domenica 30 marzo 2014

Il gufo giallo (64)

Rubrica letteraria

Il gufo giallo
recensioni di romanzi gialli

Appendice n.1


La traduzione di un giallo antico


 

 

 

 

Doppia coppia

Non sono molto esperto di Poker, ma so che, se si ha servita una doppia coppia, continuare a giocare ha senso, anche se la massima aspirazione è un full! In pochi giorni mi sono trovato una doppia coppia di gialli classici. In quel momento mi sono ricordato anche che "un caso può essere un caso, ma due casi possono far legge", in fisica intendo! E' allora il caso di giocare!

 

Dire quasi la stessa cosa

Rileggendo, a distanza di anni, molti, Il mistero delle tre querce di Edgar Wallace mi sono sorpreso di come la sua prosa mi apparisse "moderna". In effetti il traduttore, Giovanni Viganò, aveva fatto un gran lavoro di ammodernamento. Ed io l'ho apprezzato, ma subito dopo mi è sorto un dubbio. "Come mai mi ero innervosito, fino al rifiuto, della traduzione moderna de I tre moschettieri?". Era uscita con la collana dei classici di Repubblica-L'Espresso e l'avevo aborrita. Ora di fronte a un classico "ammodernato" non solo non mi ero scandalizzato, anzi, avevo gradito. La cosa si è puntualmente ripetuta con L'occhio di Osiride, un romanzo di cento anni fa scritto da R. A. Freeman, il cui merito maggiore era di aver usato per primo la trama a struttura invertita. L'Inverted Story, tanto per intenderci è quella su cui si basano le fiction del Tenente Colombo. Dovevo approfondire la questione.

In questi casi bisogna chiedere ai maestri. Umberto Eco fa al caso nostro.

« Che cosa vuol dire tradurre? La prima e consolante risposta vorrebbe essere: dire la stessa cosa in altra lingua. Se non fosse che, in primo luogo, noi abbiamo molti problemi a stabilire che cosa significhi "dire la stessa cosa", e non lo sappiamo bene per tutte quelle operazioni che chiamiamo parafrasi, definizione, spiegazione, riformulazione, per non parlare delle pretese sostituzioni sinonimiche... ». Così comincia il saggio di U. Eco Dire quasi la stessa cosa.

Chi fa di mestiere il traduttore queste cose le sa bene e se affronta un testo di cento anni prima si aggiungono altri due scogli: la metafora e lo stile. Quando poi la traduzione è fatta su un classico o, in altri termini, su un testo letto e conosciuto da centinaia di migliaia di persone negli anni (tanti) trascorsi, il rischio è ancora più alto.

 

Una domanda ancora

Mi tormenta allora un'altra domanda a cui non so rispondere: "Tradurre di nuovo un classico (ma chi lo stabilisce che lo è?) è un'operazione da fare senza un minimo di esitazione?" E' vero che un giallo non è l'Odissea. Non saprei leggerla (ci ho provato) nelle traduzioni moderne! E' anche vero che Dieci piccoli indiani è un classico di genere. Per cui non sapendo rispondere giro a voi la domanda.

 

 
 

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