giovedì 29 gennaio 2015

Detective story (13)


"Private Eye"
ovvero investigatori privati.
(13)
I postmoderni (parte I)

Lew Archer (The Moving Target - 1949)






Prende il nome dal compagno  di Sam Spade assassinato nelle prime pagine de Il mistero del falco, che sia il figlio? Ha il solito ufficietto con targa essenziale e poco dispendiosa, ma le parcelle, dato il contesto, non sono poi tanto piccole. Le prime indagini di Archer, a cominciare dal primo romanzo, Bersaglio mobile (Moving Target - 1949), sono ambientati in un tipico contesto alla  Chandler: alta borghesia, uomini ricchi, stelline, giocatori d'azzardo e gangster.  



Archer ci galleggia stancamente o cavalca impavido l'onda, dipende dalle stagioni, gettando un occhio stanco e cinico su quel marciume: è la società corrotta e avida  della California del sud. E' consapevole di non essere amato "Tutti odiano i detective e i dentisti. Li odiano anche dopo che hanno loro risolto un problema". Ma oscuri ideali lo spingono: "Sento voci che gridano nella notte  e vado vedere cosa c'è che non va."  
Mostra un forte senso di ciò che è giusto e sbagliato, che, fra l'altro, lo ha portato a lasciare il suo lavoro precedente di applicazione istituzionale della legge. Indaga per campare, è palese, ma a volte vuole dirci che c'è qualcosa di più. Così si giustifica Archer: "Il denaro non è la cosa principale. Non riuscivo proprio a stare in piedi sull'attenti. E non mi piaceva la sporca politica. In ogni caso, non ho smesso, sono stato licenziato."



In The Zebra-Striped Hearse, Archer è alla ricerca di una ragazza scomparsa che può essere morta, forse uccisa (gli capita spesso). Interroga dei surfisti che possiedono un carro funebre dipinto in zebrato gay. Per i giovani, la morte è remota e divertente. Per il detective stanco del mondo, è vicina e triste, molto scura.
Lew Archer   lavora  soprattutto nei sobborghi residenziali e nelle periferie degli anni '50, si muove molto con la sua cabrio e ama parlare con la gente "la fuori" da cui ricava preziose informazioni. Archer osserva le crescenti dicotomie nella società americana che fissa con "istantanee" visive.
Lew Archer è angustiato da passati  fallimenti. Lo affliggono storie del passato, dell'infanzia e dell'adolescenza.  Una volta  ha preso cinghiate  da suo padre:  era un ragazzo inquieto. Anche  ladruncolo, redento da un vecchio poliziotto.  A volte,   beve troppo, forse per via  ex-moglie  Sue. S'è formato, come sbirro, nel Dipartimento di polizia di Long Beach in California. C'è durato poco:    Archer  dice di essere stato "licenziato". Ha reagito schifato   dopo aver assistito  alla corruzione di alcuni colleghi e superiori. Durante la Seconda Guerra Mondiale ha servito nell'Intelligence militare  dell'Esercito degli Sati Uniti. Esperienze preziose.
  

Archer a volte è depresso, spesso stanco del mondo. Un senso quasi da greca tragedia pervade i romanzi.  I peccati di disinteresse e i crimini di genitori, quasi sempre  ricchi, sono spesso evidenziati dai loro figli, giovani adulti che Archer cerca disperatamente di salvare dal disastro. E' il detective più cupo e ostile  a se stesso mai raccontato.


La suspense lo avvolge, un vero e proprio  climax.  Archer dorme poco, troppo poco quando indaga. Mentre lui vaga per le periferie l'orologio corre; giorno dopo notte, dopo giorno, pian piano a fatica mette insieme mettere i pezzi del puzzle.


Spesso l'indagine si conclude in  36 massimo 48 ore. Tempi classici, da tragedia greca  dove tutto si svolge in un giorno. Per Archer, anche se passano due giorni, è così: lui non dorme. Spesso a tenerlo sveglio contribuiscono procaci fanciulle, più ambigue che dark, ma spesso letali.
Ha avuto molti volti, quello che preferisco è il Marcello Lippi americano: Paul Newman. Bello e fragile, irridente ma tormentato. Chissà perché volle chiamarsi Harper, Lew Harper, nel film? 
 

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