Oscar Montani – Glauco Dal Pino
Inconfessabili moventi
Riviviamo insieme un mese e un giorno
di ordinaria follia
(giorno 28)
(giorno 28)
Mercoledì 28
Relazioni col pubblico
L’impiegata mi scrutò. Più di un minuto: necessario a
capire che non ero un rapinatore. Peggio: volevo un’informazione. “Sbagliato venire qui: questo è l’Ufficio
accoglienza! Vada all’URP, che diamine!” Mi aveva accolto.
L’Ufficio Relazioni col Pubblico era a mezzo chilometro dal Comune e pioveva.
L’impiegato non mi guardò nemmeno: relazioni con gli extracomunitari. “Tu andare Ufficio Tributi! Capito?”
Sorrisi: “Sono italiano”.
Non l’avessi mai detto: “Mi scusi,
ma allora lei non legge i cartelli: qui non si denunciano smarrimenti Cosap!”
Non sapevo cosa significasse Cosap, né Tarsu… solo Ici. Sì quella la conoscevo bene, seguo la
politica.
Ai Tributi, il giorno dopo (ricevevano un giorno sì e
uno no), mi trattarono con distacco, poi m’indirizzarono verso i Vigili Urbani.
Il vigile allo sportello non sapeva come regolarsi di fronte allo smarrimento
di un cartello di passo carraio: “Mi
può dare il numero del passo?” Ovviamente non l’avevo. Telefonò
all’Ufficio Tributi. Lunga telefonata di cui sentii solo la metà. Alla fine mi
dettò, con fare sicuro, la procedura: dovevo ricominciare presentando una
domanda ai Tributi, solo che ormai era chiuso e il giorno dopo serrato.
L’impiegata, la stessa, mi fissò sardonica: “Ancora qui?”. Cercai di
sorridere: “Mi ci ha mandato il
vigile!” S’innervosì: “Ma
allora… lei non ascolta! Mi fa perdere tempo…” La pazienza ha un
limite: “Il vigile ha telefonato a
lei. Ero lì: ha preso appunti… poi mi ha dettato tutto, ecco!”
Estrassi un foglietto dalla cartella.
“E cosa mi significa il suo
pizzino? Potrebbe averlo scritto a casa!” In Toscana, al contrario della Sicilia, i pizzini non costituivano
prova! Scattai: “Insomma, lei è al
servizio del pubblico, mi deve aiutare: dai Vigili mi ci ha mandato lei!”
Squillò il telefono: “Sì!? No… no; figurati, ho tempo, dimmi pure… Aahh siì!... hanno
litigato? In corridoio; non mi dire, non mi dire…” L’altra invece
diceva, quanto diceva...
Sul tavolo lampeggiò un invitante tagliacarte etnico.
Le entrò nel costato: neanche
l’Addolorata poteva vantare una ferita eguale. Scivolò sulla poltrona, sparendo
sotto la scrivania. Mi alzai per andare di nuovo dai Vigili; non sopporto
le ciane!


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