giovedì 26 settembre 2013

Bertuccio versus Cesare!

Bertuccio e i Borgia
Da venerdì 13 settembre alle ore 21.00 su Sky cinema è in programmazione la seconda stagione de i Borgia, la serie franco germanica con  lo splendido John Doman nei panni di Alessandro VI. Domani sera la 5° e 6° puntata. Questa produzione è un buon prodotto e non ha niente a che vedere con  la sciagurata fiction canadese che neanche Jeremy Irons (non riusciva a prendersi sul serio!) è riuscita a elevare dalla sciatteria. Ci sono diversi errori (tollerabili, libera interpretazione storica!), ma è godibile.
  

Si è ripreso otto mesi dopo l'assassinio di Juan e Alessandro VI è in depressione. Cesare è a Napoli, legato del papa, per l'incoronazione di Ferdinando. 
E' "on demand", chi ha Sky può vederlo e mettersi in pari per venerdì (3° e 4° puntata). Ne consiglio la visione per la qualità della regia e della recitazione (il doppiaggio a volte è un po' enfatico) e perché ben si raccorda con le vicende di Precaria Tempora dove Cesare plagiato dal fin troppo fido Agapito appare qualche anno prima dell'uccisione (si dice) del fratello. E' più giovane ma non meno violento!

Il romanzo, disponibile nelle librerie tradizionali e in quelle on line, può essere ottenuto in pochi giorni o addirittura ore.  

 


Prologo

Sono Berto dei Bardi, maestro dell’arte minore dei fabbri in Monte Varchi, borgo murato del contado di Fiorenza. A Pietrasanta, in terra di Versilia, dov’ero giunto in volontario esilio per sfuggir vendette, appresi anche le tecniche delle armi da fuoco, cannoni e bombarde compresi. Qualcuno, ora, mi chiama maestro più per le armi che per vanghe o zappe. Io, che armaiolo avevo sempre desiderato d’essere, seppur di spade, mi compiaccio in silenzio.

Avevano condiviso la mia sorte d’esule tre amici molto cari: Lapo dotto speziale, Vieri possente armigero e il giovane Lippo, mio geniale allievo, che ha dato prova d’essere brillante inventore di congegni meccanici.

Un anno dopo la nostra dipartita dalla valle dell’Arno, in una ventosa mattina d’aprile del 1496, discendevamo mesti la strada lastricata di antiche pietre che scende ripida dalla Rocca dei Malaspina a Massa. Ospite alla corte del Marchese Alberico II, avevo sventato un sordido intrigo di palazzo, salvando la vita a lui e a sua moglie, la bella, fascinosa Lucrezia.

Qualche giorno prima i francesi avevano venduto Pietrasanta, l’ultimo presidio. I lucchesi avevano pagato 27 mila scudi, pretendendo, per poter incassare subito tributi e gabelle, immediato possesso. Il reggente di Carlo VIII, il Duca Francesco d’Entragues, aveva stimato che fosse giunto il momento di lasciare l’Italia. Le guarnigioni delle città di Lucca, Pisa, Pietrasanta e Sarzana, raccolte in un unico esercito, s’apprestavano ad abbandonare la terra di Versilia. Noi bisognava esser lesti a raggiungerli per imbarcarsi con loro alla volta della Provenza. ...

Nessun commento:

Posta un commento