venerdì 26 settembre 2014

Un giallo al giorno (13)


Cinquanta minuti di suspense
Un giallo al giorno ... 
Mini rassegna della fiction seriale italiana
(13)
F.B.I., Francesco Bertolazzi Investigatore (Tognazzi) 1970


Serie Tv formata da 6 episodi di 50 minuti, andata in onda a partire da domenica 19 aprile 1970 alle ore 21,00 sul secondo canale Rai, con la regia e l'interpretazione di Ugo Tognazzi.


Il plot. Scalcinato detective privato,  per pubblicizzarsi sfrutta con disarmante improntitudine l'assonanza fra le sue iniziali e l'acronimo della celebre agenzia investigativa federale americana. La soluzione di modesti casi gialli serve da pretesto a Tognazzi e agli sceneggiatori Age e Scarpelli per ritrarre con sapida ironia i molti vizi e le poche virtù della capitale. le intenzioni erano buone, il risultato meno.





C'erano due o tre cose sostanziali che caratterizzavano F.B.I.. Quella più in evidenza:   lo spirito della vicenda che, nell'elaborazione del testo della sceneggiatura, conferiva al prodotto un proprio stile e un significato. L'ambientazione nella provincia romana, arretrata e molto provinciale, delle inchieste condotte da un poliziotto privato, metteva in risalto le differenze che passavano tra il progresso della metropoli e l'arretratezza della provincia.   

Tognazzi s'impegna e s'ingegna con forza per dare un'impronta realistica, ma il passato (un, due, tre con Vianello, lo preme). Meglio come regista. Non aveva il fanatismo dei neofiti del cinema, di chi vuole essere regista solo per girare qualcosa, senza pensare alle storie e agli ambienti. Una lezione di stile, ma dal risultato freddo.
                   


Non è solo colpa sua. Il primo episodio va in onda domenica 19 aprile 1970 su Rai2; in quel periodo,  tra i mesi di febbraio e di aprile, la RAI produce tutta una serie di nuovi programmi tra cui, il 5 febbraio "Rischiatutto" con Mike Buongiorno e Sabina Ciuffini (quiz che raccoglie l'eredità di "Lascia o raddoppia?").  Sopravvivevano, inoltre,   i grandi sceneggiati per famiglia ("Il cappello del prete" da Emilio De Marchi regia Sandro Bolchi e "Papà Goriot" da Balzac di e con Tino Buazzelli), mentre il varietà si rinnovava nel linguaggio e nei contenuti, più cura dei dettagli scenografici, più attenzione alle coreografie e ai siparietti musicali, spazio alla satira e alla critica del costume, felici esempi furono: "Canzonissima" col "Tuca Tuca" della Carrà e "Doppia coppia" con le imitazioni di Alighiero Noschese e la "maschera" di Bice Valori.




Ugo Tognazzi, nei panni di Francesco Bertolazzi, risulta un detective privato, casereccio e nostrano, aiutato nelle sue disordinate e casuali indagini dal suocero Domenico, dalla moglie Ines e dai figli Claretta e Daniele.  

I sei telefilm della miniserie, scritti da Age e Scarpelli, hanno il classico schema del giallorosa (lo definirei uno stile soft-boiled): non ci sono mai morti, ma solo furti, sparizioni e tentativi di corruzione. L'ironia è però scarsa.  Troppo poco per quei tempi gloriosi.   

 

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