La Matematica dei gialli
ovvero
formule grondanti sangue
Appendice - parte V
PHILO VANCE
Ecco come ci
vengono descritti i due scienziati protagonisti del romanzo
The Bishop Murder (L'enigma dell'alfiere), in un
colloquio tra Philo Vance ed il Procuratore Distrettuale di New York, Markham.
- Il
professor Dillard è uno dei più grandi fisici e matematici viventi - dice Vance
-. Posseggo quasi tutte le sue opere.
-Io lo
conosco da vent'anni - risponde Markham -. All'Università di Columbia era mio professore di
Matematica. Si dimise dalla cattedra una decina d'anni fa, andando ad abitare
con una sua giovane nipote. Sotto lo stesso tetto vive un suo pupillo, Sigurd
Arnesson, adottato dal professore un anno prima della laurea. Arnesson ha ora
circa 40 anni, ed insegna matematica alla Columbia. Il professor Dillard lo ha
adottato vedendo in lui la promessa di un grande fisico, ed in realtà Arnesson
ha una spiccatissima attitudine alle matematiche.
Un po' poco e
bisogna anche rilevare che Fisica e Matematica risultano in
questo dialogo mescolate con una disinvoltura eccessiva e superficiale, forse ancora (1928) l'opera
di Einstein non era molto nota.
Stendiamo un
velo pietoso e procediamo ad analizzare lo scioglimento dell'enigma. Si scopre
che il professor Dillard è pazzo, le sue facoltà di scienziato sono andate
sempre più a decadere e da tempo ha bisogno dell'aiuto del più giovane collega
per proseguire le sue ricerche; di più, la convivenza con la bella nipote ha
scatenato nel suo animo "un'oscura e inconfessata affezione di scapolo
solitario" e conseguenti rivalità ed odio verso l'allievo, anche lui innamorato
della nipote. Questo ha ispirato a Dillard uno spaventoso e contorto piano di
vendetta.
Singolare il
commento di Philo Vance: "Però bisogna aggiungere che questo
disegno diabolico aveva un lato debole: quello di esser subito classificabile
da chiunque fosse dotato di facoltà psicologiche come l'opera accurata di un
matematico."
Un po' poco,
come dicevo all'inizio, ma di nuovo, la mentalità matematica viene collegata
più al criminale che al suo antagonista detective. Non ho finito.
Meno male che ci sono gli scacchi, sempre
di matematica si parla. Oltre al “bishop” (Vescovo all’inizio e poi,
correttamente, alfiere), c’è sempre una scacchiera in primo piano, nello studio
(dalla quale mancherà un alfiere che verrà ritrovato in circostanze
misteriose), poi quasi tutti i personaggi conoscono bene il gioco, chi
guardandolo con distacco, chi studiandolo in maniera approfondita e maniacale,
pur non essendo un professionista, come il dott. John Pardee, ideatore del
“Gambetto di Pardee”, rivelatosi poi scorretto proprio per un’imprevista mossa
di alfiere. Sarà proprio questo personaggio a giocare una partita nello storico
Manhattan Chess Club contro Akiba Rubinstein (con il nero), sospesa e poi
finita con l’abbandono di quello che sarà una delle vittime dell’assassino. Sopra
la posizione finale della partita che porta all'immancabile matto d'alfiere: 45. Txc2 Cxc2; 46. Rxc2 b1=D+;
47. Rxb1 Rd3; 48. Ra1 Rc2; 49.d3 Ab2#
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