"Private Eye"
ovvero investigatori privati.
(01)
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Premessa
C'è
chi di notte conta le pecore. Se fossi un androide sarebbero elettriche, ma
sono un fissato del giallo: io conto i detective.
Ieri
notte, facendo l'appello per aspettare il sonno, ho fatto un po' di conti:
Jules Maigret, Petra Delicado, Salvo Montalbano, J. B. Adamsberg, Stephan
Derrick, Steve Carella, Pieter Van In, Maresciallo Rocca, Frank Colombo,
Capitano Tommasi, Bordelli, Cordier, Barnay, ... ho smesso, i poliziotti erano
la maggioranza!! "E i
dillettanti?", mi son chiesto al primo sbadiglio. Don Matteo, Miss
Marple, Jessica Fletcher, Padre Brown, Nick Carter (di Bonvi), Conan, Smilla
... e no, anche questi erano tanti, troppi di più! Di più di quali? Dei
"private eye", di quelli che per guadagnarsi la pagnotta, o un hot
dog, devo rischiare botte o peggio piombo! Eppure sono loro che hanno lanciato
e fatto crescere il giallo ed anche,
forse di più, il noir.
Un
pensiero solenne mi ha assalito: "Le
minoranze meritano rispetto!". Questi, poi, meritano un trattamento
particolare, anzi, una trattazione. Per cinque puntate ci occuperemo degli
investigatori privati. E' solo una selezione secondo i miei gusti, non sono
tutti, mica è un trattato. Una trattazione non lo potrebbe mai essere.
I proto logici (parte I)
Nel
1841 la penna d'oca di Edgar Alla Poe s'intinse in un calamaio con inchiostro
giallo venato di nero.
« Le facoltà mentali che si sogliono
chiamare analitiche sono, di per se stesse, poco suscettibili di analisi. Le
conosciamo soltanto negli effetti. Fra l’altro, sappiamo che, per chi le
possiede al più alto grado, sono sorgente del più vivo godimento. Come l’uomo
forte gode della sua potenza fisica e si compiace degli esercizi che mettono in
azione i suoi muscoli, così l’analista si gloria di quella attività spirituale
che serve a «risolvere». E trova piacere anche nelle occupazioni più comuni
purché dia no gioco al suo talento. Così gli piacciono gli enigmi, i rebus, i
geroglifici; e nelle soluzioni dimostra un acume che al discernimento volgare
appare soprannaturale. ...».
Nasceva il
Cavaliere Auguste Dupin, l'archetipo dei detective logici, coloro che svolgevano
indagini usando il ragionamento logico deduttivo. A tutti gli effetti il babbo
di Sherlock Holmes e il nonno di Hercule Poirot.
Auguste
Dupin (1841 - I delitti della Rue Morgue)
Auguste
Dupin è un francese, povero e triste, ma è anche cavaliere (pure nell'animo,
nobile). Ha acuta intelligenza e ingegno
fertile: capace dunque di risolvere i
più intricati misteri. L'ingegno di Dupin, come avverte il suo creatore, è di
carattere puramente analitico e il suo
ragionamento ha stile matematico: deduzione, induzione e abduzione (ma ancora
non era stata definita!) si alternano al senso preciso dell'osservazione. Il
cavaliere è capace di destreggiarsi con grande abilità anche laddove la polizia
non riesce a trovare soluzioni. Lavora solo per
passione: non riscuote parcelle per le sue indagini!
Il
ragionamento di Dupin è, lo diranno dopo, scientifico. Lui riesce a completare
con estrema facilità il puzzle inserendo degli indizi, solo apparentemente
contraddittori, al giusto posto o a vincere una vera e propria battaglia tra
caos e senso geometrico dell'ordine usando l'intelligenza come forza primaria.
Non gli
manca a il senso dello humor, con un leggero filo di malinconia capace di
sorridere di fronte alla cecità
umana.
Il
contributo di Dupin è quel tocco di umanità in un mondo abbruttito dal delitto,
anche il più feroce che
un essere umano possa commettere.
Nel racconto
"I delitti della Rue Morgue", Poe concede al suo personaggio tutti
quei procedimenti capaci di eliminare tutte le possibilità ritenute a torto
valide, in modo che la soluzione proposta, per quanto incredibile, non può
essere che quella esatta. L'esame delle finestre da cui è entrato e uscito l'assassino è un vero segno di bravura in cui
si chiarisce la superiorità del poliziotto dilettante, su fatti e cose,
rispetto alla polizia ufficiale.
Appare in
queste pagine, per la prima volta, lo schema narrativo di un mistero composto da un delitto
e risolto attraverso un procedimento intellettivo.
Da
dimenticare gli adattamenti cinematografici, anche quello con Bela Lugosi.
Auguste
Dupin, il detective dilettante, è l'eroe di un genere per quei tempi assolutamente nuovo.
Egli, più che un personaggio è un simbolo e il suo antagonista non è tanto il criminale quanto il
mistero. In ultima analisi è l'archetipo di tutti i detective.
Compare anche nei racconti Il mistero di Marie Roget e La lettera rubata (forse il più filosofico).
Compare anche nei racconti Il mistero di Marie Roget e La lettera rubata (forse il più filosofico).
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