domenica 2 novembre 2014

Quando il filosofo indaga ...

 

E non poterono ignorarlo i filosofi!

 

Il delitto scatena problemi etici, economici, passionali, religiosi, escatologici ... Ma non aspettatevi pesanti e noiosi dibattiti: sembra  che il mitico Ludwig Wittgenstein amasse rilassarsi leggendo gialli. In effetti a giudicare dalla sua foto, un po' stressato sembra!

Se pensate di mettervi a “leggere” questo libro per relax siete in errore: è un libro tosto da studiare. Per cui non state per svagarvi con (per dirla alla Umberto Eco) “una passeggiata nei boschi narrativi” della letteratura gialla, dovrete scalare almeno il mitico Monviso della Paramount. Ho subito chiamato in causa Eco non tanto perché partecipa con una prefazione, ma per il fatto che Giovannoli è un bravo allievo del maestro, ma vi assicuro che Il segno dei tre (pur difficile) è un sentiero più agevole.

L’autore prende il via da un assioma: “il poliziesco è anzitutto una rappresentazione del mondo e, di conseguenza, deriva da una concezione del mondo”. Si parte da Sherlock Holmes (se no uno che se l’è scelto a fare Eco come maestro?), appunto, il detective razionalista.  Nel suo modo di procedere Giovannoli individua gli elementi di una fedeltà  ossessiva ai maestri della logica secentesca, primi fra tutti Leibniz e Cartesio. A ogni causa, in questa prospettiva, corrisponde un unico effetto: tutto sta a individuarlo con esattezza, dopo di che anche il più intricato degli enigmi si risolve da solo. Logica da giallo classico (meno male che dopo son venuti Hammett e Chandler!).





È il processo di semplificazione   ad altri maestri del poliziesco classico, da S.S. Van Dine ad Agatha Christie. Ma se l’effetto, e cioè l’indizio, fosse intenzionalmente falsificato? Il dubbio, introdotto tra gli altri da Maurice Leblanc (l’inventore del ladro gentiluomo Arsène Lupin), prelude alla svolta "esistenzialista" che permette a Giovannoli di rintracciare puntuali consonanze fra l’opera di Martin Heidegger e le tormentate invenzioni di un narratore come Cornell Woolrich. Un accrescimento di complessità al quale corrisponde una diversa percezione dello spazio - sempre più incerto e contraddittorio - all’interno del quale si svolgono le avventure degli antieroi cari a Dashiell Hammett e a Raymond Chandler.  

Come avrete capito, chi legge si ritrova  in mezzo a tutta una serie di personaggi e scrittori del giallo (inteso in senso lato) come Holmes (soprattutto), Philo Vance, Chesterton, Poe, la ZiaAgatha, ecc…(e fin qui tutto bene), e in mezzo ad una serie di filosofi come Wittgenstein, Cartesio, Leibniz, Peirce, Popper, Heidigger, ecc. (e ora va un po’ peggio). Appena il lettore comune arriva alla differenza di concetto fra deduzione, induzione e abduzione può avvertire un   blocco allo stomaco.   Forse si riprenderà in seguito, forse,   davanti al “paradosso del mentitore” sdoganato da La settimana enigmistica. Non tutti però amano i paradossi.   Soprattutto coloro  che si son bloccati cercando di capire come una stupida tartaruga non potesse essere raggiunta dal piè veloce Achille.  In compenso riusciranno a  capire subito  la differenza fra l’indagine deduttiva indiziaria (senza fare tanto i sofistici) di Holmes e quella psicologica di Philo Vance. Per quest’ultimo gli indizi psicologici sono preferibili a quelli materiali perché prodotti “inconsciamente” dal criminale “il quale ha su di essi una capacità di controllo molto inferiore rispetto a quella che può avere sugli indizi materiali”. Preceduto, in un certo senso, da padre Brown di Chesterton. Maigret andrà oltre cercando di identificarsi non solo con il criminale ma anche immergendosi nell’atmosfera dei luoghi in cui ha vissuto.
Confortato da questo piccolo successo si potrà dedicare   a "corpo morto" a l’hard boiled; Hammett e Chandler sono più potabili.





Ma la goduria dura poco: ecco in agguato lo studio dei crittogrammi, il gotico razionalista, il mystery psicopatologico, lo spazio razionale e irrazionale, la topografia poliziesca e altre prelibatezze, da palati fini e stomaci di ferro.
Per gli addetti ai lavori (autori ed editor) un tomo fondamentale per capire come si fa a non essere pedanti, mica cosa da poco!

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