La prima indagine di Idamo Butini
Il delitto della Domenica
(Montevarchi maggio 1899)
I
I
A
sei anni sapevo già leggere. Non per merito mio, ma per colpa di zia Ida, che
mi aveva insegnato sfidando le critiche di una sua amica maestra. "Perché, tu, vorresti rovinare l'infanzia
al piccolo Idamo!", l'aveva biasimata. Ma la zia, che di lì a poco mi
prevedeva orfano, "più rovinata di
così!", non le badò. Anche mia madre era contraria, ma stava già troppo
male e non ebbe l'energia per contrastare la sorella più giovane e più ostinata,
che s'era presa la responsabilità di badare a me.
E'
per questo che quella domenica, una luminosa mattina di maggio, mentre Ida si
stava sistemando in una panchina del Campo Vaccino per consumare il rito del
dopo messa, io a collo torto ed occhi rivolti all'insù, stavo sillabando.
« "Le signore eu ... europee ricevute per
la prima volta ufficialmente dall'imperatrice della Cina". Che vuol
dire "signore europee" zia? ».
Ida,
mi lanciò uno sguardo fiero, mica era facile quella parola lì! Rovesciò la
Domenica del Corriere appena comprata all'edicola di Piazza Varchi. Leggerla
era la
cerimonia che dovevamo celebrare e non l'aveva ancora sfogliata, la
teneva ancora in mano "come le cose sante". Co dovuta lentezza dette
un'occhiata alla tavola che illustrava la notizia. Dopo aver letto la
didascalia della quarta di copertina, rise.
«
Per prima cosa vuol dire che quelli del giornale non avevano niente di meglio da annunciare. Credo che
siano un gruppo di ricche signore annoiate, turiste in Cina, che volevano far
colpo sui mariti o parenti ... guardale, tutte co' i' cappello, neanche le
fossero di qui! ».
Si
mise poi a sfogliare il giornale, all'indietro in cerca della cosa che "bisognava" leggere per prima. Io
tirai fuori di tasca la mia trottola.
«
Posso andare a giocare con i miei amici? ».
Mi
fissò ispida e contrariata.
«
Proprio ora, che c'è da sapere di Sherlock Holmes? I tuoi amici possono
aspettare. Prima si legge, poi tu potrai andare. Tanto in un quarto d'ora si
finisce, sono puntate corte. Piuttosto, ti ricordi dove s'era rimasti? ».
Sbuffai.
«
Tutte le volte che mi leggi qualche cosa, tu mi fai fare il riassunto. Uffa! A
che serve? ».
Lei
alzò l'indice e mi ammonì con sguardo da maestra severa.
«
Nanni, ricordati che saper fare il riassunto delle storie e dei fatti della
vita è importante. Gli altri ci capiscono e noi ci si chiarisce le idee.
Allora? ».
Non
la sopportavo quando mi chiamava "Nanni". Preferivo "nini",
ma non mi garbava neanche quello. Sapevo anche che se iniziava con
"Nanni" era bene ubbidire.
« Sherlock
Holmes ha chiamato il suo amico dottor Watson a interessarsi con lui del caso
di un certo signor Wilson, proprietario di un banco dei pegni come il nostro che è in Piazza del
Presto, ma più piccino. A quell'uomo era successa una cosa strana, ma non s'è
ancora saputo quale. Sherlock intanto lo stupisce con le sue scoperte ... ».
La
zia scosse il capo.
«
Intuizioni o deduzioni, scoperte mai! Bene. E ricordati, sulla Domenica siamo alla
prima avventura. Seguiranno altre, anche scritte prima, che io ho già letto nel
libro azzurro che è in casa, ma tu no, che eri troppo piccolo. Tu capisci che ti manca qualche informazione.
Devi ascoltare con attenzione, per capire bene i personaggi, se hai dubbi
chiedi, io ti spiego ».
Annuii,
ma avevo un piccolo dubbio.
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