lunedì 16 giugno 2014

Matematica e gialli (app - IV)


La Matematica dei  gialli
ovvero

formule grondanti sangue


Appendice - parte IV


SHERLOCK HOLMES



Il personaggio che, più di tutti, ha le caratteristiche del lucido ragionatore, e si pone a   modello di ogni aspirante detective,  è   Sherlock Holmes. Protagonista di 4 romanzi e decine di racconti di Arthur Conan Doyle ha lasciato una traccia ancora calda e viva sulla storia letteraria del genere.  Holmes fa del metodo deduttivo (e dunque, si potrebbe dire per estensione, matematico, anche se sarebbe meglio parlare di logica) la base delle sue indagini. La sua passione per la musica e il violino lo avvicina ancor di più al mondo matematico, visto che si usa dire che Musica e Matematica sono intrinsecamente ed anche geneticamente collegate.




Da segnalare un saggio (difficile, ma esaustivo) di Renato Giovagnoli: se riuscite a leggerlo tutto avrete il quadro completo del "metodo di Sherlock".
Ma Holmes non è un matematico, ma un chimico dilettante, un musicista estemporaneo e in ogni campo ha più che nozioni, direi  cognizioni di metodo. Si veda a questo proposito l'inizio del romanzo Uno studio in rosso, dove il dottor Watson, si cimenta nell'impresa, ma dopo qualche incerto tentativo la abbandona scoraggiato). Per fare comunque un esempio delle celebri deduzioni di Holmes, uno fra i tanti, andiamo a rileggere l'episodio del suo primo incontro con Watson in Uno studio in rosso. Ecco il  colloquio tra Holmes e Watson, fresco reduce da una guerra in Afghanistan. 


Holmes afferma:
"-Lei è rimasto stupito quando le ho detto che veniva dall'Afghanistan.
-No, ho pensato che gliel'avesse detto qualcuno"
risponde Watson.
"-Niente di tutto ciò. Io ho "capito" che lei veniva dall'Afghanistan ( ..). Ecco il filo del mio ragionamento: lei ha qualcosa del medico, ma anche del militare. È reduce dai Tropici, poiché ha il viso molto scuro ma quello non è il suo colorito naturale perché i suoi polsi sono chiari. Ha subito privazioni e malattie, lo dimostra il suo viso emaciato. Inoltre è stato ferito al braccio sinistro, che tiene in posizione rigida e poco naturale. In quale Paese dei Tropici un medico dell'esercito britannico può essere stato costretto a sopportare dure fatiche e privazioni e aver riportato una ferita al braccio? Nell'Afghanistan, naturalmente..."
Una perfetta dimostrazione in stile matematico, pienamente convincente e difficile da eccepire. In effetti, Watson deve ammettere:
"- Spiegata così, la cosa sembra abbastanza semplice (...). Sa, lei mi ricorda il Dupin di Edgar Allan Poe. Non credevo che simili persone esistessero.
-Senza dubbio, lei crede di farmi un complimento paragonandomi a Dupin. Ma, secondo la mia opinione, Dupin era un mediocre (...) aveva una qualche capacità analitica, ma non era quel fenomeno che Poe sembrava considerarlo.
"




Dal che si deduce che, anche tra gli investigatori della fantasia, possono albergare gli stessi sentimenti di rivalità e gelosia della gente comune.
Se dunque Holmes non è un matematico, in compenso questa risulta essere la professione (o, almeno, l'estrazione culturale) del suo mortale avversario, il perfido professor Moriarty, come il racconto Il problema finale - situato nella raccolta The memoires of Sherlock Holmes - ci illustra: "è dotato di una mente matematica fenomenale. All'età di ventun anni ha scritto un trattato sul Teorema del Binomio che ha avuto risonanza europea. Grazie a questa monografia poté ottenere la cattedra di matematica in una delle nostre università minori, e secondo tutte le previsioni lo attendeva una carriera brillantissima. Ma è anche uomo che ha tendenze di natura diabolica (..) fu costretto a dare le dimissioni dalla cattedra che occupava" per divenire a poco a poco "l'organizzatore di metà del male e di quasi tutto quel che rimane impunito nella città di Londra. È un genio, un filosofo, un pensatore astratto. Siede immobile come un ragno al centro della sua tela, progetta soltanto; ma la sua tela si suddivide in mille diramazioni di cui egli conosce perfettamente il minimo tremito". Non c'è che dire: anche secondo A. Conan Doyle, la Matematica trova il suo spazio nel mondo del crimine, ma non vi fa troppo bella figura.


 

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