Oscar Montani – Glauco Dal Pino
Inconfessabili moventi
Riviviamo insieme un mese e un giorno
di ordinaria follia
(giorno 17)
(giorno 17)
Sabato17
Costruirsi una barca
Il sogno di una vita: costruire una barca. Finalmente ne
avevo il tempo: ero in pensione. Cominciai subito, anche se era di venerdì. “Né di venere, né di marte, né si…” canticchiavo
giulivo mentre, tirate fuori le auto, sgombravo il garage delle cose inutili e
le accatastavo sul retro. Mi occorreva spazio.
Alle dieci mia moglie: “Bravo, hai pulito il garage! Speriamo non piova…” Stavo per
spiegarle, ma cambiò bruscamente discorso: “No,
lo fai quando torni.” Fare cosa? Tornare da dove? Che significava? Non ci
fu bisogno di chiedere, mi porse una lunga lista della spesa: dovevo andare al
supermarket. Salendo in macchina mi spiegò: “Ora
che non hai niente da fare, la spesa la farai tu! Vado a farmi un massaggio”.
Tacqui. All’ipermercato,
avevo anche da prendere qualche attrezzo. Appena parcheggiato mi chiamò. “Visto che ci sei, passa a prendere il nipote
della signora Amalia!” Ci sono dove? La scuola era dall’altra parte della
città, ma non amo discutere al cellulare.
Carrello era quasi pieno – che casino trovare tutta la
roba - squillo: “Passa in parrocchia, il
prete ha un libro da darti.” Questa
volta obiettai: “Ma è dall’altra parte, mi
fai andare avanti e indietro! Ci passo subito?” Gelo: “No! E’ presto, e poi… per quello cha hai da fare!”
A casa, alle due; digiuno scesi di macchina. Pioveva. Il
garage era di nuovo pieno: la maledetta aveva rimesso tutto dentro! Sullo
sportello del frigo un post-it mi raccomandava di sistemare la spesa, di
mangiare gli avanzi,… fu l’ultima frase a gelarmi: “Tra poco torno e t’insegno il Burraco. Domani ti porto con me al
circolo.” Nel pomeriggio sistemai le cose. Odio le carte e il Burraco poi:
un modo stupido di sprecare tempo.
Lunedì mattina lavoravo in garage. Appena spensi il
saldatore s’affacciò il marito di Amalia. “Cos’è?”
Mi chiese, indicando la lunga scatola di zinco carenata che avevo appena
sigillato. Sorrisi con sufficienza. “La camera
stagna; così la barca sarà sicura, inaffondabile!” Si avvicinò e provò ad
alzarla. “E’ pesante!” Sorrisi di
nuovo: “Dentro ci sono trentacinque
centimetri di cemento: zavorra fissa!” Scosse il capo: “Ah, ecco! Che grullo! Lì per lì, m’era
sembrata una cassa da morto!”
Non era nel progetto, ma per quello che avevo da fare
e “visto che c’ero”, potevo anche costruire una camera stagna con dentro settantacinque
chili di zavorra ben calcinata.


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