La D(a)NnAzione
del DNA
Potrei
riportarne tantissimi, ma mi limiterò, per introdurre il tema, a questi tre
titoli apparsi nei giorni scorsi su quotidiani di diffusione e tiratura
nazionale. Può sembrare una contraddizione citare quotidiani nazionale nel
parlare della provincia, ma credo che a parte tre o quattro città l'Italia sia
una grande provincia.
La
mia tesi è: "In provincia la prova del DNA non
funziona"! Un argomento, per chi rifiuta le tesi
preconfezionate, su cui riflettere.
(I)
Garlasco, eseguito l'esame del
Dna su Stasi: "Trovati marcatori identici"
Il legale del giovane accusato dell'omicidio di Chiara
Poggi frena: "Non sono significativi, bisogna attendere la perizia
finale"
(II)
Yara, gli avvocati di Bossetti:
«Il Ris parlava di difficoltà sul Dna»
Ma il giudice: traccia ottima
L’attacco dei legali alla prova madre sarà riproposto alt ribunale del Riesame. La relazione del Ris risale al 2011. Il tribunale: «Non c’è niente da mettere in discussione»
(III)
Da Garlasco a Perugia, luci e ombre del Dna
La prova scientifica risolutiva nei gialli Claps, Olgiata e la strage di Erba ma non ha ancora dato un nome agli assassini di Meredith e Chiara.
Da sempre affronto delitti immaginari di
provincia. Nel 2010 in Una tranquilla provincia criminale
sostenni, per bocca di un mio personaggio, questa tesi:
"In provincia
il delitto è, per sua natura, sotterraneo, nei moventi e nelle attese.
Cova sotto la cenere o sonnecchia
velenosa, nel meriggio, come un'aspide. Qui tutto è liquido, un lento flusso,
come l'acqua vicino alle rive quando il fiume sonnecchia. Eppure si muove,
silenziosa, con qualche piccolo gorgo che rilascia bolle di gas o di putredine:
segnali di pericolo. La minaccia strisciante si attua di colpo: una molla che
scatta. Era caricata da anni di cupi rancori. Dopo il fulmineo assalto, spesso,
viene coperta da pigra, o complice, omertà. Come un sasso gettato nell'acqua:
un tonfo, le rane zittiscono, onde che si allargano e poi tutto torna calmo,
come prima."
Oggi alla luce
di quanto accade non so se riscriverei quelle frasi, forse sì. Non è detto che
non faccia un sequel. Di certo, ne sono sempre stato convinto, il DNA è per gli
inquirenti "una dannazione", fa loro trascurare di approfondire i
tratti psicologici dei sospettati e anche le caratteristiche, sempre
psicologiche, del contesto.
Un anno fa circa, da un TeleGiornale, dopo aver citato Perugia,
Garlasco e Avetrana udiì sentenziare: “In questi delitti che
avvengono in ambienti ristretti non bastano i RIS, ci vorrebbe anche
Maigret!”.
La provincia italiana, da tempo, si tinge di sangue. Le indagini
ristagnano. Ci vorrebbe un investigatore speciale: Maigret. Perché no? La tesi
da discutere potrebbe essere: Maigret sarebbe adatto per indagare nelle
cittadine di provincia?
Sicuramente saprebbe inserirsi nel tessuto sociale di un paese del
retroterra della Versilia: Camaiore, Pietrasanta o Massa. In tempi brevi
saprebbe farlo in Lombardia o nel
Veneto.
Maigret ha dalla sua anche l’esser poliziotto: ciò comporta, vantaggi
e svantaggi. Ha il potere, ma trova nelle persone qualche chiusura in più. Sa
però parlare con la gente, sondare gli animi ed è anche lui, pur con qualche
accento autoritario, terribilmente curioso. Quando indaga in provincia, parte
da Parigi e ci si trasferisce, s’intrufola, s’immischia, domanda, osserva,
chiede. Maigret non è solo, i suoi agenti assicurano servizi fisici e supporto
logistico e indagini a tappeto. E' una
buona idea affidarsi a Maigret. La
provincia italiana è avvolta dalla nebbia, una coltre che, se non si fa presto,
dilata il tempo a dismisura, ovatta i ricordi e tutto assorbe. Maigret, con la
sua pipa, sa contrastare la nebbia (è uno spalatore di nebbia): avvolge le
persone di fumo odoroso, le seduce e le sa far parlare, le studia ... Lui,
arriva sempre prima della scientifica!
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