Oscar Montani – Glauco Dal Pino
Inconfessabili moventi
Riviviamo insieme un mese e un giorno
di ordinaria follia
(giorno 29)
(giorno 29)
Giovedì 29
Pari opportunità(*)
Abitavo lì da quasi un anno. Che dormite mi ero fatta.
L’appartamento di sopra, vuoto, garantiva silenzio di tomba. In effetti la
signora che l’abitava era morta una settimana dopo che ero venuta a stare lì.
Un appartamento ben tenuto e in ordine. Chissà perché
il nuovo proprietario aveva deciso di mettere il parquet?
Me ne accorsi una mattina, alle sette e ventidue, dai
colpi sul soffitto. Appena cinque ore di sonno: andai su infuriata. Aprì un
vecchietto con una salopette di jeans piena di toppe e un’orribile camicia
verde militare, per non parlare del codino legato con un elastico rosso. Un “Siiiee?” gutturale faticò a uscirgli dalle labbra
serrate. Ci provai: “Potrebbe fare
più piano e cominciare dopo le otto, per favore?”
Si tolse i tre chiodi che aveva in bocca. “No, che non posso, mimma. Vengo col treno,
ci ho quello e basta e fo’…
il rumore che fo’ !” Si voltò e, scuotendo la testa, sbatté
la porta.
Per qualche giorno andò meglio, il montaggio era
operazione silenziosa, a parte ogni tanto il taglio dei pezzi terminali.
Sopportai finché non iniziò a fresare: alle sette e otto. Salii.
“Stamani
ha cominciato prima?” Mi lanciò un’occhiata malevola. “Comincio quando arrivo: stamani il treno
era in orario!” Il suo sorriso era
perfido. “E pensare che c’è chi si lamenta dei treni in ritardo!”,
pensai sconsolata. “Ci vorrà
tanto?”, chiesi. “Tutto
oggi, poi domani metto il battiscopa e ho finito. Devo finire, mimma: domani
l’altro arrivano.”
Alle sei e ventinove mi svegliò uno schiocco, un colpo
secco come di pistola, poi un altro ed
un altro ancora. Salii, la porta era aperta. Non mi guardò neppure, posò
l’attrezzo sul pavimento e prese una stecca di battiscopa per tagliarla a
misura. “Ma insomma!”
non mi venne da dire altro. Fece spallucce; si voltò dall’altra parte
borbottando stizzito: “Stamani treno all’alba, per finire!”.
Dopo aver tagliato il pezzo ritornò. Vide che avevo
raccolto la pistola sparachiodi. “Stai
attenta, mimma… non sono attrezzi da donna, ti puoi far male.”
Lo centrai su un occhio. Tre colpi precisi, in rapida
sequenza. Non sopporto chi continua a mettere in discussione la pari
opportunità. E poi, dove ci sono le “mimme”, non è un paese da vecchi! Lasciai
casa all’istante, magari il nuovo
proprietario aveva tre figli e una suocera.
(*) Dedicato alla regista Adrienne Shelly
(Waitress – Ricette d’amore) uccisa a NY nel 2006 da un idraulico che faceva
rumore nell’appartamento accanto. Gli idraulici, purtroppo, non usano la
pistola a chiodi.


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