La Matematica dei gialli
ovvero
formule grondanti sangue
Appendice - parte VII
Il dottor Gideon Fell
Prima di procedere verso la fine (ci siamo quasi) bisogna
soffermarsi un attimo su Ellery Queen come autore (la coppia Dannay-Leo). La sua (loro) produzione risulta
infatti più convincente in opere meno
legate alla presunta struttura matematica delle trame. Queen passa per uno dei
maestri della scuola di composizione dei romanzi gialli, che non si interessa
tanto a raccontare crimini reali, corrispondenti alla vita comune, generati da
personaggi, psicologie, ambienti e società almeno verosimili se non
completamente veri, quanto a imbastire misteri fini a se stessi, freddi
esercizi di logica o enigmi autoreferenziali.
Riduce il poliziesco a una specie di gioco da Settimana Enigmistica: una
sfida al pubblico. Si propongono situazioni apparentemente impossibili da
spiegare, talora lontane da ogni pratica plausibilità e avvolte in una cappa di
mistero. Alla fine se ne dà completa e razionale spiegazione, per di più basata
su indizi che risultano (a posteriori) esplicitamente dichiarati sin
dall'inizio e messi a disposizione del lettore, che dunque almeno in linea di
principio poteva usarli per arrivare autonomamente alla soluzione.
Lettore in guardia! Così il titolo di un
romanzo di un altro famoso autore, John Dickson Carr, (non tra i suoi migliori
in verità) recita proprio The reader is warned. La trama parla di un
delitto impossibile dettato da un lettore del pensiero, quasi che le armi
possano muoversi da sole o con impulsi mentali provenienti da distanza. Ma il
titolo è ambivalente e può anche essere interpretato come la sfida esplicita
dell'autore, quasi a dire: lettore, presta attenzione e dimostrami che sei più
bravo di me e sai capire l'intreccio prima della fine. In effetti, John Dickson
Carr è uno dei principali rappresentanti di questa scuola. Ad esempio, è
universalmente riconosciuto come il maestro del genere della camera chiusa, della situazione
cioè in cui la vittima è rinvenuta da sola dentro un ambiente chiuso
dall'interno e dal quale, dunque, l'assassino può essere sfuggito solo
per magia o comunque violando tutti i principi della Fisica e del senso comune.
Una doppia improbabilità di questo genere è presentata nell'opera più
celebrata e famosa di Dickson Carr, vero inestricabile rompicapo: Le tre
bare nel titolo italiano (The three coffins, The Hollow man
rispettivamente nelle versioni americana e inglese). Tra l'altro, il romanzo
ospita anche un personaggio matematico, chiamato Mills. Riveste un ruolo minore,
ma ha tuttavia modo di rispondere così all'investigatore, nel corso del suo
interrogatorio: "Signore, io sono un matematico, non mi permetto mai di
pensare", che è opinione abbastanza singolare e discutibile sul
mestiere dei matematici ( verosimilmente, qui Mills e J.D. Carr intendono per
"pensare" la predisposizione a rimuginare e divagare, l'incapacità di
attenersi rigorosamente soltanto ai fatti).
Le tre bare contiene anche una famosa lezione che l'investigatore di Carr, il dottor
Gideon Fell, tiene sul tema della camera chiusa e di altri delitti
impossibili della letteratura gialla. Una
conferenza universitaria, ricca di riferimenti, colta, erudita. Ma il fascino
maggiore del romanzo sta nel gusto dell'impossibile che lo pervade sin dalle
prime pagine e, pur tuttavia, si risolve in una dettagliata, amara e impeccabile
spiegazione: caratteristiche che, a parte l'amarezza, si potrebbero riconoscere
senza forzature anche a certi complicati
teoremi di Matematica.
Altri titoli famosi di gialli con questa impostazione e queste atmosfere
sono: Il mistero della camera gialla di
Gaston Leroux, uno dei capostipiti del genere; L'orlo dell'abisso di Hake
Talbot, dove improbabilità si aggiunge ad improbabilità, in una surreale
atmosfera di magia nera e pure tutto trova alla fine una sua logica
spiegazione; e finalmente Delitto dal cappello a cilindro di Clayton
Rawson, ambientato direttamente nel mondo dei maghi e degli illusionisti.
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