sabato 26 dicembre 2015

Il Re del giallo italiano (V)


 Giorgio I  "The King of noir"
Un re, due regni e un'abdicazione
Una vita tra il noir e il  rosa
 
Parte V


1966

Il ritorno del Re 

Venticinque anni rosa e  cinque "bostoniani" (trenta!), secondo i soloni del giallo (ma già c'è chi osa "noir"), passano come "acqua di rose"!
Il 1966, come se a Re Giorgio niente fosse successo, è considerato  l’anno di svolta nella storia del giallo italiano, non quello dell'inversione a "U" di Scerbanenco.
I predicatori tuonano: "Grazie a Scerbanenco il genere è diventato maturo". E ci si dimentica anche di altre folgoranti pubblicazioni ben più importanti sotto il profilo letterario. Si è attratti dalla Milano falsamente considerata metropoli e non si considera il cuore nero della provincia.
Allarghiamo allora l'orizzonte e ripartiamo dalla Sicilia. Leonardo Sciascia ci riprova (Il giorno della civetta è del 1961: niente ache questo?) e scrive il capolavoro:  A ciascuno il suo. Più che  un romanzo giallo è un meraviglioso e ambiguo noir, asciutto e viscido, stringente e rarefatto, buio e accecante, profondamente amaro.
Il romanzo di   Leonardo Sciascia,   pubblicato per la prima volta nel 1966  dalla casa editrice Einaudi, passerà poi ad Adelphi.  



  
Il romanzo di Sciascia ottiene subito un grande successo, influenzerà per molti anni a venire gli autori di gialli, sia italiani che stranieri.
Ma il ’66 resta come l’anno del ritorno al trono del giallo di Re Giorgio I, si vede che  le cannoniere degli editori milanesi tuonavano più forte.
Venere privata  è il titolo con cui Giorgio Scerbanenco torna al genere giallo dopo anni di romanzi rosa.




È il primo romanzo del ciclo di Duca Lamberti (medico milanese radiato dall’ordine).  L'autore fa iniziare fin dalle prime pagine un'indagine sui generis condotta da Lamberti e in parallelo rivela gradualmente e con maestria la vicenda personale del protagonista.
Viene così disegnata la figura di un acuto medico radiato dall'ordine e condannato a tre anni di carcere che ritorna alla vita quotidiana e l'affronta con uno spirito disincantato, ma non corrotto. Duca applica la propria formazione scientifica all'indagine senza preconcetti. Forse proprio grazie a questo approccio egli riesce a toccare gli aspetti più intimi delle persone ed a visitare i luoghi (fisici e non) più torbidi delle azioni umane.
Erano tempi in cui non era raro trovare ragazze morte sulla spiaggia: nel 1953 e durò molti, molti anni, il caso Montesi. Quotidiani e settimanali (soprattutto femminile, titolarono per quasi dieci anni. Lui erà lì!). Anche nel romanzo un cadavere di ragazza è trovato in campagna.



Vediamo l'incipit di Venere privata.
"Come si chiama lei?"
"Marangoni Antonio, io sto lì, alla Cascina Luasca, sono più di cinquant'anni che tutte le mattine vado a Rogoredo in bicicletta."
"Non stare a perdere tempo con questi vecchi, torniamo al giornale."
"È lui che ha scoperto la ragazza, ce la può descrivere, se no dobbiamo passare all'obitorio e siamo in ritardo."
"Io l'ho vista quando è arrivata l'ambulanza, era vestita di celeste."

L'autore, dopo che ha trascorso un quarto di secolo nelle redazioni, vuol dare un taglio giornalistico ma poi diventa un poliziesco molto scuro.
Il grande successo arriva a Giorgio Scerbanenco proprio con Duca. Lo deve anche al fatto che i romanzi sono ambientati a Milano in quegli anni considerata capitale economica. Lo deve, secondo me, anche a Sciascia.  Inizia così in Italia, grazie a questi due autori eccelsi, la grande stagione del giallo, soprattutto sfruttata, negli anni '70, da Cinecittà. Adesso come si può notare nella copertina più recente, si cerca di accostare Re Giorgio a Georges e Duca a Jules. Maledetto marketing, niente fu più disposto alla prostituzione! Sì, Scerbanenco viene chiamato "il Simenon dei navigli"! Avete sentito parlare del "cavolo a merenda"? Uguale, non c'entra un piffero!





Traditori di tutti, ancora 1966, è il secondo romanzo di Re Giorgio con Duca Lamberti per protagonista. E’   ambientato a Milano come il primo romanzo del ciclo. Durante lo svolgimento della vicenda Duca acquisirà la consapevolezza che è destinato a diventare un investigatore di polizia e sceglierà questa vita.




Nel 1968 è stato insignito del Grand prix de littérature policière per il miglior romanzo poliziesco straniero dell'anno. Ancora una volta ci si dimentica della Sicilia!

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