Giorgio I "The King of noir"
Un re, due regni e un'abdicazione
Una vita tra il noir e il rosa

Parte V
1966
Il ritorno del Re
Venticinque anni rosa
e cinque "bostoniani"
(trenta!), secondo i soloni del giallo (ma già c'è chi osa "noir"),
passano come "acqua di rose"!
Il 1966, come se a Re
Giorgio niente fosse successo, è considerato l’anno di svolta nella storia del giallo
italiano, non quello dell'inversione a "U" di Scerbanenco.
I predicatori tuonano:
"Grazie a Scerbanenco il genere è diventato maturo". E ci si
dimentica anche di altre folgoranti pubblicazioni ben più importanti sotto il
profilo letterario. Si è attratti dalla Milano falsamente considerata metropoli
e non si considera il cuore nero della provincia.
Allarghiamo allora
l'orizzonte e ripartiamo dalla Sicilia. Leonardo Sciascia ci riprova (Il giorno della civetta è del 1961: niente ache questo?) e scrive
il capolavoro: A ciascuno il suo. Più che un romanzo giallo è un meraviglioso e ambiguo
noir, asciutto e viscido, stringente e rarefatto, buio e accecante, profondamente
amaro.
Il romanzo di Leonardo
Sciascia, pubblicato per la prima volta
nel 1966 dalla casa editrice Einaudi,
passerà poi ad Adelphi.
Il romanzo di Sciascia ottiene subito un grande successo, influenzerà per
molti anni a venire gli autori di gialli, sia italiani che stranieri.
Ma il ’66 resta come l’anno del ritorno al trono del giallo di Re Giorgio I,
si vede che le cannoniere degli editori
milanesi tuonavano più forte.
Venere privata è
il titolo con cui Giorgio Scerbanenco torna al genere giallo dopo anni di
romanzi rosa.
È il primo romanzo del ciclo di Duca Lamberti (medico milanese
radiato dall’ordine). L'autore fa
iniziare fin dalle prime pagine un'indagine sui generis condotta da Lamberti e
in parallelo rivela gradualmente e con maestria la vicenda personale del
protagonista.
Viene così disegnata la figura di un acuto medico radiato dall'ordine e
condannato a tre anni di carcere che ritorna alla vita quotidiana e l'affronta
con uno spirito disincantato, ma non corrotto. Duca applica la propria
formazione scientifica all'indagine senza preconcetti. Forse proprio grazie a
questo approccio egli riesce a toccare gli aspetti più intimi delle persone ed
a visitare i luoghi (fisici e non) più torbidi delle azioni umane.
Erano tempi in cui non era raro trovare ragazze morte sulla spiaggia: nel 1953
e durò molti, molti anni, il caso Montesi. Quotidiani e settimanali (soprattutto femminile, titolarono per quasi dieci anni. Lui erà lì!). Anche nel romanzo un cadavere di ragazza
è trovato in campagna.
Vediamo l'incipit
di Venere
privata.
"Come si
chiama lei?"
"Marangoni
Antonio, io sto lì, alla Cascina Luasca, sono più di cinquant'anni che tutte le
mattine vado a Rogoredo in bicicletta."
"Non stare
a perdere tempo con questi vecchi, torniamo al giornale."
"È lui che
ha scoperto la ragazza, ce la può descrivere, se no dobbiamo passare all'obitorio
e siamo in ritardo."
"Io l'ho
vista quando è arrivata l'ambulanza, era vestita di celeste."
L'autore, dopo
che ha trascorso un quarto di secolo nelle redazioni, vuol dare un taglio giornalistico
ma poi diventa un poliziesco molto scuro.
Il grande
successo arriva a Giorgio Scerbanenco proprio con Duca. Lo deve anche al fatto
che i romanzi sono ambientati a Milano in quegli anni considerata capitale
economica. Lo deve, secondo me, anche a Sciascia. Inizia così in Italia, grazie a questi due
autori eccelsi, la grande stagione del giallo, soprattutto sfruttata, negli
anni '70, da Cinecittà. Adesso come si può notare nella copertina più recente,
si cerca di accostare Re Giorgio a Georges e Duca a Jules. Maledetto marketing,
niente fu più disposto alla prostituzione! Sì, Scerbanenco viene chiamato
"il Simenon dei navigli"! Avete sentito parlare del "cavolo a
merenda"? Uguale, non c'entra un piffero!
Traditori di tutti, ancora
1966, è il
secondo romanzo di Re Giorgio con Duca Lamberti per protagonista. E’ ambientato a Milano come il primo romanzo del
ciclo. Durante lo svolgimento della vicenda Duca acquisirà la consapevolezza
che è destinato a diventare un investigatore di polizia e sceglierà questa
vita.
Nel 1968 è
stato insignito del Grand prix de
littérature policière per il miglior romanzo poliziesco straniero dell'anno. Ancora una volta ci si dimentica
della Sicilia!
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