Suspicion ( Il Sospetto)
di Alfred Hitchcock
con Cary
Grant, Joan Fontaine, Nigel Bruce
Quando il latte poteva far male ...
Confesso
che, prima di decidere di recensirlo, ci ho pensato tre anni, almeno. Il dubbio
mi attanagliava, il sospetto, appunto, mi bloccava. Mi chiedevo: "E' un giallo o un noir rosa?".
Nell'incertezza, ho anche riletto il romanzo, Before the fact (un titolo che spiega un sacco di cose, ma
non basta), per chiarirmi. Non ho risolto. Alla fine mi son bevuto un bicchiere
di latte, illuminante, più che se ci avesse avuto una lampadina dentro!
"Il
latte fa bene" era un jingle felliniano, un'ossessivo ritornello
degli anni '70; per zio Alfred, invece, il latte poteva essere mortale. Poteva e
non si saprà mai se lo sarebbe stato
davvero. Ma vediamo la trama, c'è sempre qualcuno che non ricorda. E' la storia di Lina, matura
ragazza cresciuta in campagna nei primi decenni del XX secolo. A 28 anni,
ancora vergine, rischia di rimanere zitella; inoltre trova la vita con i suoi
genitori piuttosto noiosa. Quindi decide di sposare un giovane sconosciuto,
appena arrivato, che proviene da una famiglia impoverita, il ventisettenne
Johnnie Aysgarth. Il padre di Lina, il Generale McLaidlaw, è contrario al matrimonio
e tutti pensano che Johnnie sia interessato solo ai soldi di Lina.
Nonostante
ciò, Lina e Johnnie si sposano dopo un breve fidanzamento. Trascorrono la luna
di miele a Parigi,
soggiornando nei migliori hotel e, successivamente, si stabiliscono a Londra in un ampio appartamento. Solo sei mesi dopo Johnnie, disoccupato, confessa a
Lina che avevano vissuto grazie a prestiti e che non è più in grado di pagarli.
Qualche sospetto s'insinua nella mente dell'ingenua ...
Ma torniamo al
latte, protagonista di una delle scene più famose del cinema. Hitchcock era
magistrale nel creare tensione e suspense con primi piani sugli oggetti. Le
forbici, il telefono, la cravatta ... qui un bicchiere di latte un po' manipolato: una lampadina dentro,
accesa. L'effetto è veramente coinvolgente. Tutti pensano che sia avvelenato.
Ma c'è un'altra
scena, poco considerata dalla critica, che vorrei segnalarvi: quella in cui si
gioca a scarabeo e vengono formate due parole: "suspicion" e
"murder"!
Il regista gioca
e si diverte a creare dubbi , sospetti e tensioni che dalla mente della
protagonista s'insinuano nella testa dello spettatore. Un raffinato gioco che
prevale sulla trama.
Il lieto fine
avrà giovato al botteghino, non certo al film. Preferisco l'esito del romanzo,
che però non rivelo. Ci mancherebbe anche questo!
Voto ****1/2/5
E' difficilissimo inserire commenti perché le lettere da inserire per dimostrare di essere "umani" sono assurdamente confuse, poco leggibili.
RispondiElimina... ma non non siamo umani!
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