Film
n. 95
La corda di sabbia (Rope of Sand)
di William Dieterle
con Burt
Lancaster, Paul Henreid, Corinne Calvet, Peter Lorre, Claude Rains
Fare a pugni nel deserto
alla luce di una Jeep
Mi chiedo perché sia stato dimenticato. Ha tutto: suspense, bravi attori,
trama, eccessi.
In una zona mineraria del Sudafrica, un avventuriero americano è accusato del furto di una partita di diamanti.
Fugge, perseguitato da un poliziotto che lo vuole morto. Rientra, tempo dopo,
per recuperare i diamanti e per far vendetta quando un suo amico è ucciso dalla
guardia che fa ricadere la colpa sulla donna del fuggitivo.
Voleva essere di genere esotico-avventuroso, ma William Dieterle aggiusta
un soggetto scontato in un film noir robusto, dalla trama intrigante. Suspense
avvincente dovuta alle situazioni allo spasimo e ricco di momenti al pathos,
ottimamente recitato da una schiera di comprimari di prim'ordine, con il
protagonista, Burt Lancaster, attore del momento, attivissimo per noir e
gangster-movie. Attraverso alcune scene, fu il primo film hollywoodiano a
rappresentare esplicitamente il sadismo nelle sue pratiche più virulenti.
L'ambientazione esotica fu girata nel deserto vicino a Yuma (quella del
treno) in Arizona. L'atmosfera torbida, i chiaroscuri aggressivi da noir e gli
occhi bolliti di Peter Lorre (che
occhieggiano a Casablanca, come del resto tutto il film) vivificano questo B-moovie facendone un gioiello
non atteso: non tutte le frittelle escono senza buco!
Il film ebbe un sacco di problemi con la censura per l'eccesso di erotismo, il
cinismo quasi nichilista e la violenza sadica di alcune scene. Lo scontro a
pugni nudi nella sabbia del deserto, però, grazie anche alle luci radenti dei
fari di una Jeep è un pezzo da antologia e mostra una forza visiva e una
violenza eccezionali per quegli anni.
Voto ***1/2/5



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