sabato 29 agosto 2015

Il Gufo Giallo (92)


Il gufo giallo
recensioni di romanzi gialli

Giudizio n.  92

 


 


 
Pista nera
Antonio Manzini 
Sellerio


 



 

Simpatico odioso vicequestore, un personaggio alla ricerca di un editor

ovvero Pista nera all'Amatriciana ....

Come tesi di un bravo allievo alla fine di un corso (impegnativo e serio) di scrittura creativa “in giallo” non sarebbe perfetto, ma apprezzabile. Come primo romanzo (credo ci siano prima alcuni racconti) con protagonista Rocco Schiavone, vicequestore, lascia perplessi. L’autore è navigato, quasi come Camilleri, ma non si chiama Andrea, questo la Sellerio dovrebbe saperlo, sembra di no!

Cerchiamo di capire. Questo in seconda di copertina: “Rocco Schiavone era stato assegnato ad Aosta da settembre, dal commissariato Cristoforo Colombo di Roma. E dopo quattro mesi tutto quello che conosceva del territorio di Aosta e provincia era casa sua, la Questura, la Procura e l’Osteria degli artisti”. Un vicequestore nato e cresciuto a Trastevere, che odia lo sci, le montagne, la neve e il freddo. Possiede solo scarpe Clarks, disprezza ogni tipo di abbigliamento invernale. In tutta la vita, il massimo dell’altitudine che ha raggiunto sono i 137 metri di Monte Mario, …

A volte i messaggi marketing mi sono oscuri, questo è fin troppo palese: “caro lettore medio e maturo (d’età) spettatore di serial tv, ti offro un simpatico personaggio che potrebbe sembrare il tenente Colombo, ma non lo è, che potrebbe ricordarti "er Monnezza" ma forse no,  un tipo strano, però, con fisime e idiosincrasie che ti faranno sbellicare dal ridere”.

Invece, leggendo il romanzo si ha un retro pensiero, un tarlo che s’insinua: “ … sembra scritto con la ricetta, col manualetto di un corso, e quindi, tutto sommato, leggibile. Però, a parte qualche raro  guizzo,  tanti luoghi comuni e disgraziate metafore… sembrava di leggere i Cesaroni o il Distretto di Polizia di Mediaset”.

Torno indietro e rileggo. Vado avanti e leggo, torno indietro e annoto:

-         Metafore deboli, risapute o forzate, spesso c’entrano come il cavolo a merenda! I dialoghi, spesso e volentieri, di conseguenza!

-         Riferimenti extrasupercolti (incomprensibili al volgo, pur diplomato, desueti al laureato in lettere classiche!) o involontariamente ridicoli: sì a volte mi fanno ridere, ma non nel modo giusto! Che palle 'ste Clarks!

-         Schematico nel gioco corale, migliora quando, per distrazione o per dimenticanza, esce dagli schemi.

 

Ma, cavolo, dove sono gli editor? La Sellerio non ce l’ha? E’ un peccato, perché con un lavoro a quattro mani e due teste si poteva, con tre o quattro mesi di sessioni sanguigne, ottenere di più, molto di più. Non è che la trama sia eccelsa, ma almeno si potevano migliorare le metafore. Non tutti, lo so, hanno la fortuna del postino di Neruda, ma un onesto editor si può incontrare più volte nella vita di un sedicente scrittore.

Boccio la Sellerio, l’editor se mai c’è stato e, ahimé,  anche Antonio Manzini. Sì, perché non è un esordiente sprovveduto. Si dia una regolata, anche il polpo, pe' campa' si dava da fare!

Secondo, D'orrico, su La lettura, è molto migliorato (voto 10 e lode!). Non mi fido; secondo me chi ha dato 3 a Tempi glaciali della Vargas soffre di qualche paturnia, sentirò qualche amico serio prima di acquistare l'ultimo romanzo di Manzini.

Voto **1/2/5

 


 

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