venerdì 11 ottobre 2013

Inconfessabilmente (28)


Oscar  Montani – Glauco Dal Pino

Inconfessabili moventi 
 
Riviviamo insieme un mese e un giorno
di ordinaria  follia
(giorno 28) 
 
 
Mercoledì 28
Relazioni col pubblico

L’impiegata mi scrutò. Più di un minuto: necessario a capire che non ero un rapinatore. Peggio: volevo un’informazione.  “Sbagliato venire qui: questo è l’Ufficio accoglienza! Vada all’URP, che diamine!” Mi aveva accolto. L’Ufficio Relazioni col Pubblico era a mezzo chilometro dal Comune e pioveva. L’impiegato non mi guardò nemmeno: relazioni con gli extracomunitari. “Tu andare Ufficio Tributi! Capito?” Sorrisi: “Sono italiano”. Non l’avessi mai detto: “Mi scusi, ma allora lei non legge i cartelli: qui non si denunciano smarrimenti Cosap!” Non sapevo cosa significasse Cosap, né Tarsu… solo  Ici. Sì quella la conoscevo bene, seguo la politica.
Ai Tributi, il giorno dopo (ricevevano un giorno sì e uno no), mi trattarono con distacco, poi m’indirizzarono verso i Vigili Urbani. Il vigile allo sportello non sapeva come regolarsi di fronte allo smarrimento di un cartello di passo carraio: “Mi può dare il numero del passo?” Ovviamente non l’avevo. Telefonò all’Ufficio Tributi. Lunga telefonata di cui sentii solo la metà. Alla fine mi dettò, con fare sicuro, la procedura: dovevo ricominciare presentando una domanda ai Tributi, solo che ormai era chiuso e il giorno dopo serrato.

L’impiegata, la stessa, mi fissò sardonica: “Ancora qui?”. Cercai di sorridere: “Mi ci ha mandato il vigile!” S’innervosì: “Ma allora… lei non ascolta! Mi fa perdere tempo…” La pazienza ha un limite: “Il vigile ha telefonato a lei. Ero lì: ha preso appunti… poi mi ha dettato tutto, ecco!” Estrassi un foglietto dalla cartella.
“E cosa mi significa il suo pizzino? Potrebbe averlo scritto a casa!” In Toscana, al contrario della Sicilia, i pizzini non costituivano prova! Scattai: “Insomma, lei è al servizio del pubblico, mi deve aiutare: dai Vigili mi ci ha mandato lei!”
Squillò il telefono: “Sì!? No… no; figurati, ho tempo, dimmi pure… Aahh siì!... hanno litigato? In corridoio; non mi dire, non mi dire…” L’altra invece diceva, quanto diceva...
Sul tavolo lampeggiò un invitante tagliacarte etnico. Le entrò nel costato:  neanche l’Addolorata poteva vantare una ferita eguale. Scivolò sulla poltrona, sparendo sotto la scrivania. Mi alzai per andare di nuovo dai Vigili; non sopporto le ciane! 

 

 
 

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