggiungerli per imbarcarsi con loro alla volta della Provenza. ...

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