sabato 12 ottobre 2013

Inconfessabilmente (29)


Oscar  Montani – Glauco Dal Pino

Inconfessabili moventi 
 
Riviviamo insieme un mese e un giorno
di ordinaria  follia
(giorno 29) 
 
Giovedì 29
Pari opportunità(*)

Abitavo lì da quasi un anno. Che dormite mi ero fatta. L’appartamento di sopra, vuoto, garantiva silenzio di tomba. In effetti la signora che l’abitava era morta una settimana dopo che ero venuta a stare lì.
Un appartamento ben tenuto e in ordine. Chissà perché il nuovo proprietario aveva deciso di mettere il parquet?
Me ne accorsi una mattina, alle sette e ventidue, dai colpi sul soffitto. Appena cinque ore di sonno: andai su infuriata. Aprì un vecchietto con una salopette di jeans piena di toppe e un’orribile camicia verde militare, per non parlare del codino legato con un elastico rosso. Un “Siiiee?” gutturale faticò a uscirgli dalle labbra serrate. Ci provai: “Potrebbe fare più piano e cominciare dopo le otto, per favore?”
Si tolse i tre chiodi che aveva in bocca. “No, che non posso, mimma. Vengo col treno, ci ho  quello e basta e  fo’…  il rumore che fo’ !” Si voltò e, scuotendo la testa, sbatté la porta.
Per qualche giorno andò meglio, il montaggio era operazione silenziosa, a parte ogni tanto il taglio dei pezzi terminali. Sopportai finché non iniziò a fresare: alle sette e otto. Salii.
Stamani ha cominciato prima?” Mi lanciò un’occhiata malevola. “Comincio quando arrivo: stamani il treno era in orario!” Il suo sorriso era  perfido. “E pensare che c’è chi si lamenta dei treni in ritardo!”, pensai sconsolata. “Ci vorrà tanto?”, chiesi. “Tutto oggi, poi domani metto il battiscopa e ho finito. Devo finire, mimma: domani l’altro arrivano.”
Alle sei e ventinove mi svegliò uno schiocco, un colpo secco  come di pistola, poi un altro ed un altro ancora. Salii, la porta era aperta. Non mi guardò neppure, posò l’attrezzo sul pavimento e prese una stecca di battiscopa per tagliarla a misura. “Ma insomma!” non mi venne da dire altro. Fece spallucce; si voltò dall’altra parte borbottando stizzito: “Stamani   treno all’alba, per finire!”.
Dopo aver tagliato il pezzo ritornò. Vide che avevo raccolto la pistola sparachiodi. “Stai attenta, mimma… non sono attrezzi da donna, ti puoi far male.”
Lo centrai su un occhio. Tre colpi precisi, in rapida sequenza. Non sopporto chi continua a mettere in discussione la pari opportunità. E poi, dove ci sono le “mimme”, non è un paese da vecchi! Lasciai casa all’istante, magari  il nuovo proprietario aveva tre figli e una suocera.

(*) Dedicato alla regista Adrienne Shelly (Waitress – Ricette d’amore) uccisa a NY nel 2006 da un idraulico che faceva rumore nell’appartamento accanto. Gli idraulici, purtroppo, non usano la pistola a chiodi. 
 

 

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