sabato 21 giugno 2014

Il gufo giallo (66)


Rubrica letteraria

Il gufo giallo
recensioni di romanzi gialli

Giudizio n.  65

 

I cani di Riga  
Henning Mankell
Marsilio


Seconda indagine di Wallander

Fa  un freddo birbone sui mari del Grande Nord. Già per affrontare la lettura dell'incipit vi consiglio di mettervi un golf di lana pesante: il gelo vi coglierà subito! Più leggo giallisti scandinavi, più   rimango freddo e forse deluso. Forse perché mi brilla ancora nella mente Il senso di Smilla per la neve.
Nel febbraio del 1991 (la data è importante) un canotto con i corpi di due uomini vaga alla deriva nel gelido e cupo mare della Svezia. Il giorno dopo viene ritrovato incagliato sulle coste meridionali. Sotto gli eleganti vestiti, i due cadaveri mostrano ferite da arma da fuoco che fanno pensare ad un'esecuzione. Dalla dentatura appare subito evidente che non si tratta di svedesi, ma piuttosto di persone cresciute oltre la cortina di ferro, probabilmente provenienti dalla sponda opposta del Mar Baltico. 
Vista la possibile rilevanza internazionale del caso, da Stoccolma vengono inviati ad Ystad due poliziotti di supporto alla locale squadra investigativa, e una funzionaria del Ministero degli Esteri incaricata di gestire i delicati contatti con le polizie nazionali delle singole repubbliche baltiche, che, pur essendosi dichiarate indipendenti nei mesi precedenti, ufficialmente fanno ancora parte dell' Unione Sovietica.
Una volta individuata l'identità dei due cadaveri, criminali noti alla polizia lettone, Wallander e colleghi riceveranno la visita del maggiore Karlis Liepa, inviato dal paese baltico per collaborare alle indagini.
Successivamente sarà Wallander ad essere chiamato a Riga  dai superiori del maggiore Liepa. In Lettonia il detective svedese si troverà invischiato in un intreccio di avvenimenti che hanno sullo sfondo l'instabile scenario politico determinato dalla dissoluzione dell'unione Sovietica.   
E' il secondo della serie dei fortunati (troppo) polizieschi di Mankell che vedono come protagonista l'ispettore Kurt Wallander. Non è simpatico l'insicuro ultraquarantenne con un divorzio alle spalle. La figlia studentessa universitaria nella lontana Stoccolma, non lo migliora  e il padre patito di pittura che gli rimprovera quotidianamente la sua scelta di vita e professionale, è anche peggio. Wallander, non è un passionale (freddo uomo del nord, anche un po' grigio), ma è un ottimo investigatore e queste sue qualità colpiscono anche il maggiore Karlis (in realtà si dovrebbe scrivere “Kārlis”) Liepa, un graduato della polizia di Riga che si reca nel commissariato dove lavora Wallander. Trama più spionistica che poliziesca. La narrazione segue la procedura investigativa, risulta prolissa, ripetitiva, implacabilmente pallosa. Non decolla e il ghiaccio attanaglia il lettore, implacabile. La Sicilia di Montalbano è lontana mille miglia marine! Il ritmo è lento e faticoso, si fa leggere, ma questi nordici bisogna affrontarli d'inverno e davanti al caminetto. L'autore  alterna la narrazione in prima e in terza persona: questo non mi piace punto, proprio punto. La prosa è comunque pesante, gli aggettivi impropri (colpa del traduttore, ah saperlo!) e poco allettante. Un po', anzi parecchio, palloso.

Voto ***/5
 

 

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